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GIUSEPPE PARINI E LA POLEMICA ANTIARISTOCRATICA

GIUSEPPE PARINI E LA POLEMICA ANTIARISTOCRATICA

Giuseppe Parini: la sua intera produzione letteraria si fonda in un tema che la contraddistingue: la critica alla nobiltà. Tematica questa che l’autore anticipa già a partire dal Dialogo sopra la nobiltà e che riprenderà più avanti in altri suoi scritti, quali Il discorso sulle caricature e le Lettere a una falsa divota.

Il giudizio sul ceto aristocratico verrà ampiamente sviluppato ne Il Giorno, considerata da molti l’opera di maggior importanza all’interno dell’intera produzione pariniana. Si tratta di un poemetto in endecasillabi sciolti, sostanzialmente una satira sociale contro la nobiltà, cioè una critica nei confronti delle abitudini di quella che per Parini è una classe sociale improduttiva e irresponsabile.

Il poeta con ironia descrive la giornata di un “giovin signore” della nobiltà milanese. Originariamente doveva essere formata da tre parti, Il Mattino, Il Mezzogiorno, La Sera, ma poi Parini decise di dividere quest’ultima in due parti, Il Vespro e La Notte, senza però completare mai l’ultima parte.

Nell’opera l’autore si presenta come il precettore che insegna al giovane nobile come impiegare il tempo nel corso della giornata per vincere la noia. La critica è condotta, soprattutto nelle prime due parti dell’opera, attraverso l’ironia che ricorre all’antifrasi, l’uso retorico di affermare un qualcosa e di intendere l’esatto contrario. Infatti, il fascino e le abitudini oziose della nobiltà sono apparentemente esaltate dal precettore, ma poi, messe a confronto con la vita operosa di artigiani e contadini o con i valori familiari dei ceti più popolari, emerge, attraverso il contrasto degli stili di vita, l’accusa che Parini porta avanti nei confronti della nobiltà, classe di cui emergono tratti come la sterilità e l’inefficienza.

GIUSEPPE PARINI E LA POLEMICA ANTIARISTOCRATICA

Ne Il Giorno risalta il contrasto tra passato e presente: l’inettitudine del giovane si contrappone alle virtù dei suoi predecessori, che hanno lasciato buona memoria di sé in quanto ingegneri, medici, giuristi o politici.

In definitiva Parini non auspica una totale estromissione della nobiltà dalla vita pubblica, perché è convinto che, grazie alle sue risorse culturali, terriere ed economiche, questa possa riscattarsi e riprendere a svolgere un ruolo importante nella guida politica del Paese. Nella società de Il Giorno l’assoluta egemonia della nobiltà non è contrastata, ma semmai accostata con le sue vittime e con gli esclusi, ovvero i lavoratori delle campagne e la plebe dei servitori. E’ proprio la sottomissione dei servi a suscitare profondo sdegno in episodi come quello della “vergine cuccia” in cui un servo per aver allontanato con il piede la cagnolina della dama che lo aveva morso, viene punito con il licenziamento, con conseguenze tragiche per l’intera famiglia che vive unicamente del suo reddito e che adesso cade in completa miseria.

Tuttavia l’atteggiamento dell’autore di fronte al fascino del mondo aristocratico, fatto di oggetti eleganti e preziosi, è a tratti di compiacimento e ammirazione. Questo evidenzia l’ambiguità del poeta per una realtà che è in grado di suscitare in lui sentimenti in aperto contrasto tra loro, alle volte riprovazione e disgusto, altre attrazione e invidia.

Giulio Bonanno IV C BS

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