venerdì, Marzo 29, 2024
Comprensivo Foscolo BarcellonaIstituti della Provincia

“Raku” la ceramica giapponese per la cerimonia del tè

“Raku – yaki” o “raku” molto particolare, nell’ambito delle manifatture artistiche in ceramica. Essa è una tecnica di costruzione e di cottura giapponese per la fabbricazione di ciotole in argilla per la cerimonia del the. Il raku, in particolare, è una tecnica di origine giapponese di cottura in grado di esaltare l’armonia delle piccole cose e la bellezza nella semplicità e naturalezza delle forme.

"Raku" la ceramica giapponese per la cerimonia del tè

La sua origine è legata alla cerimonia del the, un rito realizzato con oggetti poveri, incentrato sulla tazza che gli ospiti si scambiavano, le cui dimensioni erano tali da poter essere contenuta nel palmo della mano. L’invenzione della tecnica raku è attribuita invece ad un artigiano coreano addetto alla produzione di tegole dell’epoca Momoyama (XVI secolo d.C.), Chojiro, che la sviluppò per facilitare la fabbricazione delle ciotole per la cerimonia del the.

"Raku" la ceramica giapponese per la cerimonia del tè

Il termine giapponese “raku” significa “comodo, rilassato, piacevole, gioia di vivere” e deriva dal sobborgo di Kyōto nel quale era estratta l’argilla nel sedicesimo secolo. Da quel momento esso divenne anche il cognome e il sigillo della stirpe di ceramisti discendente da Chojiro, tuttora attiva in Giappone. Nel diciottesimo secolo un manuale ne spiegava la tecnica in dettaglio, e da allora il raku si diffuse anche fuori dal Giappone. Le ceramiche raku sono anzi molto quotate e ricercate.

Molte di queste sono delle vere e proprie opere d’arte e possono essere ammirate in musei e collezioni private. L’effetto decorativo, con riflessi metallici e la cavillatura, la singolarità del processo, durante il quale l’oggetto è estratto incandescente dal forno, ne fanno una tecnica estremamente originale, che stravolge il metodo classico. Durante il processo raku il pezzo subisce infatti un forte shock termico: è quindi necessario utilizzare un’argilla robusta e refrattaria. Questo tipo di materiale possiede pertanto al suo interno sabbia e granelli di argilla già cotta, chiamati chamotte, che ne diminuiscono la contrazione, evitando così le fratture. Il pezzo in argilla refrattaria bianca, dopo esser stato modellato, è cotto una prima volta a 950-1000 °C; successivamente avviene la decorazione. In questa tecnica si utilizzano ossidi o smalti; per avere una colorazione verde, ad esempio, non si utilizzano pigmenti di quel colore, ma l’ossido di rame.

Un esempio di decorazione tramite riduzione si ha quando, invece, togliendo l’oggetto incandescente dal forno, in base al tipo di prodotto che si utilizza (segatura, carta, foglie ecc.) sull’oggetto biscottato (cotto due volte) si potranno ottenere diversi effetti di riduzione dal colore, dal nero al colore grigio.

La cottura raku, o seconda cottura, viene effettuata in un apposito forno, a pozzetto o a campana, in fibre ceramica leggera, ma si possono costruire piccoli forni anche con mattoni refrattari non cementati, dove la temperatura sale a circa 950 – 1000 °C. Quando il colore del forno è di un arancio chiaro tendente al giallo e i pezzi invetriati sono lucidi, si procede all’estrazione: il forno viene aperto e l’oggetto viene preso con apposite pinze e immediatamente depositato all’aria a raffreddare o in alternativa immerso nell’acqua, come prevede la vera tecnica “raku”. Insomma, pur avendo origini molto antiche, la ceramica raku resta ancora oggi un prodotto artistico molto pregiato che richiede grandi abilità in chi lo realizza.

Giada Fazio Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.