venerdì, Marzo 29, 2024
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Telelavoro: il lavoro e lo studio da remoto avrà un futuro?

Telelavoro: con l’avvento delle nuove tecnologie l’uomo è riuscito a cambiare il proprio stile di vita, rendendo parte integrante di esso le macchine, come ausilio e supporto. Da quando sono iniziate a diffondersi le nuove tecnologie molti aspetti della vita sono cambiati radicalmente, da azioni semplici e di quotidiana utilità come fare il bucato o preparare una pietanza, a quelle più complesse come guidare un aeroplano o gestire grandi distese di terreno, fino ad arrivare ad alla sfera più delicata della politica e del lavoro.

Telelavoro: il lavoro e lo studio da remoto avrà un futuro?

A proposito di lavoro, infatti, negli ultimi decenni si è fatto spazio nella nostra comunità il “telelavoro”, ossia una nuova modalità di lavoro che si può svolgere da casa sfruttando la tecnologia e le connessioni sempre più avanzate che abbiamo a disposizione, come il notebook o videoterminali.

Il telelavoro è stato, infatti, più specificatamente, così definito come “lavoro caratterizzato dall’impiego di tecnologie informatiche e telematiche, effettuato a distanza dalla sede centrale dell’azienda, con la quale il prestatore è collegato on-line o off-line”. Nato negli Anni ’70, oltre quarant’anni fa, dall’idea di far lavorare i dipendenti da casa, esso si affermò con l’arrivo, sul mercato internazionale, dei primi PC, che fecero ipotizzare ad alcuni sociologi la possibilità di svolgere molte mansioni senza doversi recare in ufficio. Cosa che ben presto accadde realmente.

Telelavoro: il lavoro e lo studio da remoto avrà un futuro?

I primi a pensare di fare ricorso a questo nuovo tipo di lavoro furono gli Stati Uniti d’America, che dopo la crisi petrolifera del 1973 avevano bisogno di evitare lo spostamento di persone e favorire quello dei dati, più velocemente e in maniera meno costosa. Così, con l’invenzione di nuove tecnologie, già nel 2000 circa la metà dei lavoratori americani faceva uso del telelavoro come parte integrante, ma sempre secondaria, del loro lavoro d’ufficio. In Europa, come in Italia, arrivò con una spinta simile, tanto da essere, in quegli anni, già circa nove milioni i lavoratori a usufruire di questa nuova forma di impiego. Molti lavoratori impegnati vedono oggi, tra l’altro, il telelavoro come l’unico modo per coniugare l’impegno lavorativo alla vita privata, per potersi occupare della famiglia e dei propri interessi senza lasciare il posto di lavoro, visto che la tipologia più diffusa di telelavoro è quella domiciliare, in cui i dipendenti possono tranquillamente lavorare da casa gestendo in piena autonomia i loro tempi. Ovviamente esistono diverse modalità di telelavoro, come ad esempio quella “mobile”, una modalità cioè tipica dei lavoratori autonomi in generale e che prevede principalmente l’uso del pc, dei palmari e cellulari; oppure quella detta “d’azienda”, per la quale ci si riferisce a un posto di lavoro non fisico, bensì a una “azienda virtuale”, che non esiste come entità materiale, ma solo nel web. Il telelavoro può essere svolto inoltre da un solo individuo o da un gruppo di dipendenti che si mettono in contatto tra loro e può avere tre tipologie: “primario”, se rappresenta l’unica prestazione del lavoratore; “sostanziale”, se è diventato un aspetto rilevante del proprio incarico, che continua a svolgersi tra il domicilio ed il posto di lavoro reale e infine quello “saltuario”, ovvero quello svolto dai dipendenti che lo esercitano in modo occasionale, restando in ufficio per la gran parte del tempo.

Il telelavoro introduce una nuova organizzazione e gestione del lavoro odierno, costituendo una valida opportunità per le persone disabili o che, per svariati motivi, economici o meno che siano, non può recarsi fisicamente sul posto previsto. Quindi, in generale, questa modalità ha come obiettivo quello di migliorare la qualità della vita di chi lavora poiché consente un miglior bilanciamento tra qualità della vita e produttività individuale.

Telelavoro: il lavoro e lo studio da remoto avrà un futuro?

I vantaggi del telelavoro sono molti e anche notevoli, come ad esempio i costi per le aziende, una migliore gestione del lavoro, la possibilità per le zone isolate o meno abitate di un maggiore sviluppo attraverso di esso; inoltre, i costi di trasporto da parte del lavoratore vengono notevolmente ridotti o del tutto annullati e si assiste alla nascita di nuove figure professionali che si affiancano a quelle più tradizionali. Vi è anche una maggiore flessibilità tra i lavoratori e tra questi e l’azienda da cui dipendono, registrandosi inoltre un aumento della competitività e della produttività aziendale e, cosa più importante di tutte, una diminuzione del tasso di disoccupazione.

Ma per ogni faccia della medaglia ne esiste anche un’altra ad essa contrapposta, che definisce problematiche e svantaggi che però, in questo caso, risultano secondari e meno gravi, come l’assenza di comunicazione, confronto e di stimoli esterni per il lavoratore che svolge la sua attività trovandosi isolato e in totale solitudine. In Italia la normativa prevista a livello europeo per il telelavoro è stata inclusa con l’accordo interconfederale del 16 luglio 2002 tra sindacati e datori di lavoro.

I contratti collettivi sono poi intervenuti con norme più specifiche in materia. Il telelavoro può essere applicato solo previo accordo tra le due parti. Il lavoratore, così, può gestire in maniera autonoma il tempo da dedicare al proprio impegno, anche se il carico dev’essere il più possibile equivalente a quello dei lavoratori che si trovano all’interno dell’azienda. Alla controparte, il datore di lavoro, spettano invece i costi di manutenzione, fornitura e installazione dei mezzi informatici che servono al “telelavoratore” per svolgere la prestazione lavorativa; inoltre lo stesso deve adottare le dovute precauzioni per tutelare il diritto alla privacy, riservatezza e la sicurezza del dipendente. Tuttavia, per quanto concerne la sicurezza, entrambe le parti sono chiamate a rispettare tutte quelle norme che possano prevenire incidenti e infortuni.

Telelavoro: il lavoro e lo studio da remoto avrà un futuro?

Anche il telelavoratore, infatti, deve sottostare agli obblighi dell’art. 20 del TU 81/08, prendendosi cura della sicurezza di sé, degli altri e dello spazio lavorativo, utilizzando con diligenza la sua postazione. Per garantire ciò l’interessato deve: tenere in buono stato i locali e gli impianti dell’immobile presso il quale opera; far eseguire a personale abilitato ogni qualsiasi intervento di manutenzione dei sistemi operativi, delle attrezzature e degli impianti. In conclusione possiamo affermare che il telelavoro è dunque una realtà del nostro tempo, già presente e in piena evoluzione, le cui potenzialità sono legate all’incremento ed alla familiarità con le nuove tecnologie informatiche, una realtà che oggi purtroppo ancora viene sottovalutata per tutti i suoi aspetti positivi. Un pensiero però mi sorge e un po’ mi inquieta: Quale sviluppo avrà? Quanta influenza avrà sulla nostra vita? Cosa cambierà? Come ci cambierà? I nostri figli studieranno senza doversi recare a scuola con docenti virtuali che impartiranno le proprie lezioni a distanza annullando ogni contatto umano e sociale? Si vivrà isolati senza più contatti umani? Il telelavoro sarà il lavoro del futuro? Tutte domande legittime, queste, e alle quali tra non molto tempo avremo risposta… Speriamo però, per il bene di tutti, che la società sia capace di appropriarsi dei soli aspetti positivi di questa nuova modalità lavorativa e sappia arginarne i possibili aspetti negativi.

Santi Scarpaci

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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