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PAOLO E FRANCESCA attendono ancora giustizia

La storia d’amore di Paolo e Francesca chi non ricorda? Storia realmente accaduta che portò i due giovani amanti alla morte? Certo oggi un fatto di cronaca nera così grave avrebbe creato clamore, fiumi di trasmissioni televisive, processi mediatici, puntate di “Porta a Porta” con relativo plastico del luogo del delitto, forse la conseguente condanna dell’assassino….

Cambiano infatti i tempi e di conseguenza cambia il modo di percepire comportamenti che oggi la nostra società combatte o cerca di combattere, come il delitto “d’onore”. Ma allora era diverso… Dante, nel canto V dell’Inferno, racconta quindi la drammatica storia d’amore di Francesca da Polenta, che venne costretta dal padre a sposarsi con un vecchio zoppo, Gianciotto Malatesta, signore di Rimini. Per evitare il probabile rifiuto da parte della giovane, il padre aveva ordito un inganno e, con l’accordo delle famiglie, era stato inviato a Ravenna Paolo “il Bello”, fratello minore di Gianciotto. Francesca accettò le nozze, senza sapere che Paolo la sposava per procura, ossia a nome e per conto del fratello Giangiotto, e quando si rese conto dell’inganno per lei era già tardi.

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Quindi si rassegnò, anche perché non aveva un’alternativa. Da parte sua, però, anche il cognato Paolo ben presto si addolorò per quello che aveva fatto. Spesso Paolo, con pretesti, andava a trovare Francesca cercando di intrattenersi, così tra i due iniziò a nascere quel sentimento che li portò alla morte. Di ciò se ne accorse un altro fratello di Paolo, che avvisò Gianciotto e fu così che, mentre leggevano la storia di Lancillotto e Ginevra, presi dalla lettura si baciarono. La tradizione racconta che, proprio in quell’istante, Gianciotto li sorprese e accecato dalla gelosia estrasse la spada e li uccise entrambi. Non si sa se sia veramente andata così, se il loro peccato si sia limitato ad un solo bacio, ma Dante colloca i due amanti nell’Inferno tra i lussuriosi e, nonostante abbia pietà di loro, non li perdona.

Personalmente non ritengo giusto che i due giovani abbiano pagato per delle colpe non commesse o comunque non poi così gravi. In fondo Francesca è stata la vittima di questa situazione e ha subito una grande ingiustizia perché, contro la sua volontà, in nome di usanze assurde, di padri che dettavano legge sulle figlie senza diritto di replica, ha dovuto rinunciare alla felicità per sopportare un uomo violento e vecchio che lei non amava. Nonostante il rischio che correva, però, anche se per poco, ha deciso di vivere quella breve storia d’amore con il coraggio che solo una donna innamorata può avere. Dante non poteva che considerarla dannata in eterno, ma la storia e la poesia ne hanno tramandato la memoria liberandola da qualsiasi colpa se non quella di avere amato, presa da quell’“amor, ch’a nullo amato amar perdona”.

Salvatore Caravello

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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