domenica, Maggio 5, 2024
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La modernità di Dante Alighieri

Dante, anzi Durante, degli Alighieri è stato un grande scrittore e poeta, considerato anche come padre della lingua italiana. Fu addirittura definito il “Sommo poeta” grazie al più celebre capolavoro della letteratura italiana, scritto mentre era in esilio dalla sua Firenze, la “Divina Commedia”.

L’illustre poeta fiorentino realizza infatti un’opera composta da 100 canti, suddivisa in tre parti dette cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ognuna di queste parti è a sua volta composta da 33 canti, tranne l’Inferno, che contiene anche un canto proemiale. La lingua utilizzata per la sua realizzazione, che ha conferito al poeta una indiscussa fama mondiale, fu il volgare fiorentino.

Il poema espone un viaggio ultraterreno ricco di spiritualità cristiana che permette al poeta di esplorare i tre regni fino ad arrivare al raggiungimento dell’amata Beatrice e alla visione di Dio. L’opera, scritta in versi endecasillabi, inizia con lo smarrimento in una selva oscura da dove, aiutato da Virgilio, la sua guida, egli riesce a compiere un pellegrinaggio attraverso cerchi e cornici di mondi ultraterreni, fino ad arrivare al Paradiso. Il messaggio di Dante è chiaro: dal buio si può arrivare alla luce, dal negativo al positivo e che dal peccato si può arrivare alla purificazione.

Questo viaggio rappresenta però il cammino interiore della vita di ogni uomo verso la felicità, il bene e la salvezza. L’uomo, ancora oggi, come ai tempi di Dante, vive infatti in una società in cui regnano l’invidia, l’avarizia… Tanti mali, sempre presenti, che portano solo disagi e negatività. È facile compiere errori e cadere nel male, ma l’uomo, con l’uso della ragione, può superare tutte le difficoltà che si presentano, fino a raggiungere i propri obbiettivi, senza chiudersi in se stesso, ma confidando nell’aiuto di persone sagge, oltre che care.

Davvero grandiosa l’opera compiuta da Dante che merita assolutamente di essere ricordata nel “Dante Dì” il 25 marzo 2021 e che ancora oggi, a 700 anni dalla sua morte, è assolutamente moderna, attuale e al passo con i tempi.

Anche io, come Dante, ho vissuto ad esempio, per quanto molto giovane, un periodo di profondo smarrimento della mia vita. Era il lontano gennaio 2017, quando mia madre è dovuta partire per Pavia per motivi di lavoro, portando con sé mio fratello, mia sorella di soli quattro mesi e anche mia nonna, che accudiva i miei fratellini quando mia mamma era a lavoro. Io rimasi sola qui in Sicilia, insieme a papà e nonno. Avevo appena sette anni. Mio padre lavorava a Reggio Calabria, quindi molte volte la notte non c’era e io dormivo con nonno che, per farmi felice, in quel periodo così brutto, mi viziava un po’ e per me era come un genitore.

All’inizio di questa vicenda mi sono un po’ chiusa in me stessa e non volevo andare a scuola. Ho cercato di risolvere la mia solitudine senza chiedere alcun aiuto, poi però ho capito che non potevo farcela. Allora mio padre e mio nonno mi hanno supportato molto e mi hanno fatto capire che quel periodo sarebbe passato in fretta. Riuscimmo, così, a superare insieme tutte le difficoltà giornaliere e, come Dante con Beatrice, alla fine del mio viaggio ho rivisto la luce: la mia mamma.

Giulia Valenti

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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