giovedì, Maggio 2, 2024
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Mio nonno

Mio nonno paterno si chiama Giacomo, proprio come me, in onore di uno zio disperso nella prima guerra mondiale, nei pressi di Monfalcone, nel nord Italia.

Mio nonno ha ormai novant’anni, l’ho conosciuto poche ore dopo essere nato e da quel momento per me è stato sempre un modello.

Nonostante la sua età, ancora oggi ama, se deve uscire, vestirsi elegantemente, mentre a casa predilige uno stile più comodo, ma comunque sempre ordinato e profumato.

A guardarlo dà, sì, l’impressione di essere anziano, ma non di avere novant’anni. Ha i capelli bianchi e gli occhi azzurri ed è anche molto alto, infatti è un uomo di ben centonovanta centimetri. A parlarci scopri che è molto chiacchierone, infatti quando inizia difficilmente si ferma, predilige argomenti di attualità o raccontare della sua vita.

I suoi hobby preferiti sono coltivare un piccolo terreno e curare il mio canarino, che ormai è diventato suo di adozione.

Una sua grande qualità, oltre a saper coltivare, è quella di saper parlare bene l’inglese, nonostante abbia soltanto la terza media, che comunque per i suoi tempi era già un bel traguardo.

Io credo che il suo saper parlare bene l’inglese sia dovuto al fatto che ha vissuto in Australia per ben dieci anni; anni che racconta sempre insieme a quelli della sua gioventù, di quella di mio padre e della guerra, che ha vissuto in prima persona con coraggio e forza di volontà. Uno dei suoi innumerevoli racconti che mi ha colpito è quello di quando, durante la seconda guerra mondiale, suo padre ospitò a casa alcuni soldati americani che, pur rimanendo ospiti una sola sera, gli regalarono parecchi prodotti alimentari e, come dice lui, erano molto simpatici e tranquilli, nonostante il momento non fosse felice; addirittura di uno ricorda anche il nome, Charles, della “divisione italoamericana”.

Per me mio nonno è una grande persona, un “libro da preservare”, un modello da seguire perché, nonostante le sfortune e le avversità della vita, è sempre riuscito ad andare avanti, cosa che continua a fare ancora oggi dopo la morte della nonna a giugno. Voglio molto bene a mio nonno, anche se, a volte, è un po’ troppo esigente e criticone, ma nonostante ciò, ogni volta che ho un po’ di tempo, vado a trovarlo perché per me, parlargli, è come una boccata d’aria fresca, mi coinvolge e mi rende partecipe di tutto, anche di vicende importanti della famiglia in cui vincere è ben più difficile che avere la meglio in una partita a carte con lui.

Zanghì Giacomo   I A  MM

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