lunedì, Aprile 29, 2024
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Paolo Rossi, uomo perbene e grande campione

E’ venuto a mancare Paolo Rossi. Ogni volta che muore qualcuno, e non per forza deve essere un personaggio famoso, provo una sensazione di tristezza. Ma per questa dipartita, la sensazione è accentuata. Il motivo è molto semplice.

Paolo Rossi, per la mia generazione (sono un classe ’67, quindi cinquantatreenne), è un simbolo. Di Campioni ne abbiamo avuti tanti ma Lui, con i suoi gol, ci ha permesso di vincere il mondiale di Spagna 1982, e non è tanto per la vittoria in sé, ma per quello che ne è conseguito.

Ho visto la gente impazzire: persone che facevano il bagno nelle fontane, caroselli di auto strombazzare per le vie delle città e, per la prima volta, ho visto esporre il tricolore da palazzi che non fossero municipi, scuole o enti pubblici. Solo ora mi rendo conto che si era da poco usciti dagli “Anni di Piombo”.

Paolo da quel momento diventò Pablito e ognuno di noi vide in Lui non più un semplice calciatore, quale era stato fino ad allora, ma un simbolo di rinascita. Più tardi Venditti avrebbe cantato: “Paolo Rossi era un ragazzo come noi…” (dal brano “Giulio Cesare” n.d.r.).

Per me, allora quindicenne, era tutta una gioia e gioivo anche nel vedere gli altri gioire. Nel periodo della mia adolescenza, il processo di socializzazione venne notevolmente accelerato da questo avvenimento del quale Paolo Rossi ne fu uno degli artefici, anzi il principale. Ciao Pablito…

Giuseppe Fazio

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