giovedì, Marzo 28, 2024
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Un nemico invisibile da combattere

Il mondo, in questo inizio del 2020 è minacciato non dal terrorismo e dai cambiamenti climatici, che comunque esistono ancora, bensì da un nuovo pericolo, molto subdolo e pericoloso: un virus letale. Appartiene ad una famiglia di virus di cui è solo il nuovo arrivato, ma che si somma a tutti gli altri, scoperti col trascorrere degli anni, tra cui uno dei più recenti è la famosissima Sars. Si presenta in forma lieve con i sintomi simili alla febbre, tosse, mal di gola, ma può rivelarsi anche più grave, con conseguenze come crisi respiratorie e problemi polmonari, fino a poter causare la morte. E di morti ne ha fatti tanti, in Cina, il primo paese ad essere colpito, dove per la prima volta è comparso nella città di Whuan.

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E se pensavamo, noi italiani, di potercela scampare facilmente, bene… dobbiamo rimangiarci tutto. Siamo secondi in classifica, dopo la Cina, con la Lombardia regione più colpita. E anche se la Cina sembra ormai fuori dal tunnel, per l’Italia la fine dell’emergenza appare lontana. “La nuova peste del millennio”, come lo chiamano in molti, in realtà ha nome Corona Virus, o in termini più specifici CoVid19: “Co” per Corona, “Vi” per Virus e “19” in riferimento all’anno in cui si è diffuso. E, proprio come la peste del ‘600 descritta dal Manzoni, è segno di morte, panico, caos, cambiamenti drastici. Oggi, come in quel lontano 1628, anche noi viviamo il dramma di un’epidemia diventata pandemia. Allora la peste era arrivata attraverso un soldato rientrato a Milano, ma non aveva scatenato subito il panico. La gente non amava gli allarmismi, non dava peso alla situazione, faceva finta di nulla, attribuendo i malori a malattie più semplici e dai nomi meno conosciuti e temuti al contempo, continuava a festeggiare e a ignorare la realtà. Alcuni si recavano in quarantena nei lazzaretti, altri preferivano non denunciare i casi, e questo favorì la diffusione della malattia. Ricorda nulla? A quanto pare, nonostante i secoli trascorsi, la mentalità umana rimane sempre la stessa. E, come allora, cerchiamo ancora di trovare un colpevole, un capro espiatorio, anche dove non ce n’è e non ce n’è bisogno. Gli “untori”: così si chiamavano coloro che, secondo la convinzione popolare, andavano in giro per le strade spargendo unguenti e favorendo la propagazione della peste.

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Oggi, come allora, anche noi cerchiamo un colpevole. Fino a poche settimane fa guardavamo i cinesi con disprezzo, quasi come se ognuno di loro, anche chi viveva in un altro stato, fosse portatore del virus. Quando gli “appestati” per il resto del mondo siamo stati noi italiani, però non ci è andato più bene, anche se da “untori” per quei paesi ora siamo diventati modello da seguire per arginare l’epidemia. Ma più che Manzoni, in questa nostra situazione dovremmo citare Boccaccio che, come lui, parlava della stessa cosa ma che la peste, quella del 1348, l’aveva vissuta veramente e ne aveva pianto i morti, non l’aveva solo raccontata a due secoli di distanza. Forse più del XXXI capitolo dei “Promessi Sposi”, quindi, il contenuto del “Decamerone” si avvicina di più alla circostanza attuale, mostrando soprattutto un’analogia fondamentale: il tema della “quarantena”. Inoltre, al di là dei suoi racconti che sono un affresco dell’epoca, l’opera spiega anche come la società, l’umanità, non sia poi molto cambiata e come sempre predilige gli abbienti e preferisce mettere in salvo i più giovani, arrogandosi anche delle scelte etiche di sopravvivenza. Certo, adesso la situazione è cambiata e si cerca di aiutare tutti indistintamente se si può, indipendentemente da quanto si possiede, ma più che salvaguardare i giovani si è cercato inizialmente di tutelare i più anziani, che in questo caso rappresentano la categoria più a rischio a causa delle più basse difese immunitarie.

Una cosa, oggi come allora, rimane e rimarrà tuttavia sempre invariata: l’unico modo per arginare un virus è agire ragionevolmente, prendendo precauzioni e seguendo le direttive di sicurezza, non ascoltando qualsiasi notizia che circola in questo periodo sui social, ma solo quelle ufficiali e verificate. Non bisogna farsi prendere dal panico svuotando i supermercati, rispettando la quarantena e le procedure in caso di sospetto contagio. Possiamo superare anche questa, ma solo impegnandoci tutti per la salvaguardia di noi stessi, dei propri cari e di tutta la popolazione, soprattutto adesso che abbiamo maggiori mezzi e l’aiuto della scienza.

Non so quanto ci vorrà, ma sono sicura che anche questa, come quella del Manzoni e del Boccaccio, sarà solo la storia di un brutto periodo da raccontare e tramandare, cercando di far tesoro di tutto ciò che di nuovo scopriremo su questo sconosciuto virus di cui tanto si parla, ma di cui così poco si sa.

Rita Chiara Scarpaci

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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