sabato, Maggio 4, 2024
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L’importanza del Pi greco nella nostra vita

3.14 o 14 marzo: è il Pi greco Day, il giorno del numero più importante della scienza e anche della nostra vita quotidiana.

3,14159 26535 89793 23846 26433 83279 50288 41971 69399 37510 58209 74944 59230 78164 06286 20899 86280 34825 34211 7067…

Questi non sono numeri battuti a casaccio sulla tastiera di un computer, ma le prime 100 cifre di π, detto Pi Greco ovvero il numero più importante nella nostra quotidianità.

Il 14 marzo (che gli inglesi scrivono 3.14), data ormai riconosciuta a livello universale  come il giorno del Pi Greco, con ricorrenze in tutto il mondo attraverso la preparazione di feste, dolci, giochi, magliette, gare e in generale fatti in cui c’entra in qualche modo Pi greco.

Il Pi greco è una costante matematica, cioè un numero che ha un valore fisso, definita come il rapporto tra il perimetro del cerchio e il suo diametro.

Il simbolo, che sta per la parola greca περίμετρος (ovvero “perimetros”, perimetro), ma è anche l’iniziale di Pitagora, fu introdotto per la prima volta nel 1706 dal grande matematico inglese William Jones nel testo “A New Introduction to Mathematics”. A prescindere dal nome, però, la storia del Pi greco è ben più lunga e affonda le sue origini nella notte dei tempi, difatti ha circa 4.000 anni. Furono i Babilonesi, grandi matematici e architetti, i primi a impiegarlo, interpretandolo come 3,125. Poi vennero gli Egizi che gli assegnarono un valore di 3,16. Anche qui possiamo notare come il numero si discosti troppo rispetto a 3,1459.

3.14 o 14 marzo: è il Pi greco Day, il giorno del numero più importante della scienza e anche della nostra vita quotidiana

Il Pi greco si trova, infatti, nei calcoli che sono stati utilizzati per creare le piramidi di Giza. Anche dall’altra parte del mondo, in Cina, molti matematici si prodigarono nel calcolo del valore del Pi greco. L’astronomo Tsu Chung Chi e suo figlio dedicarono molti anni allo studio di questa costante. Il loro calcolo fu molto preciso perché usarono dei poligoni, inscritti nella circonferenza, con innumerevoli lati. L’operazione fu davvero immane, soprattutto per gli strumenti dell’epoca, ma i due giunsero ad un risultato del Pi greco che si discostava dal valore reale solamente per una cifra su un miliardo.

Nel 434 a.C. Anassagora lo utilizzò per tentare la quadratura del cerchio, poi nel III secolo a.C. Archimede lo approssimò a 3,1419. E via via molti matematici si dedicarono al fatidico numero, da Newton che calcolò le prime 16 cifre decimali, ai supercomputer, che sono arrivati (pare) a calcolare 5 mila miliardi di numeri (senza peraltro arrivare alla fine…).

Per avere un risultato migliore e più preciso dobbiamo aspettare il XVI secolo, o meglio Ludolph van Ceulen, matematico tedesco, che usò poligoni con circa 200 lati ciascuno per calcolare la lunghezza di una circonferenza di diametro unitario. Riuscì a calcolare un valore del Pi greco con 35 cifre decimali e fu così orgoglioso del suo risultato che incise il Pi greco e le 35 cifre dopo la virgola che aveva calcolato sulla sua pietra tombale.

3.14 o 14 marzo: è il Pi greco Day, il giorno del numero più importante della scienza e anche della nostra vita quotidiana
Il papiro Rhind, custodito presso il British Museum

La matematica definisce Pi greco un numero reale, irrazionale e trascendente.

Il numero è irrazionale, ovvero non è esprimibile come una frazione di due numeri interi, tipo a/b per capirci. Le 100 cifre che abbiamo riportato all’inizio di questa pagina sono davvero una minima parte: proseguono in apparenza all’infinito. Al momento ne sono state verificate 22.459.157.718.361, ossia 9 trilioni (9 mila miliardi) dopo la virgola in più rispetto a novembre 2016, quando un supercomputer con 24 dischi rigidi, ciascuno con 6 terabyte di memoria, ha completato fin lì il difficile compito compito. Se dovessimo stampare per intero quel numero occorrerebbero milioni di volumi, ciascuno con migliaia di pagine: probabilmente non basterebbero tutti gli alberi della Terra a fare tutta quella carta.

Ecco perché quando si usa il Pi greco nei calcoli ci si limita all’approssimazione che serve, ed ecco anche perché nei calcoli basta indicare il simbolo, π: non serve riportare i numeri, tanto ognuno ne prende poi quanti gliene servono.

Essendo poi anche un decimale illimitato, e non periodico, si definisce numero trascendente: non esiste cioè, per dirla coi matematici, un’equazione polinomiale a coefficienti interi che, risolta, dia π come risultato.

Pi greco è anche protagonista di opere d’arte, come di un film: Pi Greco – Il teorema del delirio, di Darren Aronofsky (1998), la storia di un matematico ossessionato dal numero che regola l’universo.

Articolo realizzato dalle alunne della classe 2^C durante il Laboratorio di giornalismo

IC Terzo Milazzo Scuola Secondaria di primo grado “Zirilli”

Rima Hancha, Vanessa Czerniak, Sofia Sottile

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