martedì, Maggio 14, 2024
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1522: un numero per aiutare le donne che vivono in un incubo

Il 25 novembre è la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, una giornata non solo per ricordare la gravità del fenomeno ma anche per riflettere sulle possibili soluzioni di questa orrenda mattanza che quotidianamente fa vittime. Ci sono molti simboli per ricordare le donne morte ingiustamente e la panchina dipinta di rosso è uno di questi, a significare il posto che sarebbe stato occupato da una di loro se nella vita non avessero incontrato un lupo spesso travestito da agnello.

I dati che riportano le donne vittime di violenza sono purtroppo sempre molto alti, e tragicamente vanno ad aumentare. Ciò perché non sempre le donne hanno coraggio di denunciare i propri compagni, mariti e qualsiasi persona da cui vengono perseguitate. E anche se ciò accade quasi mai esse sono tutelate adeguatamente. Sole e sfiduciate, spesso si arrendono di fronte alle difficoltà e tornano dal loro carnefice.

La violenza poi non può essere soltanto fisica, ma anche psicologica, cosa che a parer mio è molto peggio, poiché un pugno o uno schiaffo fa male ma poi dopo un paio di minuti passa, invece quella psicologica è uno di quei fattori che nella vita non permetteranno di fare molte cose, perché genera disistima, depressione, isolamento. Si inizia con la dipendenza soprattutto economica, che comincia quasi subito in questi casi, con l’uomo che proibirà alla donna di andare a lavorare. Ma non solo: le farà perdere tutti i contatti con l’esterno, chiudendola “in gabbia”, ed è per questo che essa, quando alla fine denuncia, non è protetta poiché, non avendo più una vita sociale, nessuno le crede.

Poi c’è la violenza fisica, che inizia con un pugno per poi dire “scusa, lo sai che ti amo”. Ovviamente la donna per paura utilizza delle scuse, come “non è niente”, “sono caduta dalle scale o sono scivolata in doccia”, “sto bene”. 

L’uomo crede che la donna sia un essere inferiore e che quindi debba sottostare alle sue regole, ma non è così: l’amore non è violenza, l’amore è qualcosa che ti fa battere il cuore, ma non dalla paura, bensì per l’emozione, per la felicità che ti provoca e per le famose “farfalle nello stomaco”. 

La situazione allo stato attuale è però ancora più drammatica, anche a causa della pandemia che il mondo sta vivendo. A causa del lockdown, infatti, molte donne sono state costrette ad essere rinchiuse con i loro aguzzini, con questi “pseudo uomini”, mentre prima potevano almeno tentare di scappare con la scusa di andare al supermercato o in farmacia.

Per aiutare le vittime in casi di isolamento, oggi sono stati quindi ideati alcuni segnali di aiuto, diffusi grazie anche ai social. Uno ad esempio è il movimento della mano con il palmo aperto che intrappola il pollice e si chiude a pugno. C’è poi l’accorgimento di andare in farmacia e chiedere una mascherina 1522 (numero per l’assistenza contro la violenza sulle donne). Infine alcune donne si sono salvate telefonando per ordinare una pizza al 1522.

Ogni rimedio è però purtroppo insufficiente. I Centri Antiviolenza sono pochi e non supportati adeguatamente dallo Stato. Forse è un sogno, ma il mondo sarebbe un posto migliore senza violenza.

Giulia Mazzeoa

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G. (ME)

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