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Giuseppe Verdi personaggio di spicco del Risorgimento

Giuseppe Francesco Fortunino Verdi fu uno dei più grandi compositori e operisti italiani del Risorgimento. Nasce alle Roncole di Busseto, nei pressi di Parma, il 10 ottobre 1813 da una famiglia povera; la sua famiglia possiede un’osteria, nota in tutto villaggio. Sin da piccolo il giovane Verdi viene educato ad essere un vero e proprio uomo di chiesa, come voleva il padre, ed è nella chiesa di quello che ai tempi era un piccolo villaggio che, per la prima, osserva con cura l’organo suonato da quello che diventerà il suo insegnante, il maestro di banda Provesi. Il suo approccio con la musica inizia dall’incontro con un musicista di strada che suonava la viola e da lì inizierà un amore infinito verso la musica. Verdi apprende notevolmente dalle lezioni dategli dal suo insegnante perciò, comprendendo le capacità del figlio, il padre, dopo aver risparmiato dal ricavato del proprio lavoro, gli compera una “spinetta”, strumento antenato della nostra tastiera portatile. Giuseppe si esercitava sei ore al giorno a casa sua, in modo da prepararsi per le serate che il padre organizzava in suo onore, così da attirare attenzione nel paese. In seguito, nel 1815, all’età di dodici anni, Verdi si reca a Bussetto per aiutare quello che sarà il suo futuro protettore, Antonio Barezzi. Il Signor Barezzi, noto commerciante, finanzia i suoi studi per la musica classica e per il latino, appreso dal maestro Lavigna.

Giuseppe Verdi personaggio di spicco del Risorgimento

Nel 1838, ormai grande, Verdi si sposerà proprio con la figlia del protettore Barezzi, Margherita Barezzi, da cui avrà due figli che moriranno insieme alla madre nel 1840, poco dopo il primo successo come musicista al Teatro alla Scala di Milano con “Oberto Conte di San Bonifacio”. Due anni dopo il maestro si trasferirà a Milano, dove frequenterà spesso il teatro e l’opera. Sarà proprio a Milano che Giuseppe Verdi scriverà nel 1842 il “Nabuccodonosor”, che sarà interpretato da Giuseppina Strepponi, soprano che cantava unicamente per mantenere la famiglia povera. Giuseppina diventerà la compagna di Verdi finché, dopo molti anni, si sposeranno. Sempre a Milano il musicista frequenterà diversi salotti in cui conoscerà figure importantissime del movimento culturale romantico e del Risorgimento, tra cui Carlo Cattaneo, Alessandro Manzoni, Giuseppe Mazzini.

Altre date importanti per Giuseppe Verdi saranno il 1847, in cui scriverà il “Macbeth”; il 1851, quando rappresenterà il “Rigoletto”, da cui è tratta la nota melodia “La donna è mobile”, al teatro di Venezia; infine il 1853, quando debutteranno “Il trovatore” e “La Traviata” che, insieme al “Rigoletto”, costituiscono “La Trilogia Popolare”. Nel 1871, invece, in onore all’inaugurazione del Canale di Suez, esordì l’ “Aida”. La rappresentazione si tenne in Egitto, nel teatro all’aperto del Cairo, dove debuttarono le famose trombe egiziane con tonalità in La-Si.

Nel 1873 Verdi comporrà infine il “Requiem”, una tipologia di brani nota e nata nell’Ottocento, in onore ad Alessandro Manzoni. Verdi apprezzava particolarmente le opere di Manzoni e gli ideali che esponeva e di lui soleva dire: “Era uno dei miei più grandi sostenitori e amici”. Giuseppe Verdi morirà quasi novantenne nel 1901 a Milano per un attacco cardiaco, lasciando all’Italia e al mondo opere musicali rimaste tra i più grandi capolavori di tutti i tempi. Per capire la sua grandezza è tuttavia essenziale enunciare il significato delle sue melodie, soprattutto perchè Verdi è il maggiore esponente italiano del periodo Risorgimentale che dedica le sue opere all’Italia e ai suoi concittadini e compatrioti.

L’opera più nota che espone i principi patriottici è in particolare il “Nabuccodonosor”, suddivisa in quattro atti), la cui Ouverture è il “Va Pensiero” che, per il profondo significato patriottico, è stato uno dei “candidati” per diventare l’Inno d’Italia. Paradossalmente il musicista dovette affrontare anche seri problemi di rabbia e malinconia, provocatigli dalle costanti scritte che gli italiani lasciavano al tempo sui muri: “VIVA VERDI”. Egli pensava inizialmente che fosse un elogio alla sua musica ma in realtà presto fu chiaro che era solo un acronimo: Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia. A proposito del suo indiretto sostegno agli ideali di indipendenza e riunificazione dell’Italia, il musicista dovette anche scontrarsi con il governo austriaco per la pubblicazione del “Nabuccodonosor” su libretto di Temistocle Solera, poiché esso inneggiava velatamente al desiderio di unificazione da parte degli italiani. Gli austriaci pubblicarono lo stesso il libretto con il “Nabucco” e così migliaia di italiani, tra cui anche i ceti più poveri che amavano molto il teatro e la lirica, poterono assistere all’opera risorgimentale più importante. Nell’onorare e ricordare la vita di Giuseppe Verdi è quindi fondamentale anche ricordare il suo aiuto al processo di indipendenza e formazione dello stato italiano e alla diffusione degli ideali del Risorgimento.

Francesco Munafò

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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