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Il santuario, le statue, il teatro: nel Messinese viene alla luce la città greca di Halaesa (repubblica palermo.it)

di ISABELLA DI BARTOLO

Messina e Oxford, insieme, per riportare alla luce il santuario del dio Apollo a Tusa. Per il secondo anno consecutivo, si è svolta una campagna di scavi della missione italo-inglese nell’area che custodisce i resti del più importante santuario dell’antica città di Halaesa dove sono state ritrovate anche le tracce di un teatro antico di cui è stata data notizia pochi giorni fa. Halaesa, infatti, era una città siculo-greca di grande bellezza che prendeva il nome dal fiume Alesa, oggi torrente Tusa. Qui si trovava un santuario dedicato al dio Apollo che sovrastava la costa e la foce del fiume e che venne individuato negli anni Cinquanta ma, da allora, coperto da vegetazione e caduto nel dimenticatoio. Da giugno a luglio, il sito è stato protagonista di sei settimane di lavoro per gli archeologi delle Università di Messina, diretti da Lorenzo Campagna, e di Oxford, guidati da Jonathan Prag, in collaborazione con il museo delle Tradizioni silvo-pastorali di Mistretta e la soprintendenza messinese. In campo 48 tra archeologi, dottorandi e studenti dei due Atenei e di altre università italiane e straniere coordinati da Alessio Toscano Raffa del Cnr-Ibam di Catania e ospitati nei locali dell’ex Collegio messi a disposizione dal Comune di Tusa. Le attività hanno consentito di ricostruire la planimetria del grande complesso religioso in cui troneggiava un podio lungo 50 metri e alto 4 metri; individuati anche altri due edifici sacri mentre è ipotizzata la presenza di almeno altri due templi di dimensioni minori, che saranno oggetto di indagine nella campagna del 2019. Al centro del santuario ci sono le tracce del suo edificio più importante e grande con una pavimentazione a mosaico bianco, colonne e decorazioni architettoniche. Al suo interno dovevano esserci diverse statue di cui sono stati rinvenuti alcuni frammenti nel corso dello scavo e a cui appartiene anche una statua di divinità femminile custodita nell’antiquarium di Tusa.

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