sabato, Aprile 20, 2024
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IL LAVORO “NERO” oscura un diritto costituzionale

LAVORO: è strano come spesso, nelle espressioni quotidiane riprese dal mondo dell’informazione, i colori rendano ormai con efficacia determinati fenomeni o gravi problematiche. Al mondo del lavoro, ad esempio, sono legati ben tre colori significativi: il bianco delle morti, il nero del sommerso e il grigio del compromesso. Nel nostro paese, in particolare, il “lavoro nero” costituisce una piaga economica a livello nazionale ormai da anni e le tematiche che ne emergono sono alquanto preoccupanti. Solitamente esse sono legate al correlato problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, al precariato imperante ormai diventato la normalità e al lavoro sommerso, nero o grigio che sia.

IL LAVORO "NERO" oscura un diritto costituzionale

Le regioni più colpite sono quelle del Meridione, mentre la regione più in regola è il Veneto. Ci sono ovviamente molte tipologie di lavoro “in nero” e se si pensa solo al datore che offre pagamenti esclusivamente sommersi al lavoratore, al fine di non assumerlo e dunque evitare enormi spese, ci si sbaglia. Spesso, infatti, sono proprio i lavoratori che richiedono di lavorare senza contratti ufficiali, al fine di non perdere agevolazioni sociali o poter mantenere un’altra attività altrimenti non compatibile. E poi vi sono le situazioni “grigie”, come il “pagamento delle trasferte”, per il quale datore e lavoratore si accordano e fanno passare per trasferte il pagamento di almeno una parte dello stipendio, essendo detassate e senza l’obbligo di registrazione analitica. Chi ci rimette, ovviamente, è sempre il lavoratore: niente contributi pensionistici per il futuro, nessuna copertura sanitaria in caso di infortunio e, come se non bastasse, la possibilità di essere licenziati da un giorno all’altro senza alcuna protezione giuridica. Spesso poi sfugge lo stretto legame tra lavoro sommerso e il dramma delle “morti bianche”. Il lavoro nero e gli infortuni sul lavoro, che caratterizzano i titoli di molti TG e delle testate giornalistiche, sono infatti fortemente correlati e hanno entrambi notevoli ripercussioni sull’economia.

Il lavoro "nero" oscura un diritto costituzionale
È la Calabria la regione con la maggiore incidenza del valore aggiunto da lavoro irregolare sul Pil (18,6%), seguita da Basilicata e Molise: i dati della Cgia di Mestre

Quando si lavora “in nero”, di fatto si lavora per più ore, non si hanno tutele previdenziali e si corre anche molto di più il rischio di infortunio o, purtroppo, di morte. Il settore in cui si muore di più sul lavoro in Italia, ad esempio, è l’agricoltura, dove è più diffuso il sommerso, e per questo la sicurezza lavorativa deve essere un tema prioritario, diffondendo la cultura della prevenzione, che passa attraverso l’informazione dei lavoratori ma anche attraverso contratti regolari e controllati dagli ispettori del Ministero. Il lavoro nero, ricordiamo, è illegale e il datore di lavoro va denunciato, procurando prove del lavoro effettuato ed eventuali testimoni e sostegno della denuncia, o eventualmente rivolgendosi alla Guardia di Finanza per sporgere denuncia. Il lavoro sommerso, poi, è ormai una grave piaga sociale che tocca non soltanto il mondo degli adulti ma riguarda spesso ragazzi in età scolare, che vengono sfruttati perché sono loro stesse famiglie ad aver bisogno del loro misero apporto economico, cosa che nel Mezzogiorno trova la sua più alta percentuale. Senza parlare poi dello sfruttamento irregolare degli immigrati extracomunitari, che svolgono un lavoro precario, faticoso, non qualificante che buona parte degli italiani non vuole svolgere.

Il lavoro "nero" oscura un diritto costituzionale

Il lavoro in nero è insomma un problema dalle molte sfaccettature, anzi “sfumature di colore”, e la sua eliminazione definitiva non è certo facile. Esso va esaminato con attenzione ed è comunque uno spettacolo veramente triste e pietoso, che non fa certo onore al nostro paese, che reclama sempre il proprio diritto di popolo civile. Si tratta infatti di un meccanismo perverso quanto pericoloso, che nel medio e lungo termine si ritorcerà contro la stessa società. Secondo me lo Stato si deve impegnare di più su questo fronte e creare delle leggi e delle situazioni che garantiscano un lavoro regolare a tutti i cittadini. Affinché ogni padre di famiglia abbia uno stipendio dignitoso per mantenere i propri cari e che ogni ragazzo possa avere il diritto all’Istruzione andando a scuola, o che ogni immigrato che crea ricchezza e dà il suo contributo per il progresso del nostro paese sia tutelato da leggi opportune.

Il lavoro nobilita l’uomo e lo rende una persona dignitosa e migliore: non dimentichiamolo.

Giorgia Pelleriti

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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