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Virginia Oldoini, una contessa tra le “sorelle d’Italia”

Virginia Oldoini: se parliamo di Risorgimento ci vengono spesso in mente figure maschili come Garibaldi o Cavour.

Ma ci sono state anche delle donne che hanno contribuito all’unificazione d’Italia e una fra queste, forse inconsapevolmente, fu Virginia Oldoini, meglio conosciuta come “contessa di Castiglione”.

Virginia Oldoini, una contessa tra le “sorelle d’Italia”

Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini Verasis, nasce a Firenze il 22 marzo 1837 dalla Marchesa Isabella Lamporecchio e dal Marchese Filippo Oldoini di La Spezia. Per una crisi mistica entrò giovanissima nelle Orsoline, ma il suo ritiro fu breve. Non andò a scuola e le lezioni venivano fatte privatamente, con ottimi risultati perché oltre ad essere bella, dai modi raffinati, era anche molto intelligente. A 17 anni i genitori decisero che doveva sposarsi e lei, a malincuore, si sposò con il conte Francesco Verasis Asinari di Castiglione, già vedovo e più grande di lei di circa 12 anni. Il matrimonio fu molto noioso, dato che non amava suo marito, ma ebbe comunque un figlio, Giorgio, quindi si trasferì a Torino nel palazzo di Castiglione, vicino alla residenza di Cavour e riuscì a far parte della vita di corte di Vittorio Emanuele II. Nel 1856 entra suo malgrado nella storia del Risorgimento, al quale contribuì indirettamente ma risultati molto positivi.

Virginia Oldoini, una contessa tra le “sorelle d’Italia”

Fu infatti mandata a Parigi dal cugino Camillo Benso Conte di Cavour per sedurre Napoleone III e ottenere una alleanza franco-piemontese che cacciasse gli austriaci dall’Italia. Virginia Oldoini riuscì pienamente nell’impresa e ne divenne l’amante per un anno, suscitando l’invidia di molte dame di corte. Il conte Verasis, però, offeso dal comportamento della moglie, decise di tornare con il figlio a Torino e l’anno successivo si separò da lei e dai suoi innumerevoli debiti, riprendendo la vita di gentiluomo presso la corte piemontese. Nel frattempo la moglie di Napoleone III, scoperta l’infedeltà, decise di organizzare un finto attentato in modo che la colpa ricadesse su un gruppo di italiani , compresa Virginia. Questa non riuscì, quindi, sul piano politico a compiere “la missione” affidatagli dal Conte di Cavour e dovette abbandonare la Francia, ma gli accordi proseguirono comunque e si conclusero con i Patti di Plombieres, tappa cruciale del progetto diplomatico che doveva condurre alla seconda Guerra d’indipendenza. Uscita momentaneamente di scena, dopo una serie di viaggi Virginia si stabilì infine in Italia, dividendosi tra La Spezia e Torino, dove fu anche l’amante di Vittorio Emanuele II. Nel 1861 ricevette l’autorizzazione per tornare a Parigi, ma non riuscì più a riconquistare la sua popolarità. Tuttavia si consolò facendosi immortalare in numerosi dipinti e in una serie di fotografie con pose e vestiti particolari. Nel 1867 a Stupinigi il suo ex marito morì per una caduta da cavallo e il figlio tornò a vivere con lei.

Virginia Oldoini, una contessa tra le “sorelle d’Italia”

Nel 1870, poi, preoccupata dai disordini scoppiati a Parigi durante la Comune, decise quindi di rifugiarsi in Italia ma, quando in Francia le acque si calmarono, vi fece ritorno, pronta ancora a riconquistare un ruolo di prestigio nella società. Cercò per questo di sedurre l’ultimo duca Daumale, figlio del re Borghese Luigi Filippo, che però non cedette al suo fascino. Il suo destino fu poi segnato negli ultimi tempi dalla tragica morte del figlio a soli 24 anni nel 1879, a causa di una malattia, e dopo aver brillato come una stella, tra balli e amanti, Virginia finisce i suoi giorni in solitudine, malinconia e disperazione per il fascino perduto negli anni. Decide allora di far coprire tutti gli specchi con un telo nero, circondandosi solo dei suoi ritratti che decantavano la bellezza della sua gioventù. Il 28 novembre 1899, all’età di 61 anni, muore nella sua casa e verrà seppellita nel cimitero del Père-Lachaise, sicuramente inconsapevole del suo ruolo nel percorso di unificazione dello Stato italiano.

Monica Paratore

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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