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La chiesa del SS. Salvatore a Palermo

Tra le città siciliane quella più affascinante e suggestiva e sopratutto punto d’incontro di diverse civiltà è Palermo, eletta “Capitale italiana della cultura” per il 2018. Infatti per la sua storia, per quello che ha rappresentato in passato e che rappresenta ancor oggi, è considerata culla di cultura, sintesi di differenti saperi che comunicano pacificamente tra loro in uno scambio di idee, pensieri ed emozioni generando scenari di sorprendente meraviglia. Con i suoi monumenti, in stile normanno e barocco, emerge tra le città della Sicilia attirando fiumi di turisti che vogliono nutrirsi di cultura e storia.

Chi visita Palermo per la prima volta deve iniziare dalla Cattedrale, l’edificio religioso più celebre della città e inserito dal 2015 tra i Patrimoni dell’Unesco. Ma se la Cattedrale è certamente il principale luogo di culto cattolico da visitare, non sono da meno luoghi imperdibili gli innumerevoli palazzi, musei e numerose altre chiese.

Tra queste la bellissima chiesa del SS. Salvatore. La tradizione popolare racconta che nella allora chiesetta, voluta nel 1072 dal normanno Roberto di Guiscardo, presero i voti due donne molto importanti per Palermo e i palermitani: la regina Costanza d’Altavilla che, costretta successivamente a rinunciare ai voti monastici e data in sposa a Enrico VI, concepì un figlio che divenne imperatore col nome di Federico II; la seconda fu la giovane Rosalia, che prese i voti prima di ritirarsi nella grotta sulle montagne di Bivona.

Anche se la chiesa e l’annesso monastero di clausura vennero fondati in età normanna, lo stile che predomina oggi è il barocco. L’antica chiesetta normanna, infatti, nel 1528 fu totalmente riedificata dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale nel 1943, per cui si riuscì in parte a salvarla anche se molto danneggiata; invece, il monastero venne del tutto distrutto e quindi impossibile da ricostruire.

Oltre alla distruzione degli interni, causate da eventi naturali, altri danni derivarono dai numerosi furti e dagli spostamenti in altre sedi delle diverse opere con cui la chiesa era stata decorata. Nel 1682 si decise ancora una volta di ampliare l’edificio e venne affidato il progetto all’architetto Paolo Amato. Egli così realizza un edificio a pianta ellittica che conferisce alla chiesa un aspetto ancor più gradevole. L’interno è decorato riccamente con stucchi, marmi policromi e affreschi. Furono riprodotti alcuni stucchi e, proprio per non confonderli con quelli originali, si decise di mantenere bianchi quest’ultimi, cosicché si può capire quali siano quelli vecchi e quali quelli di nuova fattura. L’imponente volta mostra parte dell’affresco raffigurante “L’apoteosi di San Basilio”, opera del pittore palermitano Vito D’Anna, però gravemente danneggiato dalle bombe del secondo conflitto mondiale. L’ultimo intervento che subì la chiesa fu nel 1959, quando fu riadattata ad auditorium. Durante i lavori per il nuovo utilizzo, l’architetto eseguì una fondamentale trasformazione: al fine di risolvere il problema dell’eco, fece spostare il presbiterio dalla parete prospiciente l’ingresso a quella laterale. Tale soluzione, se da un lato risolse il problema della coda sonora, dall’altro servì a ridurre anche la distanza tra pubblico e altare. L’acustica fu ancora migliorata grazie ai rivestimenti in velluto che, evitando la dispersione del suono, ne miglioravano la percezione. A rendere il tutto molto elegante e fastoso le poltrone in velluto, dal gusto un po’ vintage ma sicuramente molto più comode dei precedenti banchi in legno. Venne scelto, per la chiesa, il nome di “SS. Salvatore” perché in essa si trova una cappella su cui è rappresentata, in un altorilievo, la crocifissione di Cristo. La cappella in questione è anche contornata da due ordini di paraste, cioè grandi pilastri, divise da una cornice continua che procede seguendo l’andamento della pianta che le monache potevano percorrere, assistendo indisturbate alle funzioni. Le paraste sono decorate con vari simboli che rievocano la passione di Cristo, come l’orecchio che San Pietro tagliò a una guardia durante l’arresto nell’orto degli ulivi, la scala con cui deposero Gesù dalla croce, la Sacra Sindone, lo stendardo con la scritta S.P.Q.R., le catene, la caraffa da cui sgorga l’acqua con cui Ponzio Pilato si lavò le mani, i dadi con cui i soldati si giocarono i vestiti di Cristo. E ancora il guanto, che è un riferimento ai soldati, i chiodi con cui crocifissero Gesù, la colomba della flagellazione, il gallo che canta per tre volte, la lancia e la spugna, la saccoccia con il pagamento di Giuda, il calice di San Pietro e la corona di spine. Un altro simbolo molto importante si trova nell’altorilievo su cui si possono vedere il sole e la luna in eclissi, poiché durante la morte di Cristo si fece buio su tutta la terra. All’ingresso della chiesa si trovano anche alcuni affreschi come quello della predica e il miracolo di San Basilio; invece si trovano lungo i lati della chiesa altre cappelle come quella di Santa Rosalia e quella si San Basilio. Queste due cappelle sono simili a quella dedicata alla passione e affiancate da una parasta su cui viene rappresentato il pellicano, simbolo di forte amore e carità cristiana, poiché si pensa che questo animale, se non trova il nutrimento per i suoi cuccioli, pur di sfamarli si trafigge il petto per farne uscire il sangue con cui nutre i piccoli, immagine diventata simbolo di Cristo che versa il sangue per la redenzione degli uomini. Annessa alla chiesa è la cupola del SS. Salvatore, che premia la fatica dell’irta salita di ben 143 scalini con un panorama mozzafiato su Palermo. Infatti l’altezza della cupola permette una visione a 360° della città e i curiosi e gli amanti dell’arte possono ammirare le meraviglie che la città offre ai loro piedi: dal Palazzo dei Normanni al Porto, dal Monte Pellegrino al Mercato di Ballarò, dalla Cattedrale al teatro Massimo insieme a tutte le cupole delle più importanti chiese del centro storico. Anche questa cupola fu distrutta durante la guerra ma ha avuto un destino diverso da quello di molti palazzi e monumenti. Nel 1959 venne infatti restaurata sia all’interno che all’esterno, dove è visibile il grande affresco di San Basilio, donando nuova vita anche alla chiesa che per molto tempo è stata adibita solo ad auditorium e che, solo in anni recenti, è tornata alle sue funzioni liturgiche. Insomma, tra i tanti gioielli che Palermo, Città Europea della Cultura 2018 e Patrimonio UNESCO per il suo “Percorso arabo normanno”, offre nel panorama del suo patrimonio storico e artistico, sicuramente la chiesa del SS. Salvatore è un tesoro da scoprire o riscoprire.

 

Santi Scarpaci

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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