Principessa Sissi, mito immortale
Chi non conosce la principessa Sissi? Chi non è rimasto affascinato dalla figura di questa bella ma sfortunata principessa austriaca? Tutti noi abbiamo conosciuto la sua vicenda personale grazie alle tante trasposizioni cinematografiche che ci hanno presentato un personaggio quasi fiabesco, protagonista di una storia a metà fra il reale e il surreale ma, ciò che ce l’ha resa veramente cara, è stato senza alcun dubbio riconoscere in alcuni tratti della sua personalità e della sua biografia quel mondo di sentimenti e di emozioni che vivono in ognuno di noi.
La notte di Natale di 180 anni fa nasceva a Monaco di Baviera Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach destinata, quasi per un curioso gioco delle parti, a diventare imperatrice d’Austria, sposando il 24 aprile del 1854 a soli 16 anni Francesco Giuseppe, che di anni ne aveva 24 e che si trovava a governare un impero, quello austriaco, di ben 52 milioni di persone e che avrebbe dovuto sposare la sorella maggiore di Sissi, Helene.
La storia di Sissi inizia come una fiaba: la bella principessa che sposa il suo principe azzurro ma la storia ha un finale tragico
ll cammino della bella Sissi è tortuoso, contaminato da eventi poco felici e addirittura luttuosi: l’ambiente ostile della corte viennese, la quasi totale assenza di vita privata, l’invadenza della suocera, la sua solitudine e l’indifferente “neutralità” di Franz, suo marito, che pur l’amò profondamente, la perdita di due figli. Il sogno d’amore si era trasformato, in pochissimo tempo, in un incubo.
La fiaba ha anche un epilogo tragico, Sissi muore per mano di un fanatico italiano ed è questa una morte assurda oltre che incomprensibile se si pensa che lei fu l’imperatrice più amata della storia, il cui ricordo è ancora oggi indelebile.
Al di là della sua vicenda biografica, è particolarmente impressa nella mente di tutti noi la sua bella immagine di donna dal forte fascino determinato non solo dalla sua bellezza ma anche dalla sua spontaneità, fragilità e al contempo dalla sua forza interiore che incantava chiunque la incontrasse.
Sin da piccola si era dimostrata un’anima viva e irruente, allegra e gioviale, amante della compagnia e dell’aria aperta. Incredibilmente dinamica, amava lo sport, tanto da possedere una palestra privata con anelli, spalliere e corde per saltare, praticava l’equitazione ed era un’abile amazzone. Adorava viaggiare: passò da un viaggio all’altro, da Madeira a Corfù, dalla Costa Azzurra alla Normandia alle coste Nord Africane all’Irlanda. E poi crociere, soggiorni per cure termali e battute di caccia in Irlanda, Inghilterra, Ungheria, senza mai trovare un porto sicuro d’approdo. Affermava che del viaggio le piaceva l’idea in sé e non la destinazione. Cercava così: “L’impossibile altrove”.
Era bella, autenticamente bella e divenne subito modello universale di bellezza e di stile contendendo per mezzo secolo alla regina Vittoria di Inghilterra il ruolo di donna più potente del mondo. Era considerata una delle donne più belle del suo tempo e lei stessa ne era consapevole tanto che dedicava buona parte della sua giornata al trattamento cosmetico della sua persona.
I capelli, i suoi lunghissimi capelli castani che le arrivavano alle caviglie, erano il suo orgoglio e vi dedicava parecchie ore: ogni tre settimane li lavava con una miscela di 12 tuorli d’uovo e cognac che teneva ad impacco per 3 ore e che poi intrecciava nella parte centrale del capo formando una corona.
Era alta 1 m e 72 cm, aveva un punto vita di 47 cm e pesava soli 50 kg. Seguiva diete particolarmente rigide e curava in modo maniacale la pelle del corpo e del viso con creme e lozioni preparate a corte. Usava l’olio di mandorle, il burro di cacao e la cera d’ape per il viso e amava fare lunghi bagni quotidiani in delle vasche piene di olio di oliva per tenere la sua pelle liscia e morbida. Di notte dormiva con dei panni imbevuti di aceto viola a base di fiori di viola appena colti, aceto di sidro e acqua distillata, sopra i fianchi per preservare la sua magrezza e dormiva senza cuscino per mantenere la postura eretta.

L’ immagine che emerge è pertanto quella di una donna consapevole del proprio fascino e determinata a mantenerlo così come accade a parecchie rappresentanti del gentil sesso ancora oggi ma forse la realtà non è quella edulcorata della fiaba in cui storia, mito e sentimento si intrecciano e che ci hanno invitato a sognare e a vedere in Sissi la Cenerentola dell’Ottocento che sposa il suo principe azzurro, bello e potente e che visse felice e contenta.
Studi più recenti hanno raccontato un’altra realtà: una donna cui la vita, anche da imperatrice, non è stata generosa, cui non ha risparmiato nulla, una donna ossessionata dalla paura di invecchiare e di perdere la sua freschezza e la sua bellezza, chiusa in se stessa e, forse, instabile. Parecchi suoi comportamenti definiti bizzarri e provocatori sono sicuramente spiegabili col rigido cerimoniale di corte spagnolo che vigeva nella residenza imperiale cui era soggetta e che spiega perché l’imperatrice fosse ritratta, negli ultimi anni, perennemente seria e cupa, mai con un sorriso ma con una perenne angoscia negli occhi.
La figura storica di Sissi pertanto non coinciderebbe col mito venutosi a creare attorno a lei.
Ma perché non continuare a mantenere vivo il suo mito? A vedere in Sissi semplicemente la donna che ha creduto nel suo sogno, nella possibilità di vivere la sua storia d’amore col bel principe azzurro e che ha lottato per riuscirci come tutti noi, uomini e donne, lottiamo per raggiungere ciò che desideriamo ottenere e che coltiviamo, sempre fiduciosi della riuscita, la speranza di vivere la vita pienamente?
Negli anni numerosi storici hanno studiato la vita d’Elisabetta d’Austria per cercare di capirne la sua immagine. Per alcuni fu una vittima del protocollo asburgico, per altri una donna troppo impulsiva e non all’altezza del rango che ricopriva.
Per me una imperatrice triste.
Franca Genovese