giovedì, Aprile 18, 2024
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“Per dirla in italiano”

La nostra lingua è così bella, è la lingua di Dante, di Manzoni…! Orsù, via, svegliamoci e diamo nuova vita alla nostra lingua nazionale!

“Finalmente” !!!

Ecco il grido d’entusiasmo di una convinta purista alla notizia dell’inserzione della rubrica “Per dirla in italiano” nella nuova edizione del vocabolario Devoto Oli presentata a Firenze nei giorni scorsi col dichiarato intento di fornire un’alternativa e un suggerimento al lessico contemporaneo, sempre più contaminato da “termini ed espressioni inglesi, spesso difficili da capire e il più delle volte inutili”.

Arginare l’inglese ormai imperante e sostenere la nostra lingua anche per ragioni di chiarezza, ricordare che la nostra lingua offre soluzioni che spesso si dimenticano è molto utile soprattutto nel momento in cui espressioni straniere rischiano di entrare prepotentemente nell’uso pubblico.

È sicuramente più accattivante e meno meccanico dire selfie per autoscatto, bond per obbligazioni, startup per piccola azienda, community per comunità, coach per allenatore e bla bla bla…ma perché dimenticare che la nostra lingua è un bene comune, è un patrimonio di cultura, di bellezza, di storia e di storie, di idee e di parole che appartiene a tutti noi, che vale, che ci identifica e che ci aiuta a esprimerci pienamente come individui, come cittadini e come Paese?

Domanda retorica ma non scontata!

Evitiamo che l’italiano si contamini e difendiamo il nostro patrimonio linguistico esattamente come abbiamo imparato a proteggere l’eccellenza della nostra gastronomia e degli altri prodotti culturali.

Il rischio di essere accusata di anacronismo, di arretratezza o, peggio ancora, di xenofobia in un momento molto delicato del nostro mondo così globalizzato e di una terra quale l’Italia così toccata dai flussi migratori lo corro consapevolmente e con la chiara convinzione di credere in tale iniziativa volta a recuperare le nostre radici proprio in quella lingua voluta ieri dai padri della letteratura e che oggi connotano l’identità del popolo italiano. Difendere l’italiano non significa pertanto essere xenofobo o anacronista, credo significhi amare la propria essenza e la propria italianità a cominciare proprio dalla lingua, espressione di pensiero e di cultura.

La lingua è l’espressione del pensiero: ogni volta che parli la tua mente sfila davanti a tutti.

 

Franca Genovese

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