giovedì, Maggio 2, 2024
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Il Venerdì Santo a Barcellona Pozzo di Gotto

Il Venerdì Santo rappresenta per i cristiani un momento fondamentale del cammino pasquale in cui si commemora la passione e la crocefissione di Gesù. Ed è proprio il giorno del venerdì Santo che, in molte città, tradizione e fede, sacro e folklore si mescolano offrendo un importante momento di riflessione sul significativo legame tra sofferenza e amore. A Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, questo giorno è molto sentito e vissuto intensamente da tutta la comunità in quanto l’evento religioso si concretizza in una duplice e simultanea processione.

Questo suggestivo evento è un’antica tradizione che affonda le sue radici nel lontano XVI secolo, quando ancora esistevano due diversi borghi, quello di Barcellona e quello di Pozzo di Gotto, il primo dipendente da Castroreale e il secondo da Milazzo, ciascuno con sue tradizioni, con usi e riti differenti. Questa separazione continuò a mantenersi anche dopo l’unificazione, per cui chi viene a vedere le “varette” barcellonesi assiste a due processioni: quella di Pozzo di Gotto e quella di Barcellona. In ciascuna sfilano tredici vare, la cui definizione deriva dal latino e dallo spagnolo e significa condurre, trasportare con assi e favorire le soste per mezzo dell’uso di cavalletti, equivalente a “ mostrare pubblicamente con ufficialità”.

Ognuna di queste vare rappresenta singoli eventi religiosi, come “l’ultima cena”, “l’orazione nell’orto degli ulivi”, “l’Ecce Homo”, “il Cristo con la croce”, “la caduta”, “la crocifissione”, “Signore Morto”, ed altre ancora.

Addobbate da cascate di fiori e luminarie che le rendono più suggestive quando la luce del giorno si va spegnendo, esse raffigurano, quindi, i Misteri della via Crucis e simboleggiano il luogo e lo scenario del Calvario. La processione di Barcellona inizia dalla chiesa di San Giovanni Battista, l’altra dalla chiesa di Santa Maria Assunta. Si muovono simultaneamente, partendo infatti nello stesso orario, intorno alle 17:30, si muovono in direzioni differenti percorrendo strade e vie diverse ma, all’imbrunire, i due cortei si incontrano, come a volersi salutare, sul ponte del torrente Longano dando vita ad uno dei momenti più suggestivi e commoventi di tutta la sacra rappresentazione.

visillanti

Accompagnano le vare gruppi di cantori, i “visillanti”, che intonano il canto a più voci: la Vexilla Regis, un Inno alla Croce, che simboleggia il trionfo della Croce sul peccato e la morte. Il testo in latino, diviso in pedi o strofe, viene cantato per tutta la durata della processione e in esso la prima voce, che avvia il verso iniziale, viene seguita dal coro mentre lo “iautu”, (l’acuto) emerge nella parte finale di ogni strofa. Affascinante e suggestiva è anche la sfilata dei Giudei che precedono la preziosissima varetta del “Signore Morto” con i loro bellissimi vestiti d’epoca con elmo e lance. E se è vero che esiste un’amichevole competizione tra i due cortei lo si può notare in molti elementi, in primis, le vare: con un fascino più antico quelle di Pozzo di Gotto e molto più fastose, luminose, quelle di Barcellona. Nella tipica visilla barcellonese, invece, il canto è gridato e poggia sulla potenza delle voci, mentre la visilla di Pozzo di Gotto risulta molto contenuta nei toni e più rigida nell’esecuzione.

Altre differenze si notano anche nei costumi dei giudei: mentre a Barcellona i soldati sono dei romani nelle loro vesti tradizionali, a Pozzo di Gotto i giudei vestono con colori sgargianti e indossano un copricapo molto particolare, cioè un elmo in lamiera con un piumaggio di penne di pavone che può arrivare fino a un metro d’altezza e che, molto probabilmente, simboleggia la cattiveria dell’uomo nel condannare Cristo. Al di là della suggestione e del fascino che hanno, le vare barcellonesi rivestono un significato religioso molto più profondo e veritiero e che ciascuno nel suo intimo rivive ogni anno in questa occasione, ossia che Dio ci ama di un amore così profondo definitivamente manifestato dalla sua morte. “La più grande lezione che Gesù ci dà nella Passione consiste nell’insegnarci che ci possono essere sofferenze vissute nell’amore”. Ricordiamolo.

 

Rita Chiara Scarpaci

Santi Scarpaci

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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