giovedì, Aprile 25, 2024
Comprensivo Milazzo 1

I PRIMI TATUATI MILAZZESI FURONO I “FILUARA” (NAVIGANTI) DELL’OTTOCENTO! ACCADEVA A MILAZZO… TANTO TEMPO FA!

Oggi il tatuaggio è sintomo d’identità e caratterizza una persona indipendentemente dall’ età e della categoria sociale a cui appartenga. Oggi tantissimi si tatuano, o per seguire la moda o perché danno al tatuaggio un significato particolare, vogliono imprimere sulla pelle un ricordo, per sempre, diffusi sono i tatuaggi di famiglia.

Abbiamo letto un saggio interessante” Il tatuaggio in Sicilia” apparso nel 1892 del medico, antropologo e docente universitario a Sassari e Catania, Francesco Bertè (1844-1895), che punta l’attenzione sui tatuati milazzesi. Scopriamo che i tatuaggi erano diffusi tra i naviganti e giovani che prestavano servizio di leva nella Regia Marina, c’ era un limite d’età infatti raramente si andava oltre i 25 anni, gli anziani li ritenevano” cose di figghiòli”. L’antropologo scrive che i ragazzi con caratteri vivaci e spesso nevrotici avevano più tatuaggi, mentre chi aveva un solo tatuaggio si riteneva avesse un carattere mite. La stragrande maggioranza dei naviganti milazzesi tatuati presentava un unico tatuaggio o al massimo due, quindi si deduce fosse costituita da persone tranquille e normalissime”. Coloro che navigavano venivano chiamati “filuari” o “filuara” e si tatuavano a differenza dei pescatori e facchini portuali che non lo facevano, o forse lo fece qualcuno in via del tutto eccezionale. Non si tatuavano a Milazzo gli operai e i contadini che avevano prestato servizio militare nell’ esercito. Gli ex soldati di fanteria apostrofavano con disprezzo i marinai tatuati: “se aveste dovuto trottare in piazza d’ armi come noi dalla mattina alla sera, non aveste avuto il ghiribizzo di marcarvi come i cavalli! Questa frase era spesso pronunciata dai soldati a dimostrazione del disprezzo verso i naviganti, che a detta loro non avevano nulla da fare e trovavano il tempo per questo passatempo. Si tatuavano “stando sotto le armi”, alla Spezia, lungo la navigazione sui Regi Navigli, negli spedali di marina, come nello spedale della real marina di Piedigrotta, a Napoli o in prigione.  Proprio a Piedigrotta veniva utilizzata una macchina, una sorta di sacrificatore a scatto di molla che imprimeva sulla pelle i disegni. I Non sappiamo i nomi dei primi tatuati milazzesi ma solo le iniziali, ad esempio il marinaio milazzese F. A. classe 1855 si autotatuò la bellezza di 11 volte, l’avambraccio sinistro! I Soggetti dei tatuaggi erano svariati, solitamente si prediligevano: pesce spada, cannoni, cuori trafitti da frecce, le proprie iniziali, quelle della donna amata, bandiere, ancore, catene, vasi di fiori, croci e crocifissi. Un altro marinaio milazzese T. A. classe 1860, rinchiuso in prigione, si autotatuò l’avambraccio sinistro con la sigla W 60, cioè viva 1860, anno della sua nascita. A.F. marinaio milazzese chiamato Murat per il suo temperamento, classe 1866 si fece tatuare a bordo della fregata S. Michele” su entrambi gli avambracci con vasi di fiori e crocifissi e tatuò anche tutti i suoi compagni.

L’ antropologo Bertè evidenziava che i tatuaggi con le lettere e le cifre erano diffusi tra le moderne generazioni più alfabetizzate piuttosto che tra gli anziani filuara(naviganti).

I metodi più in uso consistevano nel fare il disegno sulla pelle, poi veniva trapunto con tre o cinque aghi legati ad un portapenna o ad una bacchettina. Gli aghi erano intinti in inchiostro di china o in polvere carboniosa; Accadeva che si urinasse sopra la parte trapunta che veniva di seguito battuta e fasciata.

Una notizia curiosa riguarda le donne di Milazzo che non presentavano tatuaggi, tranne forse qualche prostituta, le donne si vergognavano di esporre un corpo tatuato e se si fossero tatuate, avrebbe dovuto farlo un uomo: il padre, il fratello o il marito.

 

 Ludovica Bernasconi

Aurora Impalà

Classe I B

Scuola media Garibaldi

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