sabato, Aprile 20, 2024
Comprensivo Mazzini MessinaIn Primo Piano

IL DRAMMA SUL GRAN SASSO CI INDUCE ALLA RIFLESSIONE.

Sgomento, speranza, gioia, tristezza, dolore, quante emozioni ci hanno accompagnato in questi giorni a seguito dei tragici fatti che hanno colpito l’hotel “Rigopiano”, una struttura alberghiera situata sul Gran Sasso, in Abruzzo.

Tutto è cominciato mercoledì 18 gennaio, quando il terremoto ha fatto sentire ancora una volta la sua terribile voce e causato altre vittime.

Un resort di lusso, spazzato via in una frazione di secondo da una valanga di inaudita forza, sollecitata da scosse sismiche; ha distrutto tutto al suo passaggio e causato numerose vittime.

L’hotel, ora inesistente, era un’enorme struttura di tre piani.

Dopo le prime scosse del mattino, gli ospiti avevano deciso di anticipare il rientro e aspettavano che uno spazzaneve arrivasse per liberare la strada, ma l’attesa fu vana. All’improvviso la tragedia, una massa ghiacciata di proporzioni spaventose, di oltre 300 metri, si stacca dalla montagna mentre il sisma torna ripetutamente ad infierire. La slavina si abbatte prima sul bosco, nei pendii superiori e poi è l’inferno sull’hotel di Rigopiano. L’impatto è tremendo, violentissimo, tanto da far spostare i piani superiori della struttura per diversi metri. Fortunatamente qualcuno, per un puro caso, rimane fuori dall’abitato e riesce a dare l’allarme, è Giampiero Parente che ha moglie e figli intrappolati sotto le macerie, sommersi dalla neve. Nonostante la cattiva ricezione riesce a contattare un amico, Quintino Marcella, che a sua volta immediatamente (17.30) allerta i soccorsi: il 112, poi il 118, 115, 113, ma non viene creduto subito. Solo alle 20.00 si mettono in moto le macchine dei soccorsi, ma tutto procede molto lentamente, anche per le difficoltà causate dalla presenza di tre metri di neve sull’unica strada che conduce all’hotel. I primi aiuti vengono dati dagli uomini del soccorso alpino e della guardia di finanza giunti con gli sci, nella notte. Dopo molte ore, anche la colonna mobile dei soccorritori, preceduta dalla tanto attesa turbina spazzaneve, giunge a destinazione. Sul luogo vi sono centinaia di uomini: soccorso alpino, vigili del fuoco, unità cinofile, polizia, carabinieri, protezione civile, guardia di finanza, e diversi mezzi dell’esercito, tutti con professionalità fanno l’impossibile, anche a rischio della propria vita.

Un paradiso naturale trasformato, in pochi secondi, in uno scenario catastrofico, in un gelido inferno bianco. Dall’alto gli operatori delle varie emittenti televisive, fanno vedere uomini e macchine che scavano per ore e ore tra la neve e le macerie, nella speranza di trovare superstiti. È la speranza il motore dei soccorsi e bisogna tener viva quella speranza, ad ogni costo!  Finalmente una splendida notizia, i bambini sono in salvo! Si continua quindi in modo frenetico, ma con professionalità, a scavare. Vengono estratte vive alcune persone e poi anche Nuvola, Lupo e i loro tre cuccioli, bellissimi pastori maremmani, Neve invece la mascotte dell’hotel non ce l’ha fatta, così come altre 29 persone. Nonostante l’eroico, commovente, impegno dei soccorritori, che ha permesso di trarre in salvo 11 vite, il bilancio è terribile: 29 morti!

Ma questa tragedia, seguita con ansia da tutti, si poteva evitare?

È questa la domanda che in molti ci poniamo. Tante sono le accuse, le critiche sollevate subito dopo il tragico evento:

-Quella struttura alberghiera forse non avrebbe dovuto essere costruita lì, in quel luogo;

-Dato che l’allerta neve soglia 4 (massima pericolosità 5), era stata diramata già alle 16.00 del giorno precedente, come mai non si è provveduto all’evacuazione?

– Le richieste d’aiuto dall’hotel perché non sono state prese sul serio?

-Come mai l’albergatore non possedeva una turbina o altro mezzo per rendere agibile una strada di montagna data la posizione dell’albergo?

Per non parlare della” lunghezza” dei permessi, delle autorizzazioni; mio padre mi ha detto che si chiama “burocrazia”, è la nostra burocrazia che frena tutto!?

Non sarebbe più logico salvare prima le persone? Poi mi domando ancora, perché il mio Paese va al rallentatore?  Da poco in classe abbiamo parlato dell’efficienza dei servizi di tanti Paesi del nord Europa, non possiamo prendere esempio da loro? A scuola ci insegnano che il confronto fa crescere.

Uomini valorosi se ne sono visti tanti, e non solo in questa tragedia, ma è anche vero che si nota tanta superficialità e incapacità! Mi auguro comunque che tutto ciò possa servire soprattutto a noi giovani, per migliorarci, essere più responsabili e consapevoli dei nostri doveri.

 

BALUCI MARIA LETIZIA–  Scuola Media Mazzini – Classe II Sez. E

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