martedì, Aprile 30, 2024
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Il rispetto per la donna

Al giorno d’oggi è purtroppo molto frequente sentir parlare di femminicidio. Questo termine è stato introdotto per la prima volta dalla criminologa femminista Diana H. Russell all’interno di un articolo del 1992, per indicare le uccisioni delle donne da parte degli uomini per il fatto di essere donne. 

Giorno 11 novembre è stata vittima di questo spregevole crimine una giovane ragazza veneta, Giulia Cecchettin, di appena 22 anni, uccisa a coltellate alla testa e al collo che le sono state inferte dall’ex fidanzato Filippo Turetta. 

Non è la prima volta che accadono questi orrendi delitti: infatti, sono stati registrati ad oggi 106 episodi nel 2023 di femminicidio con vittime prevalentemente giovani. 

Per commemorare le donne a cui è stata tolta la vita, è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1999 una giornata internazionale che si celebra ogni anno il 25 novembre. Questa data è stata scelta in ricordo delle tre sorelle Mirabal, Patria, Minerva e Maria Teresa, rapite, violentate e uccise nella Repubblica dominicana proprio il 25 novembre del 1960 da sicari del dittatore Rafael Trujillo.

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Uno dei simboli di questa giornata sono le scarpe rosse ideate da un’artista messicana, Elina Chauvet. Quest’artista, il 22 agosto 2009, posizionò in una piazza della città di Ciudad Juárez 33 paia di scarpe femminili, tutte rosse. L’idea della Chauvet nacque dalla necessità di accendere i riflettori sul dilagante fenomeno dei femminicidi e tra questi anche quello della sorella, assassinata dal marito. 

L’altro simbolo è la panchina rossa che è stata ideata dagli Stati Generali delle donne. Utilizzata per dire no alla violenza, con particolare riferimento alla violenza di genere che avviene purtroppo all’interno del nucleo familiare, la panchina rossa rappresenta il posto vuoto lasciato dalle donne assassinate.

Sentendo parlare ancora oggi di quest’orrendo reato che è anche una violazione dei diritti umani ci chiediamo con sgomento perché nonostante si parli tanto di femminicidi, questo fenomeno sia ancora presente. Forse ci vorrebbero pene più severe? Forse occorre che il cambiamento sia più profondo e non sia solo a parole? Forse alcuni uomini non cambieranno mai, perché in fondo la nostra cultura è patriarcale e si nutre di stereotipi duri a morire come emerge dai messaggi pubblicitari o dai modi di dire che si usano solitamente.

 Tanti passi sono stati fatti nel lungo cammino della parità di genere dall’abolizione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore nel 1981, grazie al coraggio di Franca Viola, sino al riconoscimento dello stupro come reato contro la persona. Ma non è abbastanza.

Come affermava in un discorso nel 1993 l’allora Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan: “La violenza contro le donne è forse la più vergognosa violazione dei diritti umani. E forse è la più diffusa. Non conosce confini geografici, culturali o di stato sociale. Finché continuerà, non potremo pretendere di realizzare un vero progresso verso l’eguaglianza, lo sviluppo e la pace”.Tanti anni sono passati ma quest’affermazione è purtroppo ancora molto attuale. Occorre allora un cambiamento radicale a partire dalle famiglie e dal mondo della scuola affinché cambi la mentalità e non si assista più alla prevaricazione e alla violenza di genere.

Non bisogna commuoversi soltanto davanti a una panchina e un paio di scarpe rosse in pieno autunno, ma serve rispetto e amore in tutte le stagioni!

Greta Cucinotta

Greta Rossello

Matilde Maiuri

Classe 3C Scuola Media “G. Verga” I.C. “L. Capuana”

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