giovedì, Maggio 2, 2024
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Siso ci insegna a rispettare il mare

Il “Muma”, Museo del Mare di Milazzo, non è il classico museo del mare, ma un luogo dove Scienza e Arte si incontrano e dove chi va a visitarlo prende coscienza dei danni provocati alla fauna e alla flora marina da parte dell’uomo. Il “Muma” si trova all’interno del Castello di Milazzo, in provincia di Messina, e ospita lo scheletro del Capodoglio Siso. Ma perché è stato scelto proprio questo luogo? Sia per importanza, perché dove adesso è esposto lo scheletro del Capodoglio nel 1500 c’era l’altare del Duomo antico, e anche perché nel 1700 questo divenne un luogo di prigionia, e quindi per ricordare che Siso è morto prigioniero di una rete illegale.

Il Capodoglio Siso era un cucciolo maschio di circa 7-8 anni lungo 10 metri, che nell’estate del 2017 è rimasto impigliato con la pinna caudale in una rete illegale, una spadara, a largo delle Isole Eolie. Il Capodoglio, purtroppo, dopo una lunga e atroce agonia, è morto e il suo corpo è stato trasportato dalle correnti fino alle coste di Capo Milazzo. Qui il giovane biologo milazzese Carmelo Isgrò, insieme al suo amico Francesco, per gli amici Siso, hanno recuperato tutti i resti del povero animale mettendoli al sicuro per poi ricomporli. Durante questa operazione, dalla pancia del Capodoglio è stata estratta tanta plastica, tra cui diverse buste e anche un vaso nero da giardinaggio. Proprio quel giorno purtroppo, Francesco ha avuto un incidente stradale ed è morto. Allora Carmelo Isgrò ha pensato di dare una seconda vita sia all’amico sia al Capodoglio, battezzando quest’ultimo con il nome “Siso”. Così nasce il “Siso Project”. Ricostruito lo scheletro all’interno del Bastione di Santa Maria dell’antico Castello di Milazzo, esso è stato infatti esposto sospeso in aria, riposizionando sia la rete illegale che l’ha ucciso sia la plastica all’interno della pancia. L’obiettivo di questo progetto è quello di sensibilizzare la gente facendo sì che la storia di Siso faccia riflettere e crescere tutti, sia adulti che bambini, ma anche con lo scopo di informare della pesca illegale molto diffusa nell’arcipelago delle Eolie, dove ogni anno vengono trovate in mare circa cinquemila reti da pesca illegali, nelle quali muoiono tantissime tartarughe Caretta Caretta.

Non possiamo quindi permettere che Siso sia morto invano ma soprattutto dobbiamo fare in modo che tragedie come questa non si ripetano mai più.

Veronica Biondo

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G. (ME)

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