lunedì, Maggio 6, 2024
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Pace: l’utopia necessaria

Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà combattuta con i bastoni e con le pietre

Albert Einstein

Credo fermamente che qualsiasi persona sul pianeta Terra sia a conoscenza che la guerra esiste da sempre ed è una delle prime ferite che l’uomo ha inflitto a sé stesso e all’umanità.

Purtroppo, nel tempo si è evoluta in termini sempre più globali ed adesso è la protagonista indiscussa delle testate giornalistiche, mutando verso una totale disumanizzazione che pervade i territori e inasprendo tutto ciò che incontra.

Eppure di guerre ne esistono di tanti tipi, ma purtroppo quella attuale non fa che confermare l’inefficienza della morale moderna, la totale o parziale mancanza di comprensione, che va a sovrastare il desiderio di arricchimento territoriale e materiale.

Per quale assurdo motivo un popolo o una persona dovrebbe mai preferire acquisire un altro pezzo di terra, possedendone già a sufficienza? Non ci resta che ipotizzare che i motivi siano altri. Parliamo di un lento e costante declino dei valori morali che per anni hanno caratterizzato le generazioni.

Che sia colpa della società o dell’importanza che la società attribuisce alla singola educazione e valorizzazione morale?

Non c’è nessuna nobiltà nell’essere superiore a qualcun altro, la vera nobiltà consiste nell’essere superiore a chi eravamo ieri”.

 Per quanto sia inizialmente ardua da comprendere, tale citazione di Ernest Hemingway evidenzia come a volte la vita possa porti su piani differenti, mettendoti nella posizione di illuderti di essere migliore degli altri, ma la vera sfida è un’altra: prendere coscienza di chi eri ieri, di chi sei stato oggi e di chi potrai essere un domani, cercando di diventare la parte e la versione migliore che tu possa mai essere.

I rapporti che interessano organismi più grandi sono complessi, ma non possiamo permetterci di dimenticare per cosa viviamo. Ognuno di noi è portatore di un pensiero che, pur nel suo piccolo e giusto o sbagliato che sia, contribuisce a cambiare la società e che diventa col passare del tempo un pezzo di storia.

A parer mio, la guerra è da ripudiare, in quanto non si può concepire un ideale futuro che sia lo specchio dei valori mancati, delle decisioni sbagliate. Se pur alle volte sia necessaria come strumento di difesa, non riuscirò mai a capire fino in fondo i motivi che la generano. Che ci piaccia o no, l’umanità è diversa, e menomale aggiungerei!

Sarebbe meglio vivere in un contesto socio-culturale in cui gli esseri umani diventano inevitabilmente prodotti meccanici dei loro ambienti, delle macchine fine a sé stesse, che perseguono obiettivi per conto di altri, che non hanno dei valori personali, un pensiero proprio e una coscienza? Il mondo diventerebbe un deposito di carcasse incapaci di cogliere mai il vero senso della vita.

La vita è ben altro. La vita non è l’alternarsi di bene e male, di pace o di guerra, la vita è particolarmente complicata da spiegare. La vita è molto di più che esistere,  è anche pace, che non consiste soltanto nello spazio temporale tra due conflitti, ma è, o dovrebbe essere, la legge stessa della vita. Pace è quando agiamo in modo giusto e soprattutto quando tra ogni essere umano regna la giustizia.

La vita conserva la bellezza che nasce da un tramonto, da un abbraccio, dalla gentilezza. La vita è la luce che si intravede in fondo a un tunnel, è la possibilità di rialzarsi e ricominciare dopo una caduta.

E una delle cose più importanti che conserva la vita è il creato. Per quanto pensi, a volte, che l’uomo non potrà mai esserne degno, il creato è l’unica bellezza che potrà mai pervadere i nostri occhi con i suoi colori ed è esso stesso la vita. Lo so, è una contraddizione, sono l’una complementare all’altro, ma se al creato non aggiungessimo la vita, o viceversa, noi non esisteremmo.

Quanto è difficile per l’uomo cedere accettare l’idea che, se non rispetta la vita, creerà una voragine dentro la quale lui stesso precipiterà?

Un vecchio aforisma afferma che gli alberi sono le colonne del mondo e che, quando gli ultimi alberi saranno stati tagliati, il cielo cadrà sopra di noi. Io penso che violare la vita non significa solo tagliare un albero, ma anche offendere un fratello o attentare alla bellezza della natura inquinandola e distruggendola.

Nei giorni in cui il vento è leggero e muove a malapena le foglie e gentilmente ti accarezza il viso e accompagna il volo degli uccelli, salendo fino alle nuvole colorate di un rosa tiepido, per poi riscendere conservando i segreti dell’aria, ditemi, in quei giorni sareste mai capaci di innescare un meccanismo di distruzione? Un meccanismo che, a lungo andare, ucciderebbe popoli interi? Io sarei talmente pervasa dalla bellezza della natura, che l’unica cosa a cui non potrei mai pensare sarebbe proprio la morte.

Se esiste l’uomo, vuol dire che, al di là della guerra, della sofferenza e dell’inquinamento, siamo creature belle quanto la natura, delle creature che custodiscono le chiavi della vita, capaci di proteggerla e preservarla. Ne siamo capaci, ma quanto ci costa realizzarlo?

A parer mio, l’uomo è capace di compiere meraviglie quando riesce a riemergere dall’immenso dolore, che egli stesso ha creato, facendo prevalere la logica della pace sulla follia della guerra.

pace,

Un mondo di pace, per quanto sia un pensiero soffice e meraviglioso, è certamente un’utopia molto difficile da realizzare. Non possiamo però rinunciare a diffonderne l’idea, operando nel concreto una diffusa sensibilizzazione.

L’esistenza del male non è certamente la cosa migliore, ma si potrebbe concepire anche in maniera non del tutto negativa, se lo si vede come antitesi al bene.

Potremmo iniziare a pensare al male non come oblio di terrore infinito, ma come termine di paragone del bene. Per quanto sembri una contraddizione, abbiamo bisogno di equilibrio non di sopraffazione e non si può quindi giustificare il ricorso alle armi.

Non possiamo continuare a fare guerre, neanche in difesa da ipotetici nemici che, nell’immaginario collettivo, potrebbero minare le nostre società a causa della diversa cultura o religione o, peggio, del differente colore della pelle.

Perché creare barriere culturali? Sarebbe bello potersi aprire alla molteplicità di culture ed etnie senza correre il rischio di perdere la propria identità.

Del resto, le persone di tutto il mondo, ridono e sorridono nella stessa lingua. Non esistono delle differenze nella felicità e nella gioia tra un popolo e un altro; quando un uomo è triste, piange, i suoi occhi si colmano di lacrime e ciò accade in tutto il mondo a prescindere da qualsiasi differenza etnica, politica o sociale. In qualche modo ciò ci ricorda che siamo tutti magnificamente somiglianti e capaci di creare qualcosa di bello, un domani migliore per noi e per chi verrà dopo di noi.

Basterebbe soltanto che tutti noi ci amassimo per quello che siamo, un popolo mondiale al quale non serve ulteriore dolore e sofferenza, che ha diritto ad un posto in cui abitare che sia sano, pulito e giusto.

Facendo proprio il pensiero del grande capo Toro Seduto, solo quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo pesce catturato e l’ultimo ruscello avvelenato, ci renderemo conto che non possiamo mangiare denaro.

Francesca Fleres 2 B CH

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