giovedì, Maggio 16, 2024
Eventi e Spettacoli

Narciso e narcisi. I mille volti violenti del narcisismo patologico

Dal codice rosso della legge al filo rosso dell’educazione

Fornire nuove consapevolezze e strumenti efficaci per affrontare il mondo che ci circonda e sostenere le sfide del domani in maniera certa e sicura deve essere la cifra costitutiva di una istruzione seria, che pone al proprio centro la formazione degli studenti nell’ interezza della loro persona.

Ed è proprio in tale direzione che si ascrive il seminario “Narciso e narcisi. I mille volti violenti del narcisismo patologico” svoltosi la settimana scorsa nell’aula magna dell’istituto Majorana, alla presenza di illustri relatori del mondo accademico e istituzionale per una tavola rotonda di elevato spessore e rilievo formativo.

L’incontro, rivolto ad alcune classi dell’istituto mamertino, ha avuto il merito di affrontare temi e questioni di stringente attualità, quali la necessità di sapersi tutelare e non farsi intrappolare in relazioni potenzialmente tossiche, vicini al mondo di ognuno di noi e particolarmente agli adolescenti, così sensibili, e quindi facilmente influenzabili e vulnerabili.

Si potrebbe compendiare l’intera mattinata col seguente motto: dal codice rosso al filo rosso dell’educazione! Proprio la legge denominata “Codice Rosso” e le sue disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, di cui ha parlato l’avv. Penalista Bonaventura Candido, Presidente della Camera Penale del Tribunale di Messina, ha consentito a tutti noi di riflettere non solo su definizione, procedura, nuovi reati e aggravanti, ma anche sulla necessità e validità di prevedere la rieducazione dell’imputato, senza l’accanimento dell’aggravamento delle pene che, peraltro, potrebbe sortire effetti ancora più rovinosi e irrecuperabili. Ancora più tecnico l’intervento della dott.ssa Lara la Rosa, Vice Questore, Dirigente del Commissariato di Polizia di Milazzo che, con pacatezza ma estrema competenza, ha illustrato l’applicazione Youpol e spiegato come sia imprescindibile investire nell’attività di formazione del personale per far in modo che gli operatori alla sicurezza siano sempre in grado di capire e intercettare i bisogni e i disagi della donna e di chi subisce violenza al di là anche di parole non dette.

Particolarmente apprezzati gli interventi dei due accademici dell’Università degli Studi di Messina, Stefano Agosta, professore associato di Diritto Costituzionale, e Ivan Formica, docente di Psicologia e Psicoterapeuta che, insieme alla dottoressa Shara Pirrotti, autrice del libro “Guariti per amare. Le vittime del Narcisismo si raccontano”, hanno portato l’attenzione sui mille volti violenti e patologici del narcisismo con una disamina attenta e completa di un argomento che, paradossalmente, trae la sua origine, almeno nel nome, da una storia affascinante e suggestiva, il mito di Narciso.

Dialogare di narcisismo richiede la consapevolezza che esistono due facce della medaglia: un narcisismo altruistico e generoso, che ha a che fare con la voglia, o bisogno, dell’approvazione altrui, e un narcisismo egoista, che ha paura del giudizio e che pertanto assume atteggiamenti poco empatici e col proprio fare allontana prima ancora di essere allontanato. Una delle differenze più accreditate in termini di narcisismo è quella tra narcisismo overt e narcisismo covert: il primo ha caratteristiche grandiose del sé, il secondo invece caratteristiche ansiose e timorose. Entrambe, però, hanno dei punti in comune, vale a dire il bisogno di ammirazione, le idee grandiose e, ovviamente, sempre un difetto dell’autostima. Si può quindi parlare di disturbo narcisistico di personalità, i cui indicatori clinici sono: un senso grandioso di importanza, fantasie di successo, ritenersi speciale e unico, eccessiva ammirazione, senso di diritto, cioè si aspetta che ognuno lo tratti sempre secondo le sue aspettative, mancanza di empatia e invidia.

Ancor più grave il narcisista nelle relazioni amorose poiché, in questo caso, si determina un’altra figura che permette al narcisista di portare avanti il suo terribile gioco, il dipendente affettivo; qui, per un meccanismo tossico, il narcisista ricopre il ruolo di carnefice e il dipendete affettivo quello di vittima che uscirà devastata dalla relazione fatta di manipolazione, svalutazione e totale dipendenza.

La patologia narcisistica, com’ è facilmente comprensibile, ha maggiore cittadinanza nell’era dei social network, il cui uso nel tempo ha vissuto un’evoluzione a dir poco pericolosa. Se prima essi erano solo un luogo di piacere, negli ultimi anni sono diventati sia “spazio per dare sfogo a un narcisismo remunerativo”, basti pensare infatti ai fashion blogger, ai travel blogger e agli influenzer, sia, soprattutto, un “nuovo luogo di realizzazione” e, in tal senso, alimentano quel bisogno, più o meno conscio, di cercare di compensare nella vita virtuale ciò che ci manca nella vita reale.

I rischi legati a quest’ultimo aspetto sono notevolmente risaputi, rientrano anch’essi nello spettro della dipendenza e potrebbero sconfinare nella sfera giuridica.

La manipolazione delle immagini per postare sui social un’immagine di noi altamente idealizzata e controllata nasconde insicurezze e si presta a insidie più o meno gravi. Il desiderio di monitorare la nostra popolarità e visualizzare i like ricevuti genera infatti il circuito narcisistico della ricompensa, ovvero io faccio una cosa e ricevo una gratificazione! Ma più gravi i pericoli e i problemi derivanti dalle immagini postate sui social per i fenomeni legati al “body shaming”, al “remeng porn”, alle fake news, fino agli heaters, gli “odiatori”, perché lesivi dei diritti umani. 

Molto delicato e complesso l’equilibrio fra la libertà personale di opinione e di espressione e il rispetto altrui, della dignità e sensibilità altrui. Qual è il limite? Dove si colloca il confine da non oltrepassare per non offendere il nostro prossimo? Forse non c’è scritto e non deve esserlo. Forse sono la nostra coscienza o quelli che abbiamo imparato chiamarsi buon senso, educazione, rispetto e comprensione a doverci guidare nelle relazioni interpersonali e, ancor prima, nel pieno e prioritario rispetto della propria persona.

Tocca al prof. Sergio Minniti, psicologo, psicoterapeuta, docente e responsabile del Centro di ascolto del Majorana, concludere l’incontro con la promessa di ritornare presto su temi che, fornendo gli strumenti per passare dall’istruzione all’educazione, consentono di riscoprire l’importanza della soggettività e della sfera emotiva come chiave di crescita e maturazione degli studenti.

Da RTP giornale:

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