venerdì, Maggio 3, 2024
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Donne vittime di un amore sbagliato

amore,

“Ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai”! Così dice Ermal Meta nella sua canzone “Vietato Morire”. Sì, perché chi ti ama veramente non ti fa del male. MAI. In Italia, invece, ogni tre giorni viene uccisa una donna, da suo marito, fidanzato o ex, tanto che la violenza domestica è la prima causa di morte nel mondo per le donne tra i 16 e i 44 anni. Per fortuna negli ultimi anni qualcosa è cambiato, grazie anche alle tante associazioni che organizzano manifestazioni contro la violenza o proteggono le donne che decidono di dire “basta!”.

L’ONU, inoltre, ha indetto la “Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne”. La data stabilita è il 25 novembre e in questo giorno nelle piazze di molte città italiane possiamo vedere grandi distese di scarpe rosse. Queste scarpe rappresentano tutte le violenze, i maltrattamenti e talvolta la morte che le donne hanno subito; rosse perché il rosso è il colore dell’amore, della passione che si trasforma in violenza e possesso.

amore,

Questa storia, come tante altre di violenza sulle donne, mi rattristano perché non riesco a capire, magari ancora sono troppo piccola, come qualcuno che ti vuole bene, come tuo padre o il tuo fidanzato, possa farti del male. Le donne invece vanno amate e rispettate sempre, non solo il 25 novembre! E vorrei che tutti lo capissero.

La donna, da sempre, ha dovuto fare i conti con l’essere considerata inferiore rispetto all’uomo, costretta a subire violenza da parte del marito o dal padre. Nonostante sia passato tanto tempo, però, ancora oggi le donne continuano ad essere vittime inconsapevoli delle persone che amano e che, senza rendersene conto, continuano a difendere. Molte di loro non hanno il coraggio di denunciare, rimanendo in silenzio. Per cambiare la realtà, inoltre, non basta una Giornata Mondiale nel calendario: bisogna cambiare il modo di pensare, soprattutto delle donne stesse, che devono trovare la forza e denunciare le violenze subite. Come Martina, la protagonista di un racconto letto in classe, che soltanto quando è rimasta incinta ha trovato il coraggio di raccontare tutto quello che aveva subito, sopportando per anni le violenze e i maltrattamenti, prima da parte di suo padre e poi da suo marito.

Ylenia Biondo

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G. (ME)

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