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Un “fiocchetto lilla” per non dimenticare i disturbi alimentari

Una delle problematiche più scottanti che affligge la nostra società, in particolare la fascia adolescenziale, è senza dubbio il difficile rapporto dei giovani con il cibo.

Molto spesso Tv e social network, nonché passerelle di moda, propongono infatti perfetti canoni di bellezza che spingono i ragazzi, ma soprattutto le ragazze, a imitarli a tutti i costi, mettendo purtroppo in pericolo la loro salute. In relazione a ciò, non si può quindi negare la costante diffusione di patologie che sono strettamente connesse alla sfera dell’alimentazione. Per indicare l’insieme di tutti i Disturbi del Comportamento Alimentare è stata addirittura coniata la sigla DCA, che comprende, oltre all’anoressia e alla bulimia nervosa, anche l’obesità e il “binge eating disorder” (fame insaziabile con continue e ripetute abbuffate di cibo).

Per indicare l’insieme di tutti i Disturbi del Comportamento Alimentare è stata addirittura coniata la sigla DCA, che comprende, oltre all’anoressia e alla bulimia nervosa, anche l’obesità e il “binge eating disorder” (fame insaziabile con continue e ripetute abbuffate di cibo).

Considerati gli aumenti vertiginosi di casi relativi ai disturbi alimentari, pertanto, il 15 marzo 2012 è stata istituita per la prima volta dall’associazione “Mi nutro di vita” la “Giornata del fiocchetto lilla”, simbolo della lotta contro i disturbi alimentari. Tale data non è stata scelta casualmente, ma ricorda il giorno in cui Giulia Tavilla, una giovane adolescente bulimica di soli diciassette anni, è rimasta vittima di un circolo vizioso da cui non è riuscita a venire fuori. Il padre Stefano, al fine di non dimenticare e soprattutto per evitare il ripetersi di episodi tanto tragici quanto spiacevoli, ha voluto dedicare questo giorno alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica su tali problematiche, giovanili e non, e a diffondere la consapevolezza che queste patologie si possono oggi curare e superare. Dedicare un’intera giornata alla corretta informazione su questa tematica è perciò utile per consentire di agire tempestivamente, di attivarsi per aiutare chi soffre di questi disturbi. È simbolo di speranza per coloro che stanno ancora lottando…

Il soggetto anoressico, in particolare, nel tentativo di imitare i modelli di assoluta perfezione, tende a ridurre drasticamente le quantità di cibo, selezionando alimenti a basso contenuto calorico ed escludendone del tutto altri che sono fondamentali per il funzionamento corretto del nostro organismo. Non solo. La persona anoressica spesso si provoca il vomito e pratica una intensa attività fisica per avere il massimo dispendio calorico. Inizialmente la persona anoressica è enormemente soddisfatta per il calo considerevole di peso, ma subito dopo l’organismo inizia a indebolirsi, non riuscendo più a compiere le normali azioni quotidiane. Sono svariati i segnali che potrebbero far percepire che una persona soffre di anoressia nervosa: saltare i pasti, assumere farmaci che riducono la fame o salire continuamente sulla bilancia… È indiscutibilmente un problema di natura psicologica.

Anche la bulimia coinvolge la sfera emotiva dell’individuo, ma con caratteristiche diverse rispetto a quelle sopra citate. La bulimia nervosa porta infatti la persona a compiere grandi abbuffate, ingerendo quantità esorbitanti di cibo, miscugli assurdi tra dolce e salato, che danno immediatamente senso di soddisfazione e di piacere, tendenti a colmare il vuoto della noia o della solitudine. Subito dopo, però, il bulimico è invaso da un profondo senso di colpa, che lo porta a chiudersi in sé stesso o a provocarsi il vomito.

Per indicare l’insieme di tutti i Disturbi del Comportamento Alimentare è stata addirittura coniata la sigla DCA, che comprende, oltre all’anoressia e alla bulimia nervosa, anche l’obesità e il “binge eating disorder” (fame insaziabile con continue e ripetute abbuffate di cibo).

Le conseguenze delle carenze o degli squilibri alimentari portano a perdita di capelli, vertigini, depressione, isolamento, disturbi ormonali, amenorrea, sbalzi d’umore, problemi cardiologici ecc… 

Chi è caduto in questo tunnel nega di aver bisogno di aiuto, non ritenendo di avere problemi. E i genitori, solitamente i primi a capire l’esistenza di problematiche connesse ad un disturbo alimentare, devono intervenire tempestivamente, chiedendo il supporto di figure specializzate: psicologi, psichiatri, nutrizionisti, dietisti, endocrinologi, internisti ecc.

Molto spesso alla base di queste patologie ci sono però situazioni familiari spiacevoli, che magari sono state interessate da separazioni, da episodi di violenze o dal lutto di una persona cara. Anche una semplice battuta o una presa in giro da parte di amici, compagni di classe, o peggio la difficoltà a gestire lo stress di persone con scarsa autostima, affette da ansia e da disturbi compulsivi, possono rappresentare una miscela esplosiva in grado di scatenare il disturbo.

È auspicabile perciò un maggiore studio e approfondimento del problema anche mediante convegni, seminari e manifestazioni, sia in ambito scolastico che extrascolastico, che possano rendere i giovani ancora più edotti sulle complicanze scaturenti dalla malnutrizione, sulle conseguenze fisiche e mentali talvolta irreversibili di cui possono essere vittima. È il momento di dare ascolto a chi voce non ha, all’assordante silenzio di chi si trova in difficoltà. E non solo nella “Giornata del fiocchetto lilla”.

Giulia Valenti

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G. (ME)

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