Il pregiudizio
[aesop_content color=”#000000″ background=”#80ff80″ columns=”1″ position=”none” innerposition=”auto” imgrepeat=”no-repeat” disable_bgshading=”off” floaterposition=”left” floaterdirection=”up” revealfx=”off” overlay_revealfx=”off”]“È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” (Albert Einstein)
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Il pregiudizio è un parere che viene formulato su un individuo senza averne una conoscenza adeguata. Esprimere questo tipo di pareri, così affrettati, può rivelarsi una pratica pericolosa dal momento che spesso chi li subisce, corre il rischio di essere considerato “diverso” e di essere emarginato. Questa pratica esiste fin dall’origine dell’umanità; persino nelle più antiche poleis greche se ne riscontrano tracce significative. Un esempio è rappresentato dalla considerazione che si aveva della donna, la quale veniva intesa come incapace di autogestirsi e prendere decisioni importanti ed era affidata alla tutela prima del padre e successivamente del marito. La sua “inferiorità” fu ribadita anche dal divieto di votare, un diritto questo, ottenuto soltanto nel secolo scorso.
Non solo la diversità sessuale, ma anche quella etnica, religiosa, ideologica è soggetta ai pregiudizi; la nostra società lo dimostra sempre più evidentemente su molti fronti. È diffusa, per esempio, la tendenza a stabilire dei canoni estetici o di comportamento, allontanandosi dai quali si viene discriminati. Complici di questo meccanismo sono i mass media che influenzano il senso comune, diffondendo modelli che si pretende vengano universalmente accettati, omologandoci tutti. Questi canoni ci portano a screditare chi non si adegua ad essi.
In ambito letterario questa distanza fra la realtà vera e l’opinione superficiale con cui tendiamo ad interpretarla è all’origine della differenza tra comico e umoristico. L’opinione comune reputa questi due concetti come sinonimi ma, in realtà, vi è una sostanziale differenza. Il comico è la reazione spontanea, di riso, a seguito la constatazione della distanza da ciò che si reputa “normale”, in base ai canoni prestabiliti; l’umoristico, invece, scaturisce da un accurato studio delle cause che provocano tale allontanamento. Il comico, quindi, provoca una semplice risatina; l’umoristico spinge a far riflettere sulle cause di questa risata. Contribuì vivamente alla teorizzazione di tale differenza Luigi Pirandello che, per spiegarlo, ricorre all’esempio della “vecchia signora”. Tutti accennerebbero un sorriso alla vista di una vecchietta vestita come una giovane ed agghindata con gioielli dalla testa ai piedi; invece, a nessuno verrebbe in mente di riflettere sulla motivazione che ha spinto la vecchietta a vestirsi così vistosamente. Se ci si pensasse, si arriverebbe alla conclusione che il motivo della sua scelta potrebbe essere la necessità di sembrare più attraente per allietare il marito, magari più giovane di lei e che per lei non prova più amore né attrazione.
Un altro racconto che sviluppa questa tematica è quello di Carlo Manzoni, “Le stranezze del signor Veneranda”. Il protagonista è, appunto, il signor Veneranda, un uomo dallo strano comportamento che mette in difficoltà i suoi interlocutori. Questi, confusi, ritengono che la sua personalità sia molto bizzarra. In realtà, il signor Veneranda viene giudicato superficialmente poiché è un “finto tonto”, una persona che finge di essere stupida, ma in realtà non lo è.
Attraverso questi racconti, dunque, emerge che i pregiudizi sono sinonimo di superficialità e proprio per questo, secondo me, prima di giudicare una persona in base al colore della pelle, al sesso o a qualsiasi altro aspetto ideologico o caratteriale che non si rispecchi nel proprio canone, bisogna prima conoscerla a fondo, per non cadere nella trappola di questo terribile difetto di giudizio umano.
Emanuele Lo Mundo, I A
Liceo scientifico- opzione scienze applicate- “Empedocle” (ME)
