giovedì, Maggio 2, 2024
Costume e Società

PERCORSO DI “DE-RADICALIZZAZIONE” PER UN ITALIANO DIVENUTO ESTREMISTA ISLAMICO

Ha avuto una vasta eco, rimbalzata sui maggiori quotidiani e le TV nazionali, la decisione di una donna magistrato di far intraprendere un percorso di de-radicalizzazione ad un barese convertito all’Islam e inneggiante alla jihad,  sospettato di apologia di terrorismo internazionale.

La donna in questione è la dott.ssa Francesca La Malfa, origini milazzesi, attuale Presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bari.  Mi sono ritrovato a pranzo con lei la scorsa domenica e non ho di certo fatto a meno di discuterci e porle qualche domanda.

Era davvero così pericoloso questo Alfredo Santamato, alias Muhammad?

“Originario di Turi, 42 anni, intercettato a lungo dalla DDA di Bari, oltre ad avere diversi contatti con sospetti jihadisti, postava messaggi dal forte taglio integralista fino ad essere considerato un potenziale esecutore di strage.

Dopo aver imposto il niqab a sua moglie, era intenzionato a praticare l’infibulazione alle sue due bambine ed aveva tra l’altro considerato l’idea di vendere la più piccola, di soli 5 anni. Abbiamo quindi pensato subito di accogliere la sua famiglia in una struttura protetta.”

E le misure successive a suo carico?

“L’obbligo di dimora e, ovviamente, il ritiro immediato della patente di guida in quanto la sua pericolosità era legata soprattutto al mestiere di autista di un grosso camion, che abbiamo valutato essere una vera e propria arma nelle sue mani.  A ciò si aggiunga che nel suo lavoro riforniva persino alcune mense scolastiche”.

Ma la cosa che più ha avuto risalto sui media è stata la decisione di offrirgli questo tipo di percorso di recupero … 

“Insieme alle prescrizioni imposte dalla sorveglianza speciale e il divieto di utilizzare dispositivi con accesso a Internet per due anni, il percorso di de-radicalizzazione a lui dedicato è stata la prima iniziativa di questo tipo in Italia e, per realizzarla, abbiamo avuto la collaborazione dell’Università di Bari allestendo un programma che prevede fra le linee guida: riferimenti al rilievo penale di alcune condotte quali i maltrattamenti in famiglia, la violenza privata o le mutilazioni rituali insieme ad approfondimenti sui concetti di democrazia e di rispetto delle libertà fondamentali in nome della convivenza pacifica”.

Mi confermi, come trapelato dalle cronache, che possa aver mostrato già qualche segno di pentimento?

“Per il momento, scortato da agenti della Digos, è obbligato a frequentare il corso iniziato il 3 novembre presso l’Università per confrontarsi sui temi dell’eguaglianza dei cittadini nella diversità culturale e religiosa, dei diritti costituzionali, della condizione della donna e dell’abbigliamento femminile, dei simboli legati alla religione.  Abbiamo imbastito su misura per lui questo percorso perché possa riflettere sugli errori commessi e cercare di recuperarlo, cosa peraltro possibile”.

Giuseppe Del Bono

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