Nessuno è solo. La terapia dell’amore
In questo periodo di emergenza sanitaria, che purtroppo ha colpito il mondo e l’Italia in particolare, è indubbio che, oltre alle molte problematiche legate ai gravi rischi per la propria salute, non va sottovalutato il fatto che i pazienti ricoverati per Covid-19 perdono ogni contatto con le proprie famiglie a causa dell’alta contagiosità del virus e i divieti ad accedere nei reparti di isolamento. Numerose sono state quindi le richieste dei figli e parenti delle persone costrette alle cure ospedaliere per avere un contatto con i propri cari. Non dobbiamo dimenticare infatti che la maggior parte dei soggetti colpiti da questa malattia sono anziani, che non solo si vedono sradicati dai loro ambienti ma vengono anche allontanati dai loro affetti. Perdono perciò ogni punto di riferimento, non sentono più una voce amica. Gli operatori sanitari cercano per quanto possibile di colmare il vuoto, ma non possono certo sostituire i familiari, tenuto conto anche dell’abbigliamento e maschere con visiera che sono costretti ad indossare per protezione.
Questo è un vero problema per i pazienti Covid, direi un bisogno fondamentale. E proprio in questo bisogno è intervenuta con grande sensibilità l’associazione “Lions Club” di Barcellona Pozzo di Gotto. I Lions, su volontà del loro presidente, ing. Giuseppe Quattrocchi, hanno così recentemente donato uno smartphone dotato di scheda telefonica abilitata anche al traffico dati e quattro tablet al Covid Hospital “Cutroni Zodda” di Barcellona Pozzo di Gotto, ciò per poter consentire proprio le videochiamate dei pazienti con i familiari.
Penso che in questo periodo di particolare gravità sia indubbio che per i malati di covid19 sono indispensabili le cure sanitarie, ma la cura dell’amore e uno stimolo psicologico, in aggiunta alle terapie, non possono che essere di aiuto per una migliore guarigione. Ben vengano quindi gesti solidali, anche semplici, come quello realizzato dai “Lions” barcellonesi, ma anche da tante altre associazioni, in queste ultime settimane. Perché spesso dei piccoli segni possono riempire grandi vuoti.
Giuseppe Levita
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.