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IL GIORNO DELLA MEMORIA: 27 GENNAIO

Il giorno della memoria, non è solo una data sul calendario ma un impegno per ricordare sempre. Auschwitz è stato un ‘mostro’, il simbolo di un male tanto assoluto quanto incomprensibile. Dimenticare significa continuare a restare indifferenti ed il Memoriale della Shoah fa riflettere sulle atrocità umane e sull’orribile macchina della deportazione di 75 anni fa anche se è più facile negare che credere in orrori come Auschwitz. La memoria è stimolo a costruire un futuro più giusto e fraterno, è stimolo a dire “mai più”. Mai più guardare il male e voltarsi dall’altra parte.

IL GIORNO DELLA MEMORIA: 27 GENNAIO

Piero Terracina ed Alberto Sed, uomini e testimoni indimenticabili della storia di sopravvissuti al campo di sterminio nazista non hanno mai usato parole di odio, pur essendo tutti i giorni, il loro giorno della memoria. Troppi sono partiti dal binario ‘21’ senza conoscere la destinazione… eppure qualcuno è stato responsabile. Qualcuno ha costruito reticolati di filo spinato elettrificati, baracche, torrette di controllo, forni crematori. Qualcuno ha realizzato un’immensa macchina di morte. È nella rinuncia alla responsabilità individuale l’origine di quella che Hannah Arendt ha chiamato “la banalità del male”. La senatrice a vita Liliana Segre, araldo instancabile di un inferno difficile da rielaborare, ha sempre sostenuto che capire ciò che è stato, è impossibile, ma conoscere è necessario. La sensazione che il prigioniero ha provato nel campo di concentramento era di assoluto abbandono, di invisibilità ed oggi dobbiamo lottare affinché il tempo, terribile forza silenziosa, non cancelli tutto, neppure il 27 gennaio. Le nuove generazioni devono essere guidate a ricordare i valori fondanti del rispetto, della pace e della democrazia perché il riscatto parte dalla memoria. Quest’ultima può essere rinnovata con l’ausilio degli insegnanti che, corpo di difesa civile, costituiscono un valido contributo alla formazione dei giovani. Se il genocidio ha rappresentato la morte, bisogna, dopo lo sterminio, celebrare la vita. Essa vince sull’odio, sull’antisemitismo e sulla violenza.

“Né ferro, né piombo, né fuoco possono salvare la libertà, ma la parola soltanto. Questa il tiranno spegne per prima. Ma il silenzio dei morti rimbomba nel cuore dei vivi”. (Dalle Epigrafi, A. Formiggini)

Lucia Siragusa

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