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L’URANIO IMPOVERITO: UN NEMICO NASCOSTO

I nostri Costituenti, cioè gli uomini e le donne che ebbero il compito nel 1946 di elaborare quella che sarebbe diventata la Costituzione Italiana, sono stati molto espliciti sui diritti del lavoro ed hanno espresso con chiarezza norme che sono ancora oggi in vigore. La tutela del lavoro, sia quello autonomo che dipendente, è infatti specificata negli articoli dal 35 al 38, secondo i quali ogni persona ha il diritto di lavorare e di essere retribuito in modo proporzionale alla quantità e alla qualità della prestazione effettuata e ha diritto a riposare e all’assistenza sociale nel caso in cui ve ne fosse bisogno. La Repubblica riconosce inoltre a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Tutto ciò deve ovviamente accadere senza recare danni alla salute o alla sicurezza del lavoratore, sia che svolga le sue mansioni in ambito privato che pubblico.

Molto spesso, però, nella realtà dei fatti questi temi vengono ignorati o quantomeno sottovalutati. Basti pensare alle persone che perdono la vita ogni giorno impegnandosi nella propria attività lavorativa. Tra le tante situazioni che hanno avuto, e hanno, conseguenze legate allo svolgimento del proprio ruolo nella società, vi anche un caso molto particolare, seppure circoscritto ad una categoria professionale specifica: quella dei militari impegnati in luoghi di guerra per portavi pace e aiuti.

L’URANIO IMPOVERITO: UN NEMICO NASCOSTO

Tra di essi si è infatti, da alcuni decenni, diffusa una rilevante causa di malattie tumorali, e conseguente morte, che è stata denominata “la Sindrome dei Balcani”. Ciò perché il fenomeno si è mostrato inizialmente tra i militari che sono partiti per le missioni di pace in queste regioni, soprattutto Bosnia e Kosovo, conosciute anche come “peacekeeping”, e che sono venuti a contatto con l’URANIO IMPOVERITO, a cui viene attribuito lo sviluppo di patologie tumorali e che ha fatto, dalla fine degli ’90 ad oggi, circa 400 morti e 7500 ammalati.

L’URANIO IMPOVERITO: UN NEMICO NASCOSTO

L’uranio impoverito è, per essere precisi, un metallo pesante utilizzato nella fabbricazione di munizioni e proiettili e, nonostante se ne conosca la potenziale pericolosità, nessun trattato internazionale ne ha vietato l’uso. Il nostro paese ne ha sempre negato l’utilizzo di uranio, ma sapeva benissimo che durante la guerra in Kosovo e in Bosnia esso era stato adoperato. Ed è proprio in questi posti che i nostri soldati ne sono entrati in contatto. Basta, infatti, inalare le nanoparticelle dell’uranio, che si sono mescolate all’acqua e all’aria dei territori colpiti dai bombardamenti, per mettere a rischio seriamente la loro salute.

L’URANIO IMPOVERITO: UN NEMICO NASCOSTO

Nonostante già nel 1999 l’Italia e i suoi comandi militari fossero stati avvertiti della problematica, i soldati italiani hanno continuato ad ammalarsi e a morire, fino ad arrivare ai giorni nostri, senza che nessuna autorità dichiarasse apertamente che c’è una stretta relazione tra le malattie contratte e i luoghi vissuti, anche per non dare luogo a numerose cause di risarcimento danni e di riconoscimento di malattia professionale.

L’URANIO IMPOVERITO: UN NEMICO NASCOSTO

Solo il 21 maggio del 2018 il Ministro della Difesa ha comunicato che verrà fatta una legge per tutelare i diritti dei militari che hanno dato la loro disponibilità per partire in missioni “peacekeeping”. In base a questa non sarà più il militare a dover dimostrare se si sia ammalato in servizio, ma sarà la Difesa a dover dimostrare che la malattia non sia collegata al servizio reso, anche se oggi l’insieme delle patologie dei reduci, nonché la sindrome dei Balcani, sono più facili da diagnosticare. Purtroppo, però, la legge non sarà retroattiva e chi ancora aspetta delle tutele e dei risarcimenti dovrà continuare la sua battaglia per la giustizia. Ma la mia domanda è allora questa: se lo Stato ha il compito di tutelare e accudire i propri cittadini, soprattutto chi svolge un servizio per la comunità e la sicurezza di tutti, perché si rifiuta di riconoscere i propri errori e non ammette di dover risarcire vittime innocenti che hanno solo avuto la colpa di svolgere con correttezza il proprio lavoro? Quanto ancora si continuerà a “morire di lavoro”?

Giada De Pasquale

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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Un pensiero su “L’URANIO IMPOVERITO: UN NEMICO NASCOSTO

  • Sono un ex militare, ho contratto una patologia oncologica a causa dell’uranio impoverito dopo essere stato impiegato in diverse missioni all’estero, ringrazio la studentessa che ha scritto questo articolo,
    mi sono permesso di pubblicarlo sulla pagina fb delle vittime dell’uranio.
    E’ proprio la domanda che scrive alla fine, che tormenta noi vittime e familiari dei caduti, oltre alla malattia ed a tutte le difficolta che comporta la battaglia legale e burocratica che siamo costretti ad intraprendere dopo la scoperta di essere ammalati di cancro e la perdita del posto di lavoro nel migliore dei casi quando non perdiamo la vita.
    Grazie ancora,
    Primo Maresciallo Vincenzo Riccio

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