sabato, Aprile 20, 2024
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In Iran ancora minorenni condannati a morte

Nella nostra storia troviamo molti avvenimenti, ripensando sui quali ci accorgiamo spesso che sono stati inutili e controproducenti. Uno di questi è stato sicuramente la pena di morte, che per molto tempo è stata presente in tantissimi paesi del mondo ed ancora oggi è in vigore in circa 50 stati.

La pena di morte è, forse, una delle condanne più disumane che l’uomo abbia mai inventato e la sua nascita come pena effettiva non si riesce a far risalire ad un periodo storico ben preciso, perché è presente sin dai tempi antichi. Allora questa condanna non era considerata così atroce, perché legittimata anche da Dio con il precetto biblico “oculum pro oculum, dentem pro dentem” (occhio per occhio, dente per dente), cioè ricambiare un torto subito con il suo equivalente. Nel medioevo, infatti, anche la Chiesa usava questa condanna contro coloro che venivano considerati eretici, e ciò legittimava anche gli altri sovrani a sottoporre i sudditi a condanne a morte in caso di reati molto gravi come l’omicidio, la lesa maestà, l’attentato etc. Però nella Bibbia troviamo anche un’altra affermazione: “Il Signore pose su Caino un segno perché non lo colpisse chi lo avesse incontrato” e ciò vuol dire che bisogna pretendere la giustizia ma senza vendetta. Nessuna giustizia può essere infatti giustificata dalla morte di chi si è reso colpevole di un reato.

Oggi uno dei paesi in cui questa condanna viene ancora applicata e l’unico ad applicarla anche ai minorenni è l’Iran. Ai sensi dell’art. 4 della Costituzione Iraniana di fatto la legge islamica è l’unica fonte per la legislazione civile e penale e la pena di morte in questo Paese si applica pure ai reati di omicidio, rapina, stupro, rapimento, tradimento, spionaggio, reati economici, reati militari, reati di droga ecc…, cioè si applica a qualsiasi forma di reato, anche quelli comuni. Nel 2013 l’elezione di Hassan Rohuani, presidente della Repubblica Islamica, aveva portato alcuni osservatori dei diritti umani ad essere ottimisti circa questa tematica. Purtroppo nulla è cambiato con il nuovo governo e addirittura il tasso di esecuzioni è aumentato notevolmente. Dal 2013 al 2016 sono stati infatti giustiziati circa 2.700 prigionieri. Nel 2016 addirittura questo paese è quello con il numero di esecuzioni più alto. Ad oggi l’esecuzione delle donne è leggermente diminuita, mentre sono continuate quelle per i minorenni. L’esecuzione dei minorenni, tra l’altro, pone L’Iran in aperta violazione con la “Convenzione sui diritti del Fanciullo”, nonostante l’abbia ratificata. Dal 2005, ad esempio, sono state eseguite almeno 88 condanne a morte di rei minorenni, quattro delle quali sono state eseguite nel 2017, tre nel 2018 e in attesa ne rimangono circa 80. Per la legge iraniana, infatti, le bambine di età superiore ai nove anni ed i maschi con quindici anni di età vengono considerati adulti e quindi possono essere condannati a morte, ma la comunità internazionale ha rivolto diverse richieste di sospensione delle esecuzioni per i reati commessi da minorenni, rimaste per anni inascoltate. Sembra che qualcosa inizi a muoversi, ma purtroppo questo paese è molto ambiguo. Addirittura il nuovo codice penale iraniano del 2013 abolisce la pena di morte per gli adolescenti di età inferiore agli anni diciotto, mantenendo però l’età della responsabilità penale a quella prevista prima.

Quindi di fatto nulla è cambiato, poichè questi ragazzi vengono definiti legalmente maturi e come tali punibili anche se ancora minorenni. La sentenza di condanna in questi casi è lasciata alla decisione del giudice che deve stabilire se i ragazzi al momento del fatto erano consapevoli del reato che stavano commettendo, e quindi condannabili. L’alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso molta preoccupazione per i numerosi detenuti minorenni, esortando le autorità iraniane ad evitare l’esecuzione di costoro prima dei diciotto anni, perché espresso divieto è contenuto nel diritto internazionale, incluso il “Patto internazionale sui diritti civili e politici” e la “Convenzione dei diritti del fanciullo” entrambi ratificati dall’Iran.

Esistono attualmente alcune associazioni non governative che si battono in difesa dei diritti umani. Una tra le più importanti è “Amnesty International”, che ha ricevuto anche il Nobel per la Pace nel 1977. Essa opera in tutto il mondo, comprende circa due milioni di soci, svolge un’attività di denuncia contro tutti gli abusi dei diritti di cui riesce ad avere conoscenza, redigendo a tal fine uno specifico rapporto scritto sulla violazione dei diritti umani nel mondo. Il suo obiettivo è quello di abolire definitivamente questa atroce pena, accanto a un’altra associazione non governativa dal nome “Nessuno tocchi Caino”, una lega internazionale senza scopo di lucro che combatte per lo stesso scopo. Un enorme successo lo si è comunque avuto recentemente, poichè l’ONU ha approvato una “moratoria” della pena di morte, cioè la proposta di sospenderla in tutti i paesi in cui essa vige.

Anche se il problema resta interno alla legislazione di un paese e esistono posizioni contrastanti sulla questione, personalmente ritengo che il diritto alla vita sia uno dei diritti fondamentali dell’uomo e come tale debba essere pienamente tutelato, altrimenti una società non può dirsi veramente civile.

Giuseppe Levita

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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