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L’8 marzo è molto di più di cioccolatini e mimosa

L’ 8 marzo si festeggia la “Giornata Internazionale della donna”. Fino all’anno scorso questa giornata per me era una festa in cui improvvisamente i miei compagni di scuola diventavano più gentili e premurosi verso noi bambine, qualcuno portava mazzolini di fiori e ramoscelli di mimose, a casa mio fratello apparecchiava la tavola mentre mio padre tentava di cucinare. Nel pomeriggio io e mia madre uscivamo a fare shopping e spesso si andava a cena fuori insieme a mio padre e mio fratello. Ma in realtà la “Festa della donna” è ben altro. In questa giornata infatti si ricordano le conquiste sociali economiche e politiche, ma anche le discriminazioni che ci sono state e che continuano ad esserci nella nostra società che si ritiene “ civilizzata” ed anche in alcune parti del mondo.

L’idea di una “Giornata internazionale della donna” nasce nel febbraio del 1909 negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito socialista americano. L’anno seguente, nel 1910, la proposta venne accolta a Copenaghen durante la “Conferenza internazionale delle donne socialiste”.

Secondo alcuni la data è collegata alla Rivoluzione Russa: l’8 marzo del calendario gregoriano coincide infatti con il 23 febbraio del calendario giuliano, giorno in cui nel 1917 le donne russe organizzarono uno sciopero per ottenere il pane e la pace e dopo pochi giorni lo zar abdicò.

Nel 1921 la “Seconda Conferenza delle donne comuniste” fissò l’8 marzo come giornata Internazionale dell’operaia , ricorrenza che fu estesa a tutte le donne. In Italia la prima volta che si festeggiò la “Giornata Internazionale della donna” fu nel 1922, ma solo nel 1946 la mimosa diventa il simbolo di questa giornata. Questo fiore è stato scelto dall’UDI (Unione Donne Italiane) perché la sua fioritura avviene nei primi giorni di marzo e il suo colore giallo rappresenta il passaggio dalla morte alla vita ed esprime vitalità, forza e gioia.

Nel mondo occidentale grazie alle numerose battaglie condotte dalle donne possiamo affermare che sulla “carta” è stata raggiunta la parità di diritti tra uomini e donne e in parte è vero, anche se molto ancora deve essere fatto. In Italia, infatti, la nostra Costituzione riconosce che tutti i cittadini “hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza discriminazioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“. Nonostante questi successi ancora oggi la parità tra uomo e donna non è stata però raggiunta in tutti i paesi e per tutte le condizioni. Uno studio condotto dalla “Banca Mondiale”, pubblicato qualche giorno fa su Repubblica, ha dimostrato che l’uguaglianza piena tra uomo e donna è presente solo in sei paesi: Belgio, Danimarca, Francia, Lettonia, Lussemburgo e Svezia, L’Italia purtroppo si posiziona al 22° posto. Lo studio sottolinea come per le donne sia più difficile trovare lavoro o avviare un’impresa. Anche nell’ambito scientifico l’uguaglianza di genere è molto importante, ma purtroppo ancora oggi meno del 30% dei ricercatori in tutto il mondo è di sesso femminile e solo il 30% delle studentesse sceglie le materie scientifiche nell’istruzione superiore.

In molti Paesi asiatici, poi, nascere donna è una disgrazia non solo per la disparità tra sessi, ma peggio ancora perchè è negato il diritto all’istruzione e le donne sono sotto la tutela dell’uomo – che può essere il marito, il fratello, lo zio – il quale ha il potere di vita e di morte su di loro, senza parlare delle violenze continue alle quali sono sottoposte. In Cina è ancora diffuso l’infanticidio di bambine e, anche se la legge lo ha proibito, molti villaggi viene praticato e quando nasce una bimba la famiglia la sopprime. E’ difficile estirpare certe mentalità arcaiche che lo stato, a volte, non riesce ad arginare per via di connivenze che rendono inefficaci le pene per evitare queste barbare uccisioni.

Considerando le grandi battaglie che le donne hanno affrontato e che sostengono ancora oggi, festeggiare questa giornata per me è davvero molto importante. Anche quest’anno per le strade, in ogni angolo, vedremo la gente che si improvvisa fioraio vendendo composizioni di mimose e la sera flotte di donne festeggeranno nei locali questo giorno dedicato a loro. Anche se questo è molto divertente dovremmo provare a festeggiare questa ricorrenza in modo più costruttivo: facendo delle conferenze in cui si istruisce la popolazione a rispettare le donne, promuovere campagne di prevenzione per mantenere un buon stato di salute, abituare i bambini a scuola ad occuparsi delle faccende domestiche.

Non devono mancare mazzolini di mimose nelle case, nel rispetto della  natura, e speriamo che qualche compagno porterà dei fiori e qualche cioccolatino anche per noi ragazzine!

Sofia Mammola

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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