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Ospitalità

L’ospitalità è una dote molto importante che tutte le persone dovrebbero possedere. Il concetto di ospitalità rimanda all’accoglienza dello straniero o comunque di chi non vive nel luogo in cui si è approdati. La parola “OSPITE” deriva dal latino “HOSPES”, forse da HOSTIS, straniero forestiero, le altre derivazioni acquisteranno un valore negativo, ovvero nemico: il primo indica uno straniero pacifico, il secondo indica uno straniero ostile. Il grammatico latino Sesto Pompeo Festo, invece, indicava come “Hostis” le persone straniere aventi gli stessi diritti dei cittadini romani dando al verbo “Hostire” il significato di ricambiare. Da questo Emile Benveniste trae nel vocabolario delle ISTITUZIONI INDOEUROPEE, la conclusione che l’ospitalità si fonda sull’ obbligo di ricambiare un dono con un contro-dono. Emilio definisce, quindi, l’ospitalità un rito. Tutto ciò ci rimanda alla parola   ξενία (Xenia) termine impiegato per esprimere il concetto di ospitalità nell’antica Grecia.

Nausica accompagna Ulisse alla reggia

Esso era sacro e protetto da Zeus. Quando uno straniero si presentava alla porta, il padrone di casa non poteva negargli ospitalità altrimenti si sarebbe attirato l’ira di Zeus. Un esempio fondamentale di quanto fosse importante l’ospitalità al tempo degli antichi greci si evince nell’ episodio dell’Iliade in cui Elena, moglie di Menelao, viene rapita da Ettore. Il rapimento della moglie è un grande affronto nei confronti di Menelao soprattutto perché Ettore era suo ospite quando ha persuaso Elena a fuggire con lui.

Il viaggiatore era considerato un messaggero degli dei. Le principali strutture ricettive erano: Il leonidaion:disponeva di molti posti letto e di alcune sale comuni utilizzate per la ristorazione. Gli xenodokia: ospizi pubblici, gratuiti e destinati soprattutto ai commercianti. I panadokia: ospizi privati.

Sia lo straniero, sia colui che lo accoglieva venivano chiamati “ospiti”. Quando un uomo forniva ospitalità ad un altro, le famiglie di entrambi rimanevano unite. Colui che era stato ospite infatti avrebbe dovuto ricambiare, accogliendo nella propria casa, l’uomo che lo aveva ospitato o un suo discendente. Le famiglie ospitate per essere sicure di ritrovarsi, si scambiavano dei “simboli”: un legno o una pietra venivano spezzati a metà, e una parte veniva consegnata all’uomo ospitante e l’altra allo straniero, così nel caso in cui uno dei due avesse avuto bisogno di un rifugio, le due metà si sarebbero ricongiunte, per dimostrare l’autentica appartenenza alla famiglia ospite. 

Per i Romani, invece, l’ospitalità ha trovato una dimensione normativa attraverso la formalizzazione della tessera Hospitalis, che indicava i nomi dell’ospite e dell’accoglitore: l’ospitante consentiva all’ospite di accedere a Roma e di essere trattato come un vero romano. Secondo noi bisogna essere sempre ospitatili con tutti coloro che vengono da altri paesi, facendoli sentire come a casa loro.

Elena Taranto,Giulia Ata.

I.C. “e. Vittorini”

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