venerdì, Aprile 19, 2024
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LE VALIGIE DI AUSCHWITZ

Il libro “Le valigie di Auschwitz”, della giornalista e scrittrice Daniela Palumbo, inizia con un prologo importante, in cui l’autrice sottolinea come ad Auschwitz, in Polonia, durante la II guerra mondiale, i nazisti costruirono il campo di sterminio per “cancellare” gli ebrei, solo perché erano ebrei.

Oggi questo campo è diventato un museo, in cui nella stanza n. 4 del blocco 5 c’è un lungo vetro, che separa il visitatore da migliaia di valigie; su ognuna di esse c’è scritto un nome, un cognome e un indirizzo; sono le valigie di tutti gli ebrei prelevati dalle loro case e portati, in treno in vagoni merci per animali, nei campi di concentramento.

Oggi queste valigie ci ricordano i milioni di ebrei perseguitati e uccisi dai nazisti e la stessa autrice racconta che guardandole le è sembrato quasi di sentire le voci di quelle povere persone poi uccise.

Daniela Palumbo

Il libro narra la storia di quattro bambini ebrei: Carlo, Hannah, Emeline e Dawid, nati in diverse città dell’Europa, ma tutti accomunati da un unico destino: la persecuzione degli ebrei nel periodo nazista.

-Carlo, nove anni, italiano, la sua passione sono i treni; suo padre, che era un capotreno prima che i nazisti lo costringessero a lasciare il suo lavoro, lo porta spesso alla stazione, perché lui adora collezionare i biglietti usati dai viaggiatori. Il giorno in cui sarà cacciato dalla scuola, solo perché è ebreo, sarà la prima volta in cui vedrà suo padre piangere impotente davanti a quell’ingiustizia. Nella sua valigia, quando i soldati verranno a prelevarlo con tutta la sua famiglia, metterà proprio i suoi amati biglietti.

-Hannah, dodici anni, vive in Germania a Lipsia. Lei perché è ebrea verrà cacciata dalla casa di Rose, la sua amica del cuore, dal padre condizionato dalla mentalità dei nazisti, che inculcavano che gli ebrei erano sporchi e cattivi e dovessero sparire dalla Terra.

IL padre di Hannah a causa delle leggi razziali, che vietavano ai cristiani di fare affari con gli ebrei, dovrà chiudere la sua impresa di calzature.

I gendarmi portarono via dalla casa di Hannah il fratellino con un ritardo mentale, per loro semplicemente un minorato e Hannah, che era molto legata a lui, da allora non parlerà più, isolandosi nel suo mondo.

L’unica cosa che la farà sentire vicina a suo fratello sarà contare le stelle fino a venti e ricominciare, proprio come faceva lui, segnandole però in un quaderno: il suo prezioso quaderno delle stelle, che metterà nella sua valigia, quando un giorno i nazisti la porteranno nei campi di concentramento con i suoi genitori.

-Emeline, sette anni, vivace e curiosa, vive a Parigi con i suoi genitori e la tata Amandine. Per lei l’ingiustizia delle leggi razziali inizia leggendo un cartello appeso al cancello del parco, con su scritto: “Ai bambini ebrei è vietato entrare”.

Come tutti gli ebrei sarà costretta a indossare la stella di David sulla giacca per essere riconosciuta e questo la farà sentire diversa a scuola, tenuta a distanza da tutti, anche dal suo fidanzato Renè, perché tutti hanno paura di ciò che comporta frequentare un ebreo.

Ma per fortuna c’è chi non ha paura, come il barbone che Emeline conoscerà al parco o l’amministratore del condominio in cui abita e, sarà proprio grazie a loro che, Emeline si salverà dopo la cattura dei suoi genitori.

-L’ultima storia, che mi ha colpito di più, è quella di un dodicenne di nome Dawid. Nascosto dal padre in cantina, all’arrivo dei soldati perderà la sorella e i genitori, uccisi a colpi di pistola al piano di sopra e dovrà affrontare da solo la fuga per la salvezza; a lui si unirà il suo vicino di casa di otto anni Piotr, anche lui rimasto solo.

Dawid cercherà un amico medico di suo padre, ma una volta giunto all’indirizzo, dato da suo padre prima di morire, troverà solo la moglie, che gli racconterà che suo marito è stato ucciso dai nazisti perché voleva curare un ebreo.

Dawid ritroverà al parco la sua buonissima tata Tereza, che porterà in casa con sé i due bambini, ma purtroppo, per colpa di un’anziana vicina che li denuncerà, i soldati tedeschi arriveranno presto anche per loro […].

Ho sperato fino alla fine che questi ultimi si potessero salvare.

Questo libro mi è piaciuto molto, è scritto in modo semplice e scorrevole e l’ho letto tutto d’un fiato. Tratta un argomento delicato, di un periodo storico drammatico, visto con gli occhi innocenti dei bambini, fa capire a chi lo legge le profonde ingiustizie subite dagli ebrei e fino a che punto può arrivare la cattiveria umana.

Ogni storia mi ha fatto riflettere, in particolare: quella di Carlo, sulla bontà dell’amico capostazione del padre di Carlo, che incurante del pericolo lo riporta a casa. Purtroppo in questo caso il male prevarrà sul bene, perché Carlo e la sua famiglia non riusciranno a scampare dallo sterminio.

-Quella di Hannah, tanto legata al suo fratellino che spera sempre di poterlo rivedere… Di lei mi ha colpito la parte in cui dice: “di sentirsi isolata dai compagni come un divano coperto da un lenzuolo in una casa piena di vita”.

-Quella di Emeline, salvata dal coraggio dell’amministratore del suo condominio, il quale rischierà la vita solo per comunicare alla madre di lei, attraverso una lettera, che sua figlia è salva ed è dalla nonna in Gran Bretagna.

Ed infine, quella di Dawid, con la storia per me più triste, perché dovrà subire il dolore di vedere la sua famiglia sterminata a colpi di pistola dentro la sua casa, nonostante il coraggio e la forza d’animo, ne uscirà sconfitto da questa vicenda.

Questo libro serve a non dimenticare quel terribile periodo e le sue vittime, fa commuovere, riflettere e ci fa capire che mai più dovrà succedere una cosa del genere.

Marco Costantino

I.C “E. Vittorini”n 15

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