venerdì, Marzo 29, 2024
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Peppino Impastato: simbolo della lotta alla mafia

Tra le tante vittime della mafia siamo soliti ricordare i nomi famosi di Falcone e Borsellino, ma sono tanti gli uomini che sono caduti nell’adempimento del loro dovere o per difendere i loro ideali di giustizia.

Grazie al libro “Insieme a Felicia “della scrittrice Gabriella Ebano, adottato dalla scuola secondaria di primo grado” E. Fermi” di San Filippo del Mela, per un progetto di lettura, io e i miei compagni abbiamo conosciuto un’altra vittima della mafia: Peppino Impastato.

Egli era un giovane coraggioso che, nonostante suo padre fosse un mafioso, ha lottato contro la mafia, ignorando ogni minaccia e ogni conseguenza.

Peppino Impastato con il padre

Peppino Impastato nacque a Cinisi, provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948. Il ragazzo ruppe presto i rapporti con il padre, che lo cacciò di casa, e avviò un’attività politico-culturale antimafia. Diventò presto un giornalista e un attivista, membro di Democrazia Proletaria, noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra. Nel 1965 fondò il giornalino “L’Idea Socialista” e nel 1976 costituì il gruppo Musica e Cultura, che svolse attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti, ecc.); nello stesso anno fondò Radio aut, radio libera autofinanziata, con cui denunciò i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi, in particolare di Gaetano Badalamenti. Il programma più seguito era “Onda Pazza”, trasmissione satirica in cui Peppino sbeffeggiava mafiosi e politici. Nel 1978 si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, ma non fece in tempo a sapere l’esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato, fu assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio a Cinisi, per ordine del boss mafioso Gaetano Badalamenti. Con il suo cadavere fu inscenato un attentato, per distruggere la sua immagine, in cui la stessa vittima apparisse come suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia.

felicia_impastato

La matrice mafiosa del delitto fu scoperta grazie alla coraggiosa madre Felicia Bartolotta, che non si rassegno alla tragica fine del figlio e per anni lottò per cercare la verità.

Ruben Puglisi IIB

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