venerdì, Aprile 19, 2024
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Nessuno può volare è una storia dall’incredibile messaggio positivo. È un viaggio nel tempo tra la bellezza, la diversità e gli ostacoli che la vita di tutti i giorni ci pone davanti. La scrittrice Simonetta Agnello Hornby racconta la storia di George, il figlio maggiore che da quindici anni convive con una forma di sclerosi multipla rara e progressiva. Alla narrazione partecipa lo stesso George, che ci racconta la percezione della malattia dal suo punto di vista.

Nessuno può volare è un libro in cui la disabilità viene vista con naturalezza, mai come un difetto, ma come una diversità, una “stranezza”. È anche un messaggio di denuncia contro le difficili situazioni in cui si possono trovare le persone costrette ad usare una carrozzella o con difficoltà motorie nella quotidianità. Esse, infatti, non vengono sempre agevolate dalla società che le circonda. Fortunatamente vi sono anche persone disposte ad aiutare e a mostrare non pietà, ma gentilezza. È un libro che ci aiuta a percepire una realtà che si fa fatica a comprendere e accettare che, però, esiste e esige di essere rispettata, sempre.

Nessuno può volare è un libro che commuove, turba e fa tanto riflettere.

Straordinario è il messaggio contenuto nel suo titolo: “Come noi non possiamo volare, così George non avrebbe più potuto camminare: questo non gli avrebbe impedito di godersi la vita in altri modi.” Molte, infatti, sono le possibilità che la vita ci riserva, basta soltanto trovarle. George ci sta riuscendo. È caduto, ma si è rialzato, è riuscito a guardare oltre la sua paura. È riuscito a oltrepassare i pregiudizi della gente ignorante, nel più puro e semplice significato. È riuscito a infondere coraggio a tutte quelle persone che si vergognavano di avere un tutore, di trovarsi su una sedia a rotelle, di essere stati messi alla prova dalla vita, in un modo o in un altro. Si è fatto portavoce di tutti coloro che, nonostante risultasse difficile, faticoso e quasi impossibile, hanno voluto guadagnarsi la propria autonomia. È riuscito ad accettare la sua malattia, senza mai rassegnarsi ad essa. Sì è permesso il privilegio di piangere, sfogarsi, perché alla fine, come afferma Tolkien, “Non tutte le lacrime sono un male!”. George non si è fermato e rinchiuso in casa davanti al primo ostacolo, ma ha proseguito sempre la sua corsa in questa vita.

Probabilmente ce l’avrebbe fatta anche da solo, ma sicuramente l’amore della sua famiglia ha alleggerito il pesante bagaglio di questo suo lungo viaggio.

Ma, forse azzardando, il percorso più grande, lungo e faticoso è stato compiuto da Simonetta. Simonetta è una madre fragile, smarrita, messa a dura prova. Non è facile accettare la malattia di un figlio, eppure è possibile. Ci vuole un gran coraggio. Simonetta riesce a trovare la sua valvola di sfogo nella scrittura e attraverso essa riesce a raccontarsi.

“Nella vita c’è più del volare e forse anche del camminare.” E un dolore, una malattia non possono rappresentare un ostacolo per la nostra felicità. “Forse non potrà passeggiare, abbracciare un amico, mangiare da solo, ballare, correre o semplicemente alzare una mano, ma sorridere, sì, quello può farlo e in questo gesto così semplice c’è la sua voglia di vivere e il sorriso è il modo per mostrarlo agli altri!” (Dal film *Quasi amici*)

Basta prender fiato e trovare il coraggio di vivere. Dovremmo divertirci il più possibile lungo questa strada faticosa che è la vita. E dovremmo imparare a ridere, ridere di gusto, accettando noi stessi e la nostra unicità, perché, in fondo, un po’ strani lo siamo tutti.

 

Gianguzzi Elena III B Liceo Scientifico

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