venerdì, Aprile 19, 2024
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LA CACCIA AL PESCE SPADA

La caccia al pesce spada, nelle acque dello Stretto di Messina della nostra bellissima Sicilia, è un’arte antichissima, che si tramanda di padre in figlio e che si pratica dai primi giorni di maggio fino a tutto agosto.

feluca

 

Anticamente per pescare il pesce spada, si usavano la “Feluca” imbarcazione dotata di un albero alto circa 20 metri, dove stava l’ntinneri (l’osservatore), ed una piccola barca chiamata luntro, dove prendevano posto 7 persone fra cui il “lanciatore” uomo dell’equipaggio che si posizionava a poppa con il compito di infilzare la preda.

banniaturi)

Gli avvistatori (banniaturi) che si potevano trovare anche su qualche roccia o collinetta lungo la costa, comunicavano l’avvistamento della preda alluntro e dopo il grido di ringraziamento a San Marco, si fiocinava il pesce. Oggi invece gli avvistatori stanno su un traliccio alto 20 metri, sopra una grande barca a motore eu fureri (il fiocinatore) sta su una passerella lunga fino a 45 metri.

“U lanzaturi (così chiamato il lanciatore) era il più importante tra gli uomini dell’equipaggio perché era grazie a lui se si riusciva a prendere il pesce. Per prendere la preda serviva però un buon ferru (l’arpione), fabbricato dal ferraiolo, un mestiere oggi quasi scomparso.

Tuttavia, il più misterioso dei riti relativamente alla pesca del pesce spada resta sempre la cardata da cruci che consiste nell’incidere con le unghie una croce multipla sulla guancia destra del pesce come segno di prosperità o di riconoscimento nei confronti dell’animale stesso.

In relazione alla cattura della preda, la carne attorno al punto in cui si era conficcato l’arpione andava al ferraiolo, in qualità di proprietario dell’attrezzo.

Ai giorni nostri se si avvista una parigghia (un maschio e una femmina di pesce spada), la tradizione vuole che il primo ad essere fiocinato sia la femmina, in modo che si possa fiocinare successivamente il maschio, poiché questi resta nei paraggi alla ricerca della compagna.

Infine loschiticchio o scialata era un pranzo o una cena abbondantissima che i proprietari delle barche offrivano ai propri marinai, alla fine della stagione di pesca; in questa occasione il proprietario della barca inoltre poteva scegliere gli uomini dell’equipaggio per la stagione successiva.

 

Andrea Muscherà   2a D I.C. Boer Verona Trento

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