venerdì, Marzo 29, 2024
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Un grande uomo tra i Giusti

Lo sterminio degli ebrei rappresenta uno dei capitoli più drammatici e allucinanti della storia dell’Umanità. Tra i 50 milioni di morti della seconda guerra mondiale, sei milioni furono ebrei sterminati nei campi di concentramento nazisti: uomini, donne, vecchi e bambini, dapprima perseguitati con leggi razziali, poi raccolti e segregati in modo metodico nei lager, marchiati con un numero, come bestie, e infine fatti morire di fatiche e di stenti uccisi nelle camere a gas. Intere comunità furono cancellate della faccia della terra, in quella che i nazisti chiamarono “soluzione finale”, ovvero l’Olocausto. Ci sono stati degli uomini però, uomini normali, comuni, che posti di fronte all’ingiustizia hanno saputo reagire, opponendosi anche a costo della loro vita. Questi uomini sono i “Giusti”, ovvero i non-ebrei che hanno saputo proteggere il valore e la dignità dell’uomo e che hanno dato lustro alle loro nazioni. Questi uomini, questi eroi, durante la Shoah salvarono la vita a tanti ebrei senza trarne alcun vantaggio personale. Essi hanno dimostrato all’intero genere umano che, anche nelle situazioni peggiori e bui, è sempre possibile per gli esseri umani fare delle scelte alternative, perché chi compie il proprio dovere non ha bisogno di ricompense. Il Giusto è un eroe con un piccolo grande valore aggiunto: quello di aver salvato la vita a qualcuno condannato a morte certa durante gli anni terribili della Shoah, e di aver quasi dimenticato quanto fatto. Il Giusto non è la persona che si volta dell’altro lato quando vede il dolore, ma è la persona che si fa carico della sofferenza altrui, cercando con tutti mezzi di aiutare gli indifesi e perseguitati, e cercando d’opporsi al male al di là e al di sopra di ogni ideologia. Fra i Giusti particolare attenzione merita un nostro connazionale, Giorgio Perlasca, il quale da solo, nell’inverno del 1944-45 a Budapest, riuscì a salvare dalla sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica inventandosi un ruolo, quello di console spagnolo, lui che non era né diplomatico, né spagnolo. Alla fine della guerra, tornato in Italia, non racconta la sua vicenda a nessuno, nemmeno alla famiglia, perché ritiene di aver fatto semplicemente il suo dovere. Lui anzi non avrebbe mai raccontato a nessuno quanto fatto, se non fosse stato per la testimonianza di alcune donne ungheresi alle quali ha salvato la vita.

giardino dei giusti gerusalemme

Così il destino ha voluto che la storia di Giorgio Perlasca venisse conosciuta e ora il suo nome si trova a Gerusalemme, tra i “Giusti fra le nazioni”, e un albero a suo ricordo è piantato sulle colline che circondano il Museo Yad Vashem. Perlasca oggi è un eroe nazionale, ma è anche un po’ martire, per via del silenzio in cui ha vissuto, lui che nascose migliaia di ebrei in “case protette” e rilasciò loro documenti falsi e salvacondotti, e a dimostrazione della sua azione eroica e disinteressata rimangono centinaia di testimonianze. Fu insignito di tanti riconoscimenti durante l’ultima fase della sua vita, ma ad uno teneva in particolar modo: una targa degli alunni delle scuole elementari del suo quartiere sulla quale c’era scritto “Ad un uomo cui vorremmo assomigliare”. La memoria dei Giusti non deve però rimanere solo patrimonio del “Giardino dei Giusti” di Gerusalemme, ma deve entrare a far parte del patrimonio culturale della memoria di tutti i paesi europei.

L’uomo ha la capacità in sé di reagire nei confronti del male e il Giusto è la persona che è riuscita a rimanere “uomo” nei tempi bui dell’umanità, è colui che in solitudine è riuscito a salvare delle vite e di difendere la dignità umana, e non si è fatto risucchiare dalla cultura dell’odio e del nemico. Nel mondo c’è bisogno di amore e solidarietà e di fare la pace e non più la guerra, perché siamo tutti uguali senza distinzioni di razza, ideologie e sesso. Abbiamo bisogno di un mondo più unito e compatto e il bene deve prevalere sul male. Sempre.

 

Giorgia Pelleriti

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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