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Salvatore De Pasquale: un artista “Antico”

Il 6 febbraio scorso, l’aula magna dell’ITT Majorana di Milazzo ha ospitato una lunga conversazione dello scultore Salvatore De Pasquale con le seconde classi. Due ore su un mondo del tutto nuovo per un istituto a fortissima vocazione tecnico tecnologica. Un appuntamento che si spera non rimanga isolato.

Salvatore De Pasquale è un artista “Antico”. No, non sto dicendo vecchio, superato o sorpassato; ribadisco “Antico”, tra virgolette e con l’iniziale maiuscola. Intendo, quindi, nel senso più nobile del termine; dove antichità fa rima e intima connessione con quelle che chiamiamo, talvolta, radici; con il valore percepito di ciò che sta dentro di noi da sempre.

Salvatore De Pasquale è un artista-scultore. Artista prima che scultore, perché condensa nella prima parola tutta la ricerca delle cose d’arte e nella seconda il loro campo d’esplicitazione. È scultore nel senso più antico perché la sua percezione delle forme deriva dall’osservazione primaria del materiale e, poiché le forme parlano agli artisti e loro le percepiscono, il dialogo porta alla concretizzazione dell’idea.

Salvatore De Pasquale ci ha descritto, però, anche il significato fondamentale dell’attesa. In un mondo dove aspettare è diventato quasi un reato, dove la spunta su una chat può innescare l’angosciante necessità di una risposta immediata dell’interlocutore, l’Artista con molta semplicità ci ha detto che tra un’idea e la sua realizzazione possono passare, a volte, molti anni.

Salvatore De Pasquale è “Antico” come le facce delle donne che scolpisce, spesso legati alla maternità o, come da lui stesso ribadito, proprio al volto di sua madre. Quella madre che non può che essere, per sua stessa funzione, l’inizio di tutto, della vita, dei valori, degli individui. La maternità che, in sé, è già antichità.

Salvatore De Pasquale è “Antico” perché nasce in bottega, là dove le mani devono sporcarsi per ottenere dai materiali le vibrazioni necessarie perché si trasformino. Nasce addirittura in un altro tipo di bottega, quella del padre falegname. Un legame con il legno, che personalmente mi permetto di raccomandare a tutti, se non prescrivere persino come medicina.

Salvatore De Pasquale è “Antico” perché lavora anche l’ossidiana, questo vetro vulcanico che rappresenta il “dentro” più profondo della Terra; una materia che in alcune civiltà remote, quali i popoli nuragici e gli “antichi” abitanti di Pantelleria, era una merce di scambio dall’altissimo valore.

Salvatore De Pasquale è “Antico” perché è riuscito a innescare, con gli alunni che ascoltavano, un rapporto antico, il più naturale del mondo, quello che accende il bisogno della curiosità. Nulla può progredire in questa vita se non si è curiosi; l’indifferenza è il più subdolo assassino della mente. Numerosissime, invece, sono state le domande all’artista, alcune davvero inattese sia nella formulazione, sia per chi le ha fatte.

I ragazzi, fortunatamente, spesso ci stupiscono; soprattutto quelli da cui non ti aspetti la sorpresa. Allora è un bene per chi si proclama insegnante, anche solo in funzione del proprio ruolo, avere – ogni tanto – una bella scossa da chi si dichiara, invece, normalmente, soltanto alunno.

 

Grazie ragazzi; grazie Salvatore.

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