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Le chansons de Roland

La letteratura in volgare inizia, in Europa, con la “chanson de geste”. Le canzoni di gesta sono poemi epici in lingua d’oil, la lingua della Francia del nord, composti tra l’undicesimo e il tredicesimo secolo. Il termine “GESTA” significa “IMPRESE”; il termine “CHANSONS”, invece, allude al fatto che questi testi venivano cantati. La più famosa delle Chansons de geste è la “Chanson de Roland” che narra le vicende del noto paladino di Carlo Magno. Sembra che l’autore sia un monaco di nome Turoldo. Opere di questo genere, in effetti, poteva scriverle solo chi era acculturato e gli acculturati erano proprio gli uomini di Chiesa.

Tale tesi è avvalorata in quanto, alla fine della più antica redazione della canzone, il cui manoscritto è conservato ad Oxford, compare il nome di Turoldo: «Ci falt la geste que Turoldus declinet», ovvero, qui termina la storia che Turoldo mette in poesia; occorre, però, dire che Turoldo potrebbe anche semplicemente essere il copista del vecchio e prezioso manoscritto.  Il poema si ispira a un fatto storico realmente accaduto e cioè la spedizione condotta da Carlo nel 778 per liberare la città spagnola di Saragozza degli infedeli; l’impresa non riuscì e, sulla via di ritorno, la retroguardia e i cavalieri di Carlo furono attaccati dai Baschi.  Nella versione di Turoldo, invece, i Baschi diventano i Mori, Turoldo fa questo perchè sa che la letteratura non ha l’obbligo del vero e perchè, in quel momento, il conflitto più importante nel Medioevo era tra cristiani e infedeli. L’opera, pertanto, assume toni epici.

Mort du chevalier Roland, neveu de Charlemagne, a la bataille de Roncevaux (778) opposant l’armee de Charlemagne et les Sarrasins. Miniature. Paris B.N. ©Luisa Ricciarini/Leemage

Il poema narra, infatti, delle prodezze di Orlando, e degli altri undici paladini (Oliviero, Gerino, Geriero, Ottone, Berengario, Ivo, Ivorio, Engeliero, Sansone, Anseigi e Gerardo) di Carlo Magno, nella guerra contro i Musulmani di Spagna. Gano, il patrigno del valoroso Orlando, vuole vendicarsi di uno sgarbo subito dal paladino e, d’accordo con Marsilio, il re saraceno, persuade Carlo Magno ad assegnare ad Orlando la retroguardia dell’esercito francese impegnato a rientrare in patria. A Roncisvalle, sui Pirenei, i paladini rimangono vittime di una imboscata. Orlando potrebbe salvare sé stesso ed i suoi compagni, suonando l’olifante – il mitico corno in grado di richiamare, da qualunque distanza, le truppe di Carlo-, ma per amor proprio, per onore, e soprattutto, per non mettere in pericolo la vita del suo re, lo fa solamente quando sta per morire. Carlo Magno giunge sul campo di battaglia, vendica i paladini, sterminati dagli infedeli, annientando l’esercito nemico.

La vendetta si completa con l’esecuzione di Gano il traditore, condannato a morte. Due sono i temi che compaiono principalmente nell’opera: la guerra santa dei cristiani contro gli infedeli e la celebrazione del rapporto di amore e fedeltà che lega i paladini al sovrano. Orlando, il personaggio principale, viene presentato sia come perfetto cristiano sia come valoroso paladino del re. Egli è un valoroso paladino perchè ha combattuto e vinto tante battaglie per il suo re. Esemplare a questo proposito è la lassa CLXXI nella quale Orlando passa in rassegna tutti i territori da lui conquistati e da fedele vassallo consegnati a Carlo. Orlando, però, è anche il campione della fede, infatti, prima di morire, chiede perdono a Dio di tutti i peccati commessi. Leggendo la Chanson de Roland si capisce che possiede una finalità educativa nei confronti dei vassalli e dei cavalieri. Essi devono essere disponibili a combattere per la fede e per il loro signore, allo stesso tempo, devono imparare sia a restare fedeli ai loro signori sia a rimanere al loro posto senza prendere iniziative personali che possono causare danni alla potenza dei superiori cui hanno giurato fedeltà assoluta. Il romanzo è in versi decasillabi raggruppati in lasse, cioè in strofe di lunghezza differente. I versi non hanno rime ma assonanze. Molti sono i temi religiosi presenti, ad esempio nel sacrificio di Orlando si vede quasi una sorta di sacrificio cristiano.  La Chanson de Roland avrà grandissima popolarità anche al di fuori della Francia. Per esempio nell’Italia settentrionale ispirerà i poemi della lettura franco-veneta; in Spagna si diffonderà il “Cantare del Cid”, incentrato sulla figura del Cid Campeador che conquista Valenza agli Arabi; in Germania la “Canzone dei Nibelunghi” che esalta la gesta dell’eroe Sigfrido.

Enrich Auerbach, importante critico letterario, definì l’opera <<il monumento letterario più popolare del Medioevo francese>>. Orlando, è, infatti, il primo grande paladino della storia della letteratura. Il suo personaggio riscosse così tanto successo che moltissimi scrittori ne raccontarono le gesta: nel 1483 venne pubblicato un poema cavalleresco, L’Orlando innamorato, di Matteo Maria Boiardo, incentrato sull’innamoramento del paladino per Angelica. Poco più di 30 anni dopo, Ludovico Ariosto decise di concludere la storia del paladino, scrivendo una sorta di “continuazione” dell’opera di Boiardo: l’Orlando Furioso, pubblicato nel 1513, in cui il protagonista affronta dure battaglie contro i saraceni e favolose avventure magiche ed a causa per l’amore, non corrisposto, per Angelica, impazzisce e diventa furioso. Sarà il paladino Astolfo ad andare sulla Luna, il luogo in cui si trova il senno perduto di Orlando, lo recupererà e salverà Orlando dalla follia. Nell’immaginario collettivo, dunque, Orlando è un esempio complesso di umanità con il quale si sono misurati scrittori di epoche diverse. Da non trascurare Italo Calvino che ha dedicato al personaggio di Orlando l’opera: “L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da I. Calvino” e che né “Il castello dei destini incrociati”, dedica proprio un capitolo al viaggio di Astolfo sulla Luna

Gabriel Napoli

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