venerdì, Aprile 19, 2024
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“LE TRE DEL MATTINO” di GIANRICO CAROFIGLIO

“Ho compiuto cinquantuno anni, l’età che aveva mio padre allora. Così ho pensato che era arrivato il momento per scrivere di quei due giorni e di quelle due notti…Io non ne avevo ancora diciotto.  Li avrei compiuti qualche settimana dopo, il 30 giugno 1983”.

Così nel prologo del libro “Le tre del mattino “, ultima fatica di Gianrico Carofiglio, un romanzo struggente, indimenticabile sull’amore, le illusioni, il rimpianto per ciò che nella vita non si è realizzato. Tutto, però, addolcito e impreziosito da un flebile sospiro di soddisfazione per il regalo che, nonostante le difficoltà, il tempo ha riservato ai protagonisti: un padre, matematico brillante e assente, un figlio, Antonio, solitario e ombroso, una madre bella e intelligente, un po’ distratta. Per una serie di circostanze particolari il padre e il figlio si trovano a trascorrere due giorni e due notti senza sonno in un turbine di avventure sullo sfondo di una Marsiglia bellissima e selvaggia ricca di scorci affascinanti e luoghi malfamati.

48 ore che racchiudono una vita intera in cui si fondono la paura, l’angoscia, l’amore, la scoperta si sé, la gioia di ritrovarsi di due persone sconosciute ma intimamente legate. Una sera in un locale di musica jazz “Papà suonò da solo. Io non lo avrei confessato nemmeno a me stesso, ma ero

orgoglioso e fiero di lui e avrei voluto dire a chi mi stava vicino che il signore alto, magro, dall’aspetto elegante che era seduto al piano…era mio padre “. Gli anni della lontananza sono

annullati. L’uomo e il ragazzo si ritrovano: padre e figlio, la tenerezza che li unisce non soffoca il profondo rispetto reciproco.

Il padre accompagna e supporta il ragazzo con delicatezza infinita nelle esperienze fondamentali per la crescita, lo osserva e, nella faticosa, allucinante avventura che i due si trovano a vivere, diventano amici.

“Quando finì (di suonare) applaudii anch’io e continuai a farlo finché non fui sicuro che mi avesse visto”. È il tributo d’amore e di stima del figlio per quel padre sconosciuto e ritrovato, desiderato da sempre. Un amore che si risolve nell’abbraccio timido e forte, carico di tensione emotiva alla fine del viaggio.

Tutta la narrazione è coinvolgente ed emozionante. La scrittura chiara, elegante,

essenziale. Gli aggettivi delineano e precisano gli stati d’animo e le ambientazioni in cui i lettori, insieme ai protagonisti, si ritrovano a vivere come in un film.

Maria Chillè

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