venerdì, Aprile 19, 2024
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La giornata internazionale per commemorare le vittime della schiavitù. Per non dimenticare…

Per oltre 400 anni, oltre 15 milioni di uomini, donne e bambini sono stati vittime del tragico commercio transatlantico di schiavi, uno dei capitoli più bui della storia umana.
l’ONU con risoluzione 62/122 del 17 dicembre 2007, ha dichiarato il 25 marzo,  Giornata Internazionale di Commemorazione delle Vittime della Schiavitù e della Tratta Transatlantica degli Schiavi per scongiurare il rischio di perdita di memoria storica.
La risoluzione chiede inoltre l’istituzione di un programma di assistenza per mobilitare le istituzioni educative, la società civile e altre organizzazioni ad inculcare nelle generazioni future le “cause, le conseguenze e le lezioni del commercio transatlantico di schiavi, e a comunicare i pericoli del razzismo e pregiudizio.

La Giornata Internazionale mira anche a sensibilizzare sui pericoli del razzismo e del pregiudizio dei giorni nostri.

La storia ci insegna che il commercio transatlantico di schiavi ha rappresentato la più grande forma di migrazione forzata nella storia e innegabilmente una delle più disumane. Il vasto esodo di africani si diffuse in molte aree del mondo, per un periodo di 400 anni e non ebbe precedenti negli annali della storia umana.
Come diretta conseguenza della tratta transatlantica degli schiavi, il più grande trasferimento di africani avvenne in direzione delle Americhe  con l’arrivo nei porti del Sud America e delle Isole caraibiche, del 96 per cento dei prigionieri su navi negriere provenienti dalle coste africane.
Dal 1501 al 1830, l’Atlantico venne attraversato da un numero di africani quattro volte maggiore rispetto al numero di europei che nello stesso periodo attraversò l’Oceano. Questo fenomeno caratterizzò la demografia delle Americhe di quel periodo come un fenomeno basato sull’ampliamento della diaspora africana piuttosto che un esodo europeo. L’eredità di questa migrazione è ancora evidente oggi, attraverso la presenza nelle Americhe di grandi comunità di persone di origine africana.

L’idea iniziale di capovolgere la visione precedentemente accettata iniziò con un primo movimento abolizionista anglo-americano. Gli individui e le organizzazioni erano in contatto, promuovevano, pubblicavano libri, opuscoli e giornali come parte di uno sforzo per aumentare la consapevolezza della causa.
Un ruolo chiave lo ebbero gli abolizionisti neri, tra cui il gruppo britannico Figli dell’Africa, i cui membri includevano Olaudah Equiano (Gustavus Vassa) e Ottobah Cugoano.


Il movimento abolizionista prese piede (o acquistò slancio), lavorando con gruppi come i quaccheri per ottenere un cambiamento radicale.  Diversi Stati degli USA , iniziando con il Vermont nel 1777, approvarono le leggi contro il commercio degli schiavi e le leggi anti-schiavitù, molto prima della legislazione federale.
Molte nazioni si impegnarono anche a diventare firmatarie di trattati internazionali sulla questione. Dal 1807 la Gran Bretagna e l’America abolirono giuridicamente il commercio transatlantico di schiavi; tuttavia queste azioni non decretarono però la fine della schiavitù.

Decenni più tardi, lo “Slavery Abolition Act” del 1833 pose fine alla schiavitù in Canada, nelle Indie Britanniche Occidentali e nel Capo di Buona Speranza, mentre l’”Indian Slavery Act” fu firmato nel 1843. La schiavitù fu abolita nel 1848 in Francia, nel 1853 in Argentina, nel 1863 nelle colonie olandesi e statunitensi, e nel 1888 in Brasile.

Ed oggi?  La tratta degli schiavi forse non è mai terminata davvero.

Saverio Todaro Classe II D  Scuola media Garibaldi

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