sabato, Aprile 20, 2024
Cultura

UNA LETTERA DI PRIMO LEVI CONTRO I SILENZI DELLA STORIA

Quando oggetti e testimonianze vanno perduti o dimenticati, con essi può andare perso anche il pezzo di storia che rappresentano. Ma accade alle volte, per caso o per fortuna, che le informazioni riescano ad essere recuperate dai meandri del passato in cui erano finite.

È il caso di una lettera inviata da Primo Levi alla rivista “La chimica e l’industria” in cui l’autore di “Se questo è un uomo riporta in modo tecnico e dettagliato la struttura del lager in cui ebbe la sfortuna di trascorrere quasi un intero anno. Qui venne impiegato come analista nell’immenso impianto chimico del campo e solo a ciò dovette la salvezza da una tremenda fine.

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Monowitz, uno dei tre principali campi insieme ad Auschwitz, è stato descritto da Levi come un lager dotato di un immenso impianto chimico di svariati chilometri. Avrebbe dovuto essere la principale sede di produzione di gomma, detta “buna”, e metanolo ad opera della ditta IG Farben ma era, purtroppo, anche un centro di sperimentazione sugli umani.

Vi era una grande richiesta di cavie umane su cui venivano testati gas nervino, metadone ed altri prodotti nocivi fabbricati dall’ancora esistente e rinomata azienda Bayer. Ciò che è interessante è il ruolo che la figura del chimico Johann Giesen assume nella vicenda. Egli era il responsabile dell’andamento della fabbricazione di gomma e combustibile nel campo. Interrogato in tribunale affermò di essere all’oscuro di quanto accadeva a Monowitz. Ma può davvero essere così? È possibile che Giesen sentisse “l’odore dolce dei crematori” ma non capisse davvero cosa stesse accadendo sotto i suoi occhi?

È improbabile, tenendo conto del fatto che lo stesso Giesen aveImo la il compito di vigilare persino sulla produzione di Auschwitz, il campo di sterminio per eccellenza. L’unica cosa certa è che quasi tutte le informazioni che lo riguardavano sono sparite. Un pezzo di storia che, a differenza della lettera di Levi, sarà difficile recuperare perché pare essere stato cancellato o ignorato volontariamente. L’onta del passato dello scienziato cancellata, probabilmente anche a causa degli ipotetici accordi fra il campo di Monowitz e gli Stati Uniti.

Infatti, stando ai vari resoconti fra cui anche quello di Levi, l’esercito americano risparmiò il campo che fu sede solo di qualche sporadico bombardamento e dopo la fine della guerra furono proprio gli Alleati a decidere come smembrare le aziende naziste lasciando attive la maggior parte di esse. Di Giesen oggi rimane solo una pagina Wikipedia, non reperibile in nessun’altra lingua se non in tedesco, dove non si accenna al suo disonorevole ruolo in guerra ma solo alla sua carriera in campo politico. Perdere la conoscenza acquisita impropriamente dai nazisti sarebbe costato troppo alle stesse industrie che nel dopoguerra riassunsero Johann Giesen e gli altri scienziati reputati innocenti.

Dunque mentre c’è chi nel fare i conti con la storia come Levi spesso non riesce a sopportarne il peso, c’è anche chi sceglie, solo per il proprio tornaconto o per un ipotetico bene superiore, la strada più facile: quella della menzogna.
Saija Ginevra, Trio Alessia VC BS

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