mercoledì, Aprile 24, 2024
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ARGIMUSCO: TRA LEGGENDA E MISTERO. LA SICILIA CHE CI STUPISCE…

I megaliti dell’Argimusco sono un gruppo di rocce di arenaria quarzosa dalle forme zoomorfe e antropomorfe. Si trovano in Sicilia, su un altopiano diviso tra i comuni di Montalbano Elicona, Tripi e Roccella Valdemone. I menhir hanno tutti forme diverse e bizzarre e qui gli studiosi trovano due ipotesi diverse e entrambe probabili: c’è chi pensa che debbano la loro forma agli agenti atmosferici e chi ritiene invece che fosse stata data apposta a sottolineare un significato mistico-religioso. Una delle tante tradizioni popolari del luogo pensa che fra i megaliti, in un tempo lontano, si fossero svolti riti magici e stregonerie. Balzano subito agli occhi i menhir MASCHILE E FEMMINILE, due monoliti che rappresenterebbero un legame simbolico tra fertilità e nascita, il MAMMUT per la forma simile al preistorico pachiderma, e ancora il VOLTO che non è l’unica roccia a riportare l’immaginazione al genere umano ma si fa notare fra tutte per la verosimiglianza.

Anche l’AQUILA è uno dei più famosi e definito uno dei più suggestivi, poiché guardandolo richiama alla mente la potenza e l’imponenza del nobile rapace, che nelle antiche culture era simbolo della regalità. Un altro dei monoliti che colpisce gli appassionati e non solo, è quello dell’ORANTE o DEA NEOLITICA. Si tratta di un ipotetico profilo di donna in atteggiamento di adorazione. Ventisei metri, pensate, è la misura di questa scultura. Qualcuno ipotizza che avesse svolto funzione di osservatorio LUNI-SOLARE. La Grande Rupe è un altro imponente megalite che sembra delineare un volto gigantesco allineato con l’Orante.  Questo affascinante luogo viene equiparato alle grandi strutture megalitiche dell’Europa settentrionale, come Stonehenge, Carna, Skara, e non ha infatti, nulla da invidiare a questi siti. La datazione dei megaliti dell’Argimusco si presenta difficoltosa e nessuna fonte antica ne fa cenno. Secondo lo studioso Paul Devins, un personaggio, tal dottor Arnaldo Di Villanova, alchimista catalano, medico personale del sovrano Aragonese Federico III d’Aragona, avrebbe suggerito al suo re (come risulta anche dalle cronache del tempo), di curarsi con le acque termali del Tirone. Il re amava molto Montalbano e si è ipotizzato che Arnaldo di Villanova, utilizzasse l’Argimusco, come luogo per raccogliere erbe medicinali da preparare al suo re aragonese, per curare la gotta (malattia del metabolismo), malattia di cui soffriva. Tuttavia non esiste documento ufficiale che attesti tale ipotesi, ma restano solo due documenti di cronisti medievali siciliani, in cui viene considerato uno dei possibili costruttori dell’area megalitica: oltre che medico, secondo la cultura dell’epoca era infatti astrologo e alchimista.

La cosa curiosa è che pur essendo morto nel 1316 a Genova, volle essere sepolto nella cappella del Castello di Montalbano. Secondo lo studioso Devins anche dopo la sua morte, l’area dell’Argimusco continuò ad essere frequentata da alchimisti e esoterici. Si sarebbero svolte anche riunioni di streghe, veri e propri “sabba”. Lo stesso Devins suggerisce che nel XVIII secolo anche Althotas, il misterioso maestro di medicina e alchimia del famoso Cagliostro, potrebbe aver frequentato la zona dell’Argimusco.

Storia e racconti popolari si intrecciano per rendere ancora più affascinante e misterioso questo luogo, che è meta di tantissimi visitatori ed appassionati di trekking, che si soffermano qui dopo aver fatto tappa al vicino bosco di Malabotta. La prossima visitatrice sarò io, voglio vedere ciò che la natura o forse l’uomo ha creato!

 Ludovica Bernasconi

 I B Istituto Comprensivo Primo Scuola media Garibaldi

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