venerdì, Marzo 29, 2024
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Il grande genio di Leonardo da Vinci

“Dovunque l’animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute”: questa frase di Giorgio Vasari ben descrive il più grande genio che la storia dell’Occidente ricordi e che forse più di ogni altro esercita la sua suggestione sull’immaginario collettivo. Si tratta di Leonardo da Vinci, uno dei più celebri artisti rinascimentali italiani, il cui mito è andato oltre la sua realtà storica, sino a diventare il simbolo stesso della genialità umana. Leonardo fu l’incarnazione della conoscenza manifestata in tutti i suoi campi, fu pittore e scultore, architetto e ingegnere, matematico e anatomista, ma anche musicista e inventore. Con una mente curiosa e un acuto intelletto, da Vinci studiò le leggi della scienza e della natura e le sue idee e il suo corpo di lavoro hanno influenzato innumerevoli artisti e lo hanno reso una delle luci principali del Rinascimento italiano, un’era quella di grande fermento e trasformazione. Infatti, all’inizio del XV secolo l’arte italiana propose una visione artistica innovativa che segnò l’inizio della modernità e arte che nacque a Firenze e si irradiò prima in Italia e poi in tutta Europa la definiamo rinascimentale.

Anzi, in pratica essa non nacque ma “rinacque, riproponendo modelli simili a quelli già realizzati dagli antichi greci e romani. Ma quest’era non fu di sicuro solamente un fatto meramente ed esclusivamente artistico, poichè ebbe inizio da uno status mentale molto più completo e profondo: l’immagine dell’uomo posto al centro di questo mondo e provvisto non solo di libero arbitrio, ma altresì di un’intelligenza che gli consentiva di comprendere e decifrare tutto ciò che lo circondava. Essenzialmente l’uomo si distaccava dalla mentalità medievale, in cui l’unica conoscenza concepibile era quella trasmessa da Dio. Era la fine del Medioevo e l’inizio di una nuova era.

E fu proprio in tale periodo storico che Leonardo coltivò la sua attività poliedrica, cresciuta grazie ad abilità creative, capacità di osservazione e ad un costante lavoro di ricerca e sperimentazione. Dotato di un’intelligenza senza eguali e di un’enorme sete di conoscenza, da autodidatta riuscì ad acquisire un’immensa cultura, scrivendo pagine importanti della storia dell’arte e della scienza. Ma ora soffermiamoci sulla vita e sull’infanzia di questo genio dai duemila talenti, a cui non è bastata un’intera esistenza per poter assecondare la sua smania di sapere e sperimentare. Leonardo nasce il 15 aprile 1452 in un casale immerso tra le ondulate colline della Toscana, si trovava in una posizione sociale alquanto precaria, poichè era il figlio illegittimo del rispettabile notaio Ser Piero e di una ragazza di ceto inferiore, Caterina, che discendeva da una famiglia contadina. Fu cresciuto dal padre e dalla matrigna nella tenuta di famiglia nella vicina Vinci, paese toscano dal quale deriva il cognome a lui associato, mentre la madre poco dopo la sua nascita fu costretta a sposarsi con un uomo appartenente al suo rango, conosciuto dalla gente del luogo come “L’Attaccabrighe” per il suo carattere violento e iracondo. La condizione di figlio illegittimo sbarrava a Leonardo molte strade, non potendo succedere al padre e seguire le sue orme nella carriera di notaio. Nonostante ciò nella campagna fiorentina del 1458 un giovane ragazzo osservava e cercava di comprendere il mondo che lo circondava, si divertiva a raccogliere specie vegetali e animali per poterli studiare. Tutto ciò che gli stava intorno suscitava dentro di lui una curiosità e una voglia di conoscenza tali da farlo diventare il mito che noi tutti, oggi, conosciamo.

I suoi talenti artistici furono già evidenti sin dalla tenera età, tanto che iniziò un lungo apprendistato presso il migliore pittore, scultore e orafo che Firenze avesse in quel periodo. A 17 anni, quindi, Leonardo fece il suo ingresso nella bottega di Andrea di Cione, detto “il Verrocchio”, dove la sua personalità artistica iniziò a svilupparsi e imparò una vasta gamma di competenze tecniche, come la lavorazione dei metalli, arti in pelle, falegnameria, disegno, pittura e scultura. A 20 anni da Vinci risulta iscritto come maestro nella Compagnia dei Pittori, tuttavia continua a collaborare con il suo insegnante per altri cinque anni. Si pensa che Il Verrocchio terminò il suo “Battesimo di Cristo” intorno al 1475, con l’aiuto di Leonardo che dipinse la maggior parte dello sfondo e l’angelo che reggeva le vesti di Cristo. Secondo il libro di Giorgio Vasari “Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti”, scritto nel 1550 circa, Andrea era così vinto dal talento superiore del suo apprendista “che non toccò più pennello”. Dopo aver terminato il suo apprendistato, ricevette il suo primo lavoro indipendente per una pala d’altare che doveva essere collocata in una cappella dentro Palazzo Vecchio a Firenze. Tre anni dopo, nel 1481, i monaci agostiniani della chiesa fiorentina di San Donato, a Scopeto, gli affidarono l’incarico di dipingere “L’Adorazione dei Magi”, che però non fu mai completata. Risalgono sempre a questo periodo molti disegni a penna e a matita, tra i quali numerosi disegni tecnici come armi militari, apparecchi meccanici e pompe. Quest’ultimi danno dimostrazione degli interessi di Leonardo e della sua padronanza delle questioni tecniche già all’inizio della sua carriera. Nel 1482 decise di lasciare Firenze per trasferirsi a Milano. Una decisione, questa, alquanto sorprendente. Le ragioni di Leonardo furono dovute forse al fatto che lo spirito piuttosto sofisticato del neoplatonismo della Firenze dei Medici mal si congegnava con la mente orientata all’esperienza dell’artista e probabilmente era in maggior misura attratto dal più rigoroso ambiente accademico milanese. Decise allora di scrivere una lettera al duca di Milano, Ludovico Sforza, nella quale preferì sottolineare maggiormente i suoi lavori in campo ingegneristico militare piuttosto che le sue notevoli doti di artista e pittore. Sfruttando la sua grande creatività, Leonardo abbozzò un carro da guerra con delle lame da falce posizionate ai lati, un carro armato messo in moto da due uomini che manovravano un pozzo e addirittura una gigantesca balestra che necessitava di un piccolo esercito di uomini per operare. La lettera ottenne i risultati sperati e così venne convocato dallo Sforza per un mandato che sarebbe durato diciassette anni. Leonardo fu molto stimato negli ambienti della corte sforzesca e per questo inserito nel registro della casa reale come pittore e “ingeniarius ducalis” (“pittore e ingegnere del duca”). Inoltre fu frequentemente consultato come consulente tecnico nel settore architettonico, delle fortificazioni e in ambito militare e lavorò come ingegnere idraulico e meccanico. Come molte figure illustri del Rinascimento, Leonardo non separò mai scienza e arte, anzi le riteneva due discipline che si univano perfettamente fra loro, come nel suo schizzo dell’ ”Uomo Vitruviano”, che raffigurava una figura maschile in due posizioni sovrapposte con le braccia e le gambe divaricate all’ interno di un quadrato e di un cerchio. Esso rappresenta lo studio delle proporzioni e il suo desiderio di mettere in relazione l’uomo con la natura. Credeva che studiare la scienza lo rendesse un artista migliore. Durante la sua permanenza a Milano gli vennero commissionate numerose opere d’arte, ma di queste, tuttavia, ne completò solamente sei. Da citare la “Vergine delle Rocce”, per la cui realizzazione utilizzò due tecniche pittoriche pionieristiche: il chiaroscuro, che conferiva tridimensionalità alle figure, e lo sfumato che tende a sfumare i contorni delle figure con sottili gradazioni di luce e colore. Ma una delle sue opere più celebri è il dipinto murale che si trova sulla parete di fondo della sala da pranzo all’interno del monastero di Santa Maria delle Grazie di Milano. Si tratta de” Ultima Cena”, capolavoro questo che ha richiesto circa tre anni per essere completato, nel quale riuscì a cogliere il dramma del momento in cui Gesù informa i Dodici Apostoli, riuniti per la cena pasquale, che uno di loro lo avrebbe al più presto tradito. Nei temperamenti degli apostoli, sottolineati dalle espressioni facciali e dalle pose e nella loro perfetta disposizione, Leonardo ha raggiunto un tale livello di espressione da divenire fonte d’ispirazione per molti pittori delle generazioni successive, tra cui grandi maestri come Rubens e Rembrandt.

Questa è una delle tante ragioni secondo le quali “L’ultima Cena”, anche conosciuta come il “Cenacolo” è entrata a far parte del Patrimonio comune dell’Umanità, diventando uno dei dipinti più straordinari esistenti attualmente al mondo. Dopo l’entrata vittoriosa dei francesi a Milano, l’artista lasciò la città: dapprima fu a Mantova, nel febbraio del 1500, e successivamente, nello stesso anno, si recò a Venezia. Da Venezia fece poi ritorno a Firenze, dove venne accolto con grandi onori. Qui lavorò come ingegnere militare per Cesare Borgia, figlio illegittimo di papa Alessandro VI e comandante dell’esercito pontificio e qui iniziò tre grandi opere che hanno contribuito ad accrescere la sua notorietà, la “Vergine col Bambino e Sant’Anna”, la “Battaglia di Anghiari”, che non terminò, ed infine quello che sarebbe diventato probabilmente il dipinto più famoso al mondo, la “Monna Lisa”, famosissimo sia per il virtuosismo dell’esecuzione e per il sorriso enigmatico e misterioso della donna ritratta. Si ipotizza che la donna sia Lisa del Giocondo, moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo, da cui deriva il titolo alternativo, “La Gioconda”. Per Leonardo l’opera è rimasta per sempre un lavoro in corso, tanto che non si è mai separato da esso. Oggi è conservato al Museo del Louvre a Parigi e viene considerato un tesoro inestimabile, viene visto da milioni di visitatori ogni anno. In seguito, nel 1506, fece ritorno a Milano per lavorare per quegli stessi sovrani francesi che lo avevano costretto a fuggire anni prima. Tra gli studenti che si unirono al suo studio c’era il giovane aristocratico Melzi, che sarebbe diventato il compagno più fedele e vicino a lui per il resto della sua vita. Durante questo secondo periodo milanese dedicò la maggior parte del suo tempo agli studi scientifici e, tra lotte politiche e la temporanea espulsione dei francesi da Milano, Da Vinci lasciò la città e si trasferì a Roma nel 1513, insieme a Melzi e ad altri due assistenti di studio. Giuliano de Medici’ offrì a Leonardo uno stipendio e una suite di stanze nella sua residenza in Vaticano. Mancando di commissioni, durante il tempo trascorso a Roma, da egli si dedicò principalmente alla matematica e agli studi scientifici. Erano gli anni che vedevano nella città eterna la presenza dei due artisti italiani più importanti e attivi dell’epoca, Michelangelo e Raffaello, tuttavia preferì evitare di mettersi in competizione con loro. Lasciò Roma nel 1515, poiché il nuovo monarca francese, Francesco I, gli conferì il titolo di “Primo pittore e ingegnere e architetto al re”. Così partì per la Francia, portando in dono al sovrano la “Monna Lisa” e non fece più ritorno in patria. La vita di questo genio rinascimentale terminò il 2 maggio 1519, ad Amboise.

Leonardo da Vinci fu una delle più grandi menti di tutti i tempi e il patrimonio culturale che ha lasciato non solo all’Italia, ma al mondo, era è e sarà sempre di inestimabile valore. Esso rappresenta il traguardo più alto al quale poteva arrivare un uomo di formazione medievale nel suo sforzo di conquistare la razionalità. Ma di lì a qualche decennio arte e scienza avrebbero preso strade diverse e in pratica inconciliabili, così che, di fatto, un altro Leonardo non poteva più apparire nei tempi successivi.

Martina Crisicelli

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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