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Il folle Van Gogh?

Vincent Van Gogh nasce nella seconda metà dell’ottocento in Olanda, nei Paesi Bassi, e le sue opere principali sono «Notte stellata» e «La camera da letto», ma anche tutte le altre, come «I girasoli», sono di notevole importanza.

campo di grano

I suoi soggetti consistevano in autoritratti, paesaggi, dipinti con cipressi, rappresentazione di campi di grano e appunto girasoli; questi ultimi i suoi preferiti. Egli si trasferisce presto a Parigi e si appassiona alla pittura, ma quella città è per lui anche il luogo del caos e delle grandi delusioni. Si sposta successivamente ad Arles, in cerca della luce del sud, e la sua vita è come un pellegrinaggio verso una meta alquanto sconosciuta; lui stesso la paragona ad un viaggio tortuoso, difficile e sempre in salita.

Van Gogh amava esaltare il colore, rendendolo a tratti violento, caldo o intenso modificandolo in base al suo umore. Quello che usava spesso era il giallo e, in più, si dice che ne andasse talmente pazzo tanto da mangiarlo, per poter portare la felicità dentro di sè. Sappiamo che scriveva al fratello Theo, con lucida autoanalisi, di sentirsi “come un uccellino chiuso in gabbia, impossibilitato a infrangere le barriere che lo separavano dagli altri uomini”. Attraverso la sua arte, tuttavia, l’artista può esprimere liberamente la propria interiorità ma per Van Gogh non fu proprio così. Soffrì infatti di malattie mentali e nervose, caratterizzate da varie crisi e depressione, caratterizzate soprattutto da allucinazioni e attacchi di tipo epilettico, durante le quali “cadeva” in uno stato di profonda prostrazione, ansietà e confusione mentale, diventando totalmente incapace di lavorare.

notte stellata

Dapprima si pensò che si trattasse di epilessia, ma questa ipotesi rimane solo in parte convincente. Si ipotizzò anche che l’artista potesse essere schizofrenico, ma anche questa supposizione pare soddisfare solo in parte i criteri che rientrano nel quadro della schizofrenia. Invece le considerazioni cliniche riscontrate nelle sue lettere sono tipiche di una persona affetta dalla malattia di Ménière, una malattia che affligge l’orecchio interno e che causa episodi temporanei, ma ripetitivi, di vertigine, nausea e perdita dell’udito. Il male di Van Gogh, del resto, esplose dopo anni di latenza nel suo Io più profondo, come se anche lui portasse una maschera e solo ad un certo punto non la tollerasse più. E alla fine tale inquietudine lo portò al suicidio, privando il mondo di un’anima inquieta ma anche di un grande artista.

 

Salvina Mallemaci

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

 

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