venerdì, Aprile 19, 2024
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ANGELI CUSTODI L’ESEMPIO DEL CORAGGIO, IL VALORE DELLA MEMORIA.

Quest’anno ricorre il ventiseiesimo anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio nelle quali non solo sono morti il giudice Borsellino e Falcone, ma anche le loro scorte. Presenze che, come degli angeli invisibili, rispettano la libertà altrui, sempre vicine e silenziose, proteggendo e scortando uomini a rischio, ma con la consapevolezza di essere uccisi sotto il fuoco nemico di chi disprezza la giustizia.

L’elenco è lungo di morti ammazzati da “Cosa Nostra”, magistrati come: Chinnici, Caponnetto, Falcone, Borsellino…senza parlare delle scorte, di eroi semplici del nostro tempo, lontano dai riflettori, spesso dimenticati i loro nomi e i loro volti, che con un alto senso del dovere, hanno sacrificato la loro vita, nel servire uomini che hanno creduto nella verità e nella legalità.  Umili eroi caduti nell’oblio troppo in fretta, mariti, padri che non hanno visto crescere i propri figli, a stento vengono ricordati come ragazzi ammazzati, anche perché tutti gli uomini della scorta erano giovani.  Generalmente quando si parla di coraggio si pensa al sesso forte, si pensa di vite vissute al limite, niente di tutto ciò!  Non c’è bisogno di gesti eclatanti o di far vedere agli altri che pur essendo donna si può svolgere un lavoro da uomini. Emanuela Loi non aveva niente da mostrare a nessuno ,  faceva parte della scorta del magistrato Borsellino, esattamente una giovane ragazza sarda, appena ventiquattro anni. Minuta di fisico, ma con un grande animo, probabilmente guardata con ammirazione perché donna, sicuramente poco incoraggiata sempre per lo stesso motivo. Forse il suo destino era segnato, doveva fare la maestra, in lei c’era la voglia di prendersi cura dei bambini che poi sarebbero diventati uomini. Il fato ha deciso che avrebbe protetto adulti, dall’animo puro come i bambini, perché hanno creduto, donando la loro vita, ad un mondo più onesto fatto di giustizia, di legalità.  Emanuela, lascia questa terra in una calda domenica di luglio, se ne va all’improvviso, in un mondo dove regna la pace, dove il tuo corpo non è straziato e fatto a brandelli.  Ogni giorno, Emanuela, aveva come compagna la paura ma, nello stesso tempo, la solitudine di non poter esternare l’angoscia che le rodeva dentro, facendo credere di essere coraggiosa, mentre, nel suo cuore, lo sgomento l’attanagliava: ogni movimento sospetto, ogni comportamento anomalo diventava terrore. Ha vissuto troppo poco la sua vita su questa terra, con Andrea vi erano tanti progetti, il matrimonio, i bambini … Questo è l’esempio che i giovani non sono cialtroni o mammoni, ma capaci di compiere gesti di grande coraggio.  Bisogna raccontare sempre la mafia, perché solo parlandone non si perda mai il ricordo di chi è morto!

La morte di questi eroi non deve essere mai dimenticata, anzi deve essere uno sprone per sposare sempre e comunque azioni di onestà.  Purtroppo sconfiggere la mafia non è facile, è più comodo fare finta di niente per non avere problemi, girare la testa dall’altra parte e dire “a me non interessa” già questo diventa un punto di forza a favore del mafioso o di chi non rispetta la legge. “Cosa Nostra” è una malattia endemica che può essere debellata, il trattamento, per immunizzarsi, deve iniziare da piccoli con pillole di legalità, composte da gesti di solidarietà, di denuncia, di opposizione nei confronti delle ingiustizie. Solo così la terapia può avere effetto, dobbiamo partire da comportamenti sinceri per fare in modo che l’onestà penetri nelle nostre vite affinché la legalità non venga violata. Deve essere un’abitudine quotidiana la correttezza, la lealtà nei confronti dell’altro, l’affidabilità, solo così si può fare terra bruciata al malaffare, alla disonestà. Il mafioso non deve avere scampo, perché ognuno di noi deve essere portatore sano di legalità!

 

 

DENISE GIORGIANNI CL. 2 A SCUOLA MEDIA “ENRICO FERMI” SAN FILIPPO DEL MELA

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