martedì, Aprile 16, 2024
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Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno combattuto contro “Cosa Nostra” perdendo la vita.

Falcone e Borsellino erano due magistrati che sono stati uccisi dalla mafia. Ciò che so su di loro l’ho appreso a scuola, perché quando furono assassinati, non ero ancora nata. Essi, grazie alle indagini, ma anche ai depistaggi, scoprirono che lo Stato trattava con la mafia; lo Stato invece di proteggerli li abbandonò   e “Cosa Nostra “ebbe gioco facile. Così entrambi furono uccisi barbaramente: prima Falcone e cinquantasette giorni dopo Borsellino insieme a loro perirono le loro scorte ovvero i poliziotti che erano lì a proteggerli. I due giudici facevano parte del << Pool antimafia>> che consisteva in un gruppo di magistrati che combattevano “Cosa Nostra” affinché l’ordine fosse ristabilito. Certo è più facile avere tutto e subito, minacciare e taglieggiare la gente onesta che lavora, rubare e imbrogliare; dovremmo essere tutti più compatti tra di noi ed aiutarci a vicenda anziché pensare al profitto personale a scapito della collettività. E questo è ciò che fanno le organizzazioni mafiosi. Perché estorcere denaro, imbrogliare gli appalti, rubare su una o un’altra commessa, tutto ciò non crea danni solo al singolo, ma all’intera comunità. Il lavoro delle organizzazioni criminali in generale attacca lo stato, ma anche tutti noi onesti, nessuno escluso. Dobbiamo dunque essere noi tutti a ribellarci di fronte ai comportamenti disonesti e dovremmo indignarci profondamente quando le più alte cariche dello Stato   abbandonano i suoi “figli” al loro già triste destino, uomini che hanno sacrificato la loro vita, come nel caso di Falcone e Borsellino. Essi portarono alla luce l’intreccio di rapporti tra i boss ed esponenti politici. L’offensiva che lo Stato sferrò contro la criminalità organizzata non tardò a dare i suoi frutti. Nel corso degli anni vennero catturati latitanti eccellenti come Totò Riina, il padrino Provenzano dopo quarantatre anni e tanti altri “illustri” mafiosi.  Alla lotta contro la criminalità, ha giovato anche l’inchiesta “Mani pulite”, ma anche i giovani a Palermo ed in altre città italiane, hanno preso coscienza del fenomeno grazie ad associazioni come “Addio pizzo” e le fondazioni che hanno come fine quello di combattere l’illegalità.  I successi conseguiti negli ultimi anni hanno dimostrato che la mafia non è invincibile. È essenziale varare leggi che recidano il fenomeno criminale, ma è anche importante che in ognuno di noi ci sia il senso della legalità nella vita di tutti i giorni, piccoli gesti che man mano diventano importanti e danno la speranza che il malaffare ha i giorni contati!

 AURORA FOTI CLASSE 2 A

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “E. FERMI” SAN FILIPPO DEL MELA

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