venerdì, Aprile 19, 2024
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Una manifestazione molto sentita

Quello pasquale è un periodo in cui le tradizioni e il folklore di un luogo si fanno sentire particolarmente e affondano le loro radici in tempi molto lontani. Il Venerdì santo, ad esempio, è un gran giorno per noi cittadini di Barcellona Pozzo di Gotto.

E’ il giorno infatti dell’amatissima e sempre molto seguita processione delle “varette”. Esse, che rappresentano all’incirca le stazioni della Via Crucis, sono un modo per ricordare la morte e la passione di Gesù e, curate in ogni minimo dettaglio, richiamano con la loro drammaticità e bellezza le varie “tappe” che questi ha dovuto subire prima di morire.

Ricche di fiori multicolori e luci abbaglianti, chi si ferma a guardarle rimane estasiato nel vedere tutti quei visi scolpiti che sembrano veri. In tutto a Barcellona abbiamo tredici vare, ma attenzione a distinguerle da quelle di Pozzo Di Gotto, che sono tre in più. La particolarità della processione della nostra città, storica unione di due arcipreture, è infatti che vi sono appunto due cortei di “varette” che, partite dalle rispettive chiese madri, cioè S.Maria Assunta di Pozzo di Gotto e San Giovanni a Barcellona, dopo una prima parte di percorso si riuniscono davanti al Municipio e “s’incontrano”, come vecchi amici, per poi proseguire e rientrare nelle proprie sedi, tra ali di cittadini in ammirazione e preghiera.

Il segreto delle “Varette”, a mio avviso, sono i dettagli e l’accuratezza con cui sono state realizzate. Se prendiamo per esempio, la prima varetta che passa per le vie, cioè “L’Ultima Cena”, notiamo che Giuda Iscariota, visto da dietro, tiene in una mano nascosto il sacchetto di denari con cui ha tradito Gesù. Dopo quest’ultima vi è “U Signuri all’Ortu”, che rappresenta Gesù nell’orto Getsemani che prega: sullo sfondo vi sono Pietro, Giacomo e Giovanni che dormono beatamente, ignari che accanto al loro Maestro ci siano i soldati guidati da Giuda che lo arrestano.

U pritoriu di Pilatu

“U pritoriu di Pilatu” ci mostra invece dove viene giudicato il Salvatore: Pilato, infatti, dando origine al detto che usiamo oggi “me ne lavo le mani”, non conosceva cosa aveva fatto Gesù e non voleva flaggellarlo, ma per accontentare il suo popolo lo fece, lavandosi prima le mani come per dire “Io non c’entro niente”. La quarta vara è la più brutta, perchè c’è “Cristo alla colonna” cioè Gesù spogliato delle sue vesti, vestito con un cencio logoro, in catene e con la corona di spine che gli provoca solchi e sangue sul capo.

Il suo viso è piangente e pieno di pietà rivolto verso il basso a osservare il volti che lo guardano. “L’Accia Omu” o “Ecce Homo” mostra poi Gesù che viene portato per le vie della città: ora non è più nudo ma indossa un mantello rosso fuoco con ornamenti dorati che lo coprono. Nella sesta vara, si vede che Egli porta la croce sofferente e senza più forze: da qui simboleggia il dolore di tutti, perchè “ognuno ha la sua croce” e tutti abbiamo avuto sofferenze nella vita. Durante la camminata verso il Golgota, dove viene crocifisso, la settima varetta, cioè “U Signuri A Cascata” ci fa vedere Gesù che cade a terra stremato, con Simone di Cirene lo aiuta a rialzarsi. Poi vi è la “Crocifissione”, in cui si vede chiaramente Gesù crocifisso che alza gli occhi al cielo e, sotto di lui, sua madre Maria, con una croce in mano, e Maria Maddalena che piangono disperatamente pregando. “A Scesa” o “Deposizioni da Cruci” mostra le due donne, Giovanni e altri due apostoli che trasportano la salma di Gesù in un lenzuolo: i loro occhi sono vuoti e il dolore è evidente. “La Pietà” rappresenta Maria che abbraccia suo figlio mentre Giovanni tiene i suoi piedi: sullo sfondo la croce è avvolta da un lenzuolo e Maria Maddalena tiene le mani giunte.

Dopo vi è Gesù trasportato nel sepolcro e successivamente troviamo “U Signori mottu”, con il Cristo nella bara, scortata dai Giudei e sormontata da bellissime palme intrecciate. Chiude entrambe le processioni di Barcellona e di Pozzo di Gotto la Varetta più significativa: “A ‘Ddulurata”, l’addolorata,che rappresenta la Madonna, vuota e disperata, vestita in lutto: sul suo petto un pugnale dorato che rappresenta la sua anima trafitta e il dolore di tutte le madri che perdono un figlio. E’ per questo una delle vare più seguite e il canto doloroso delle “madri piangenti” l’accompagna chiudendo il corteo. Tutte le vare sono comunque accompagnate dalla “vissilla”, antico canto gregoriano a più voci che si leva tra acuti e lamenti a segno del dolore e della partecipazione alla Passione di Cristo.

Partecipare alla processione delle “Varette”, quindi” per ogni barcellonese è un momento non solo di riflessione religiosa, ma una tradizione alla quale non è facile rinunciare, un appuntamento con una manifestazione che fa parte della propria storia e del proprio paese.

 

Carlotta Scolaro

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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